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Continenza di cause: quando si trasferisce il processo

Con ordinanza del 30/06/2025 (N.R.G. 631/2025), il Tribunale di Ancona ha affrontato un caso di potenziale conflitto tra giudicati. Una banca aveva citato un’azienda per l’adempimento di una transazione, mentre l’azienda aveva già un causa pendente a Napoli contro la banca sullo stesso rapporto. Il giudice ha dichiarato la continenza di cause, trasferendo il procedimento a Napoli per garantire una decisione unica e coerente, condannando la banca ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Pubblicato il 9 luglio 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Continenza di Cause: Perché il Giudice ha Trasferito il Processo?

Cosa succede quando due cause legali, relative allo stesso rapporto giuridico, vengono avviate davanti a due tribunali diversi? La risposta risiede in un principio fondamentale del diritto processuale: la continenza di cause. Questa regola mira a evitare il rischio di giudicati contraddittori e a garantire l’economia processuale. Un’ordinanza del Tribunale di Ancona del 30 giugno 2025 offre un chiaro esempio pratico, decidendo di trasferire un processo a Napoli proprio per questo motivo.

I Fatti del Caso

La vicenda vede contrapposte una banca e una società sua cliente. Nel 2014, le due parti avevano stipulato un “accordo di ristrutturazione del debito” per sanare una complessa situazione debitoria relativa a un conto corrente.

Tuttavia, anni dopo, la società cliente citava in giudizio la banca presso il Tribunale di Napoli, contestando la validità di alcune clausole del rapporto originario e chiedendo la restituzione di somme indebitamente pagate.

Poco dopo, la banca, affermando di aver ritrovato solo di recente l’accordo di transazione del 2014 che riteneva smarrito, avviava una causa autonoma presso il Tribunale di Ancona. L’obiettivo della banca era far accertare la validità di quella transazione e, di conseguenza, obbligare la società a rinunciare alla causa di Napoli.

La questione della continenza di cause

La società convenuta nel giudizio di Ancona ha immediatamente sollevato un’eccezione processuale cruciale. Ha sostenuto che la causa di Ancona fosse ‘continente’ rispetto a quella già pendente a Napoli. In pratica, ha evidenziato come entrambi i processi, sebbene con richieste opposte (una di accertamento della nullità, l’altra di adempimento della transazione), riguardassero la stessa identica vicenda e lo stesso rapporto contrattuale. Permettere a due giudici diversi di decidere sulla medesima questione avrebbe potuto portare a due sentenze contrastanti, creando un cortocircuito giuridico.

La decisione del Tribunale di Ancona

Il Tribunale di Ancona, esaminati gli atti, ha accolto l’eccezione della società. Il giudice ha riconosciuto che, nonostante le domande fossero formulate in modo diverso (in un caso si chiedeva l’annullamento, nell’altro l’adempimento), il nucleo della controversia era identico: la validità e l’efficacia del rapporto di conto corrente e della successiva transazione.

Di conseguenza, applicando l’art. 39, secondo comma, del codice di procedura civile, ha dichiarato la continenza di cause e ha ordinato il trasferimento del processo al Tribunale di Napoli, in quanto giudice preventivamente adito. Ha inoltre condannato la banca ricorrente al pagamento delle spese legali sostenute dalla controparte nel giudizio di Ancona, liquidate in € 3.562 oltre accessori.

Le motivazioni

Il giudice ha motivato la sua decisione sulla base di consolidati principi giurisprudenziali della Corte di Cassazione. La continenza non richiede una perfetta identità di domande, ma è sufficiente che vi sia una coincidenza parziale degli elementi oggettivi. Nel caso di specie:

1. Identità dei Soggetti: Le parti in entrambi i giudizi erano le stesse.
2. Identità della Causa Petendi: Entrambe le cause si fondavano sullo stesso rapporto giuridico, cioè il contratto di conto corrente e la successiva transazione del 2014.
3. Petitum Invertito ma Connesso: Anche se il petitum (la richiesta al giudice) era invertito, le due domande erano intrinsecamente legate. L’accoglimento di una escludeva necessariamente l’altra. Di fatto, tendevano a conseguire l’attuazione della legge in ordine allo stesso bene della vita.

Il Tribunale ha concluso che la trattazione congiunta delle due cause davanti a un unico giudice (quello adito per primo) è necessaria per evitare la formazione di giudicati contrastanti e per consentire una valutazione unitaria dell’intera vicenda, comprese eventuali preclusioni maturate nel primo processo.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento: l’economia processuale e la certezza del diritto. Quando due cause sono connesse al punto da rischiare sentenze confliggenti, la legge impone la loro riunione. La parte che avvia il secondo giudizio, anziché difendersi nel primo, non solo rischia di vedere la propria causa trasferita, ma viene anche condannata al pagamento delle spese legali per il procedimento inutilmente instaurato. La decisione del Tribunale di Ancona serve da monito sull’importanza di una corretta strategia processuale e sulla necessità di utilizzare gli strumenti di difesa all’interno del processo già pendente, anziché frammentare il contenzioso in più sedi.

Cos’è la continenza di cause?
È una situazione processuale che si verifica quando due cause pendenti davanti a giudici diversi hanno le stesse parti e la stessa ‘causa petendi’ (la ragione della pretesa), ma una delle due ha un ‘petitum’ (la richiesta specifica) che ricomprende quello dell’altra. Per evitare sentenze contrastanti, il giudice della causa iniziata per seconda deve dichiarare la continenza e trasferire il caso al giudice della prima.

Perché il Tribunale di Ancona ha trasferito la causa a Napoli?
Il Tribunale ha trasferito la causa perché ha riconosciuto che il giudizio di Ancona e quello già pendente a Napoli vertevano sullo stesso rapporto contrattuale (un conto corrente e una transazione). Sebbene le richieste fossero opposte, il rischio di decisioni contraddittorie era concreto. Pertanto, ha applicato il principio di continenza, riunendo di fatto i procedimenti davanti al giudice adito per primo, cioè quello di Napoli.

Chi paga le spese legali in caso di trasferimento per continenza?
Secondo l’ordinanza, la parte che ha iniziato il secondo giudizio (in questo caso, la banca che ha adito il Tribunale di Ancona) è condannata a rimborsare le spese processuali sostenute dalla controparte nel procedimento che viene chiuso e trasferito. Questo perché tale procedimento è ritenuto superfluo, dovendo la parte far valere le proprie ragioni all’interno del primo giudizio già pendente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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