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Supersocietà di fatto: fallimento e requisiti

La Corte d’Appello di Venezia, con la sentenza del 13.02.2025 relativa ai procedimenti n. 2083/2024 e 2094/24, conferma il fallimento di una ‘supersocietà di fatto’ e dei suoi soci per ripercussione. Il caso riguarda un complesso schema di evasione IVA nel settore petrolifero, dove più società e persone fisiche hanno agito con un unico scopo illecito, mettendo in comune beni e attività. La Corte ha stabilito che l’esistenza di un’impresa collettiva con un distinto scopo illecito, la commistione patrimoniale e la sistematica distribuzione di profitti sono elementi sufficienti per identificare una supersocietà di fatto, giustificandone il fallimento esteso ai soci illimitatamente responsabili.

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Supersocietà di fatto: quando l’unione (illecita) fa il fallimento

Il concetto di supersocietà di fatto rappresenta una delle costruzioni giuridiche più affascinanti e temute del diritto commerciale. Si tratta di una società che, pur non essendo mai stata formalmente costituita, esiste e opera nella realtà economica, spesso celandosi dietro un velo di società formalmente distinte. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Venezia (sentenza del 13.02.2025) offre un’analisi magistrale dei requisiti necessari per la sua identificazione e delle sue drammatiche conseguenze: il fallimento a cascata di tutti i suoi membri. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti di Causa: Un Impero Basato sulla Frode Fiscale

Al centro della vicenda vi è una società operante nel commercio di prodotti petroliferi. A partire dal 2018, questa società aveva ideato e perpetuato un ingegnoso quanto illecito meccanismo di evasione dell’IVA. In sintesi, incassava l’IVA dai propri clienti (calcolata su un imponibile che includeva le accise) ma poi, tramite note di variazione interne, riduceva l’imponibile da dichiarare all’Erario, omettendo di versare un importo complessivo superiore ai 100 milioni di euro. I proventi di questa colossale frode non rimanevano però nella sola società, ma venivano sistematicamente dirottati verso altre società e persone fisiche collegate.

Il curatore fallimentare della società originaria ha sostenuto che questa complessa operatività non fosse attribuibile a un singolo soggetto, ma a un’entità più grande e invisibile: una supersocietà di fatto. Questa super-struttura includeva non solo la società originaria, ma anche altre imprese e gli imprenditori che le dirigevano, i quali agivano come un’unica cabina di regia per il perseguimento dello scopo illecito comune.

La Decisione della Corte: Criteri per la Configurazione della Supersocietà di Fatto

La Corte d’Appello di Venezia ha respinto i reclami dei soci, confermando in toto la decisione del Tribunale di Verona. La sentenza è cruciale perché delinea con chiarezza gli elementi che, nel loro insieme, provano l’esistenza di una supersocietà di fatto:

1. Scopo Comune Trascendente: Il vero oggetto sociale non era più la lecita compravendita di carburanti, ma il conseguimento di un profitto illecito tramite la frode fiscale. Questo fine comune, diverso e ulteriore rispetto a quello delle singole società, costituiva il collante dell’impresa collettiva.
2. Commistione Patrimoniale e Apporti Comuni: I giudici hanno individuato chiari apporti da parte di ciascun socio. Una società metteva a disposizione un deposito strategico senza ricevere alcun canone di locazione; gli amministratori di fatto apportavano il loro ‘know-howcriminale e la direzione strategica; le altre società fungevano da veicoli per la movimentazione e la distribuzione dei profitti. Si era creato un fondo comune di fatto, costituito da beni e servizi, destinato all’unica impresa.
3. Gestione Unitaria e Distribuzione degli Utili: L’intera operazione era gestita in modo unitario. I flussi finanziari, sebbene mascherati da contratti simulati (es. caparre per compravendite mai concluse, pagamenti per servizi fittizi), erano in realtà la sistematica distribuzione degli utili illeciti tra i soci della struttura di fatto.

Fallimento per Ripercussione: La Conseguenza Inevitabile

Una volta accertata l’esistenza della supersocietà di fatto e la sua insolvenza (data dall’enorme debito verso l’Erario), la conseguenza giuridica è stata inevitabile. Ai sensi dell’art. 147 della Legge Fallimentare, il fallimento della società si estende automaticamente a tutti i soci illimitatamente responsabili. Nel caso di specie, anche le società di capitali che hanno partecipato all’impresa comune sono state considerate soci di fatto e, pertanto, sono fallite ‘per ripercussione’.

La Corte ha chiarito un punto procedurale fondamentale: la richiesta di accesso a procedure di composizione della crisi da parte dei singoli soci non può fermare il fallimento della super-struttura, poiché l’insolvenza rilevante è quella dell’impresa collettiva, non quella dei suoi singoli componenti. La sentenza rappresenta un monito severo: l’ordinamento giuridico è in grado di guardare oltre gli schermi formali per colpire la sostanza dei rapporti economici, soprattutto quando questi sono diretti a fini illeciti.

Che cos’è una supersocietà di fatto e quali sono i suoi presupposti?
È una società che esiste nei fatti, senza un atto costitutivo formale, creata dall’agire comune di più soggetti (persone o altre società). I suoi presupposti principali, come chiarito dalla sentenza, sono: uno scopo comune che va oltre quello delle singole entità, la costituzione di un fondo comune tramite apporti (di beni, denaro o servizi) e la partecipazione comune a profitti e perdite.
Il fallimento della supersocietà di fatto comporta sempre il fallimento dei soci?
Sì. Secondo il principio del ‘fallimento per ripercussione’ (art. 147 l.f.), una volta dichiarato il fallimento di una società di persone (anche di fatto), il fallimento si estende automaticamente a tutti i suoi soci a responsabilità illimitata. Questo include anche le società di capitali che hanno agito come soci di fatto.
Uno schema di frode fiscale può essere considerato lo ‘scopo sociale’ di una supersocietà di fatto?
Assolutamente sì. La sentenza dimostra che quando un’attività illecita diventa l’obiettivo principale e unificante di un gruppo di soggetti che operano in modo coordinato, tale attività può essere considerata il vero e proprio ‘oggetto sociale’ dell’impresa collettiva, fondando così l’esistenza della società di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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