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Giurisprudenza Civile

Trasferimento lavoratore: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del trasferimento di un lavoratore in un altro comune, disposto dall’azienda per assegnargli una qualifica superiore precedentemente riconosciuta da un tribunale. Il ricorso del dipendente, che lamentava l’illegittimità del provvedimento, è stato respinto. La Corte ha ritenuto che il trasferimento del lavoratore fosse giustificato da comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive, in quanto nella sede di destinazione si era creata una posizione vacante corrispondente al nuovo livello, mentre non ve ne erano nella sede di origine. Anche il ricorso incidentale dell’azienda è stato rigettato.

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Rapporto di lavoro subordinato: associazione e volontario

Un’associazione di promozione sociale ricorre in Cassazione contro la sentenza che qualificava come rapporto di lavoro subordinato la prestazione di una sua associata, condannandola al pagamento di differenze retributive. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la sostanza del rapporto prevale sulla forma, soprattutto quando si utilizzano contratti di somministrazione come “escamotage” per mascherare la subordinazione.

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Muro di contenimento e distanze: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione interviene in una disputa tra vicini relativa a un muro di contenimento, chiarendo un principio fondamentale. La Corte ha stabilito che un muro di contenimento non è automaticamente una “costruzione” soggetta alle distanze legali. È decisivo accertare se il terrapieno sostenuto sia naturale o artificiale. Poiché la Corte d’Appello aveva omesso questa indagine cruciale, la sua sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame della questione.

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Inquadramento superiore: quando non spetta? La Cassazione

Un lavoratore con mansioni di scenografo ha richiesto un inquadramento superiore, dal III al I livello. Dopo una vittoria in primo grado, la Corte d’Appello ha respinto la sua domanda. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che il dipendente non è riuscito a dimostrare di possedere l’autonomia decisionale e la responsabilità richieste per il livello superiore. La sentenza evidenzia l’importanza di una prova rigorosa e di una corretta strategia processuale in appello.

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Assegno ad personam: bonus inclusi dopo il trasferimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5432/2025, ha stabilito che l’assegno ad personam per un dipendente pubblico trasferito deve includere anche le voci retributive, come premi di produzione e indennità di rischio, che, pur essendo formalmente ‘variabili’, hanno in sostanza un carattere fisso e continuativo. Il caso riguardava un dipendente trasferito da una società a partecipazione statale a un Ministero. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, affermando che la natura sostanziale dell’emolumento prevale sulla sua classificazione formale, garantendo così il principio di irriducibilità della retribuzione.

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Indennità agente unico: Cassazione e contratti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un’azienda di trasporti, annullando una sentenza che le imponeva di pagare l’indennità agente unico a un dipendente. La Corte ha stabilito che i giudici di merito non avevano correttamente valutato la gerarchia tra contratti collettivi nazionali e territoriali, la cui interazione aveva portato a una ristrutturazione complessiva della retribuzione. La sola soppressione di una singola indennità non è sufficiente a dichiararne l’illegittimità senza un’analisi completa degli accordi.

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Indennità di esclusività: legittima la riduzione?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità della riduzione proporzionale dell’indennità di esclusività per un dirigente medico con rapporto di lavoro a orario ridotto. La Corte ha ribaltato la decisione del tribunale di primo grado, affermando che tale indennità, avendo natura retributiva e essendo legata alla prestazione lavorativa, può essere riparametrata in base al principio ‘pro rata temporis’ senza violare il divieto di discriminazione.

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Indennità zone disagiate: no al medico del 118

La Corte di Cassazione ha negato l’indennità zone disagiate a un medico del servizio di emergenza 118. La decisione si basa sulla chiara distinzione operata dal Contratto Collettivo Nazionale (ACN), che riserva tale beneficio ai soli medici di assistenza primaria. La contrattazione regionale non può estendere l’indennità in contrasto con le previsioni nazionali.

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Retribuzione di posizione: inammissibile il ricorso

Un ex Segretario Comunale ha citato in giudizio il proprio Comune per ottenere una maggiorazione della retribuzione di posizione e un’indennità di risultato legate a funzioni aggiuntive. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per vizi procedurali e per il tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva già respinto le richieste del dipendente.

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Autorizzazione lavoro straordinario: la Cassazione decide

Un dipendente pubblico del settore Protezione Civile ha richiesto il pagamento di ore di lavoro straordinario. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi inferiori. Il punto cardine della decisione è la necessità di una formale e preventiva autorizzazione lavoro straordinario, senza la quale la prestazione non può essere retribuita, rigettando la tesi di un’autorizzazione implicita o successiva.

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Onere della prova ore straordinarie: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una lavoratrice che chiedeva il pagamento di ore straordinarie. La decisione ribadisce un principio fondamentale: l’onere della prova del lavoro supplementare grava interamente sul dipendente. In assenza di prove concrete e specifiche sulle ore eccedenti l’orario contrattuale, la domanda non può essere accolta, anche se si lamenta un’errata organizzazione dei turni da parte del datore di lavoro.

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Autorizzazione implicita straordinario: la Cassazione

Due dipendenti del settore sanitario si sono visti negare il pagamento del lavoro straordinario dalla Corte d’Appello per mancanza di autorizzazione preventiva. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che per il diritto alla retribuzione è sufficiente un’autorizzazione implicita, desumibile da atti concludenti del datore di lavoro, come la firma dei fogli ore. L’ordinanza chiarisce che il consenso, anche non formale, del datore è l’elemento chiave, annullando la sentenza precedente e condannando l’azienda sanitaria al pagamento delle somme dovute.

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Riconoscimento del debito: la proposta non basta

Due ex dipendenti hanno citato in giudizio un’amministrazione pubblica per il mancato pagamento di un’indennità di fine servizio, lamentando una discriminazione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il loro diritto era ormai prescritto. Secondo la Corte, una mera proposta di delibera, mai approvata formalmente, non è sufficiente a costituire un riconoscimento del debito idoneo a interrompere i termini di prescrizione. La disparità di trattamento era giustificata dal fatto che per alcuni dipendenti il diritto non era prescritto, a differenza dei ricorrenti.

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Mansioni superiori: ricorso inammissibile in Cassazione

Una lavoratrice con la qualifica di biologa ha richiesto il riconoscimento di mansioni superiori e delle relative differenze retributive. Dopo la sconfitta in primo grado e in appello, la Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso mescolavano in modo confuso diverse tipologie di vizi (procedurali, di merito e motivazionali) e, soprattutto, miravano a un riesame dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Suprema Corte.

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Contributo di solidarietà: la Cassazione nega il potere

Una Cassa previdenziale privata ha imposto un contributo di solidarietà sulla pensione di un iscritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’appello della Cassa inammissibile, confermando che solo la legge statale può introdurre prelievi obbligatori, ribadendo i limiti dell’autonomia degli enti previdenziali privati.

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Contributo solidarietà: illegittimo se imposto da Casse

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza professionale contro un suo pensionato, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto autonomamente dall’ente. La Suprema Corte ha ribadito che solo la legge statale può introdurre prelievi obbligatori sulle pensioni, in base al principio di riserva di legge. Ha inoltre stabilito che il diritto alla restituzione delle somme si prescrive in dieci anni. La Cassa è stata condannata anche per lite temeraria.

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Impugnazione contratto a termine: la Cassazione decide

Una lavoratrice, dopo una lunga serie di contratti a termine con una pubblica amministrazione, ha agito in giudizio per ottenere il risarcimento del danno da reiterazione abusiva. Sebbene vittoriosa in primo grado, la sua domanda è stata dichiarata inammissibile in appello e in Cassazione. Il motivo è stato il mancato rispetto del termine di decadenza per l’impugnazione contratto a termine. La Suprema Corte ha precisato che per contestare la successione illecita di contratti è necessario impugnare almeno l’ultimo rapporto entro i termini di legge, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

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Sopraelevazione in aderenza: la Cassazione decide

Una controversia tra vicini per una sopraelevazione in aderenza arriva in Cassazione. La Corte Suprema cassa la decisione d’appello che aveva erroneamente applicato un regolamento edilizio del 1996 a una costruzione del 1994. Il principio chiave affermato è che la legittimità di un’opera si valuta in base alle norme vigenti al momento della sua realizzazione, non a quelle successive. Il caso viene rinviato per un nuovo esame.

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Contributo di solidarietà illegittimo se senza legge

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cassa di previdenza professionale, confermando l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto a un pensionato. La Corte ha ribadito che qualsiasi prelievo patrimoniale deve avere un fondamento in una legge specifica, che in questo caso mancava. Inoltre, ha confermato la prescrizione decennale per la restituzione delle somme e ha sanzionato la cassa per abuso del processo.

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Compensi avvocati enti pubblici: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5457/2025, ha rigettato il ricorso di una legale contro un Comune in materia di compensi avvocati enti pubblici. La Corte ha stabilito che la determinazione del fondo per tali compensi è un atto discrezionale dell’amministrazione, e le relative controversie rientrano nella giurisdizione del giudice amministrativo, non di quello ordinario, trattandosi di interesse legittimo e non di diritto soggettivo.

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