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Canone di abbonamento radiotelevisivo

Il giudice delle leggi nel ribadire che il canone di abbonamento radiotelevisivo ha da tempo assunto natura di prestazione tributaria, istituita e disciplinata dallo Stato, tanto da costituire diritto vivente, ha evidenziato che tale gettito è destinato quasi per intero (a parte la modesta quota assegnata all’Accademia nazionale di Santa Cecilia) al finanziamento della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, ai sensi dell’art.

Pubblicato il 01 February 2013 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Civile

Il giudice delle leggi nel ribadire che il canone di abbonamento radiotelevisivo ha da tempo assunto natura di prestazione tributaria, istituita e disciplinata dallo Stato, tanto da costituire diritto vivente, ha evidenziato che tale gettito è destinato quasi per intero (a parte la modesta quota assegnata all’Accademia nazionale di Santa Cecilia) al finanziamento della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, ai sensi dell’art. 27, ottavo comma, l. 23 dicembre 1999, n. 488.

Tale qualificazione, del resto, è stata recentemente recepita anche dalla CEDU (dec. 31 marzo 2009, n. 33/04) nell’ambito di un giudizio nel quale un cittadino italiano, pur non contestando la debenza del canone, asseriva la contrarietà agli artt. 8 e 10 della Convenzione dell’apposizione di sigilli al televisore, comportante non solo il blocco dei programmi della Rai, ma anche di tutti quelli trasmessi da canali privati.

Cassazione Civile, Sezione Prima, Sentenza n. 4776 del 26 marzo 2012

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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