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Giurisprudenza Civile

Operazioni con parti correlate: quando si applicano
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8440/2024, ha stabilito che la disciplina sulle operazioni con parti correlate si applica fin dalla fase preparatoria e non solo al momento della delibera formale. Nel caso esaminato, un amministratore, considerato parte correlata, si era dimesso pochi istanti prima della votazione del Consiglio di Amministrazione su un'operazione da lui stesso proposta. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva annullato le sanzioni dell'Autorità di Vigilanza, affermando il principio della prevalenza della sostanza sulla forma. La tutela degli investitori e del mercato richiede che le garanzie procedurali (come il parere del comitato di amministratori indipendenti) siano attivate durante l'intera fase istruttoria, poiché l'influenza della parte correlata si esercita già in quel momento, a prescindere dalla sua carica formale al momento del voto finale.
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Compenso professionale equitativo: quando è lecito?
Un professionista ha richiesto il pagamento dei suoi onorari tramite decreto ingiuntivo. Il cliente si è opposto, contestando parte delle attività e sostenendo di aver già pagato. La Corte d'Appello ha ridotto l'importo, liquidando una parte del compenso in via equitativa. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, specificando che il ricorso al compenso professionale equitativo è consentito solo quando mancano tariffe professionali o usi specifici, circostanza che il giudice di merito non aveva accertato. Ha inoltre confermato che l'onere di provare il collegamento tra assegni emessi e il debito specifico spetta al debitore.
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Errore materiale contributo unificato: la correzione
La Corte di Cassazione interviene per correggere un'ordinanza a causa di un errore materiale sul contributo unificato. Un ricorrente incidentale, il cui ricorso era stato dichiarato assorbito e non rigettato, era stato erroneamente condannato al pagamento del doppio del contributo. La Corte ha accolto l'istanza di correzione, specificando che tale obbligo di pagamento sussiste solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non quando questo viene assorbito.
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Impugnazione incidentale: Cassazione su appello a catena
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, interviene su un'importante questione di procedura civile riguardante l'impugnazione incidentale. Il caso nasce dalla condanna in solido di tre amministratori per danno societario. A seguito dell'appello principale di uno e dell'appello incidentale di un secondo, il terzo amministratore proponeva un'ulteriore impugnazione incidentale tardiva. La Corte, pur dichiarando estinto il giudizio per rinuncia, ha enunciato nell'interesse della legge il principio secondo cui l'interesse a proporre un'impugnazione incidentale può sorgere anche da un'altra impugnazione incidentale, ammettendo di fatto gli appelli "a catena" per garantire l'uniformità della decisione tra coobbligati solidali.
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Qualificazione rapporto di lavoro: l’ordinanza 8450/2024
Con l'ordinanza 8450/2024, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della qualificazione rapporto di lavoro di un dipendente che rivendicava mansioni superiori. La Corte ha stabilito che per il riconoscimento è necessario provare in modo rigoroso e continuativo lo svolgimento delle mansioni superiori, non essendo sufficiente una mera sostituzione occasionale. La decisione sottolinea l'importanza dell'onere della prova a carico del lavoratore.
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Credito prededucibile: Cassazione chiarisce i criteri
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8421/2024, ha accolto il ricorso di una professionista contro il rigetto della sua domanda di ammissione di un credito prededucibile in un fallimento. La Corte ha stabilito che l'utilità della prestazione, resa in una precedente procedura di concordato poi fallita, deve essere valutata 'ex ante'. Inoltre, ha chiarito che nel giudizio di opposizione allo stato passivo è ammissibile la produzione di nuovi documenti a supporto della domanda originaria e ha censurato l'omessa motivazione del giudice di merito su una parte della richiesta.
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Errore materiale: quando la Cassazione lo corregge?
Un erede ha richiesto la correzione di un errore materiale in un'ordinanza della Cassazione che lo condannava al pagamento delle spese legali. Sosteneva che la Corte avesse valutato erroneamente i fatti. La Cassazione ha dichiarato la richiesta inammissibile, chiarendo che l'errore materiale è una svista formale, non un errore di valutazione. Il tentativo di contestare il merito della decisione attraverso questo strumento è stato respinto.
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Usi civici e giurisdizione: rinvio alle Sezioni Unite
Un'amministrazione locale per la gestione degli usi civici ha citato in giudizio un comune e un'associazione sportiva per l'occupazione illegittima di terreni e la costruzione di un centro sportivo. Dopo decisioni contrastanti nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi. Rilevando complesse questioni di giurisdizione legate alla natura degli usi civici e alla richiesta di reintegrazione su beni irreversibilmente trasformati, la Corte ha rinviato il caso alle sue Sezioni Unite per una decisione definitiva.
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Competenza Giudice di Pace per cartelle esattoriali
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8436/2024, ha risolto un conflitto di giurisdizione, affermando la competenza del Giudice di Pace per le opposizioni a cartelle esattoriali emesse per violazioni del Codice della Strada. Anche se la violazione (art. 174 C.d.S.) può avere attinenza con la materia del lavoro, la natura della sanzione è legata alla circolazione stradale, radicando così la competenza del Giudice di Pace per ogni tipo di opposizione, inclusa quella all'esecuzione forzata.
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Ratio decidendi: appello inammissibile se non censurata
Un'impresa edile ha citato in giudizio una subappaltatrice per danni dovuti a un ritardo, sostenendo di averla scelta per la sua promessa rapidità nonostante un costo maggiore. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta di risarcimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché l'impresa ricorrente non ha contestato una delle due autonome ragioni legali (ratio decidendi) su cui si fondava la decisione d'appello, ovvero la mancata prova che la tempistica fosse il fattore veramente decisivo nella scelta.
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Scorrimento graduatoria: chi decide tra i giudici?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8452/2024, ha chiarito la ripartizione della giurisdizione in materia di assunzioni pubbliche. Se la Pubblica Amministrazione decide di non procedere allo scorrimento graduatoria, preferendo assunzioni esterne, la competenza è del giudice amministrativo, trattandosi di una scelta discrezionale. Se invece il contenzioso riguarda le modalità irregolari con cui lo scorrimento è stato effettuato, la giurisdizione spetta al giudice ordinario, poiché viene leso il diritto soggettivo del candidato all'assunzione secondo l'ordine di merito.
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Appello specifico: la Cassazione chiarisce i requisiti
Una società acquistava un immobile scoprendo solo in seguito la presenza di un pignoramento non dichiarato dalla venditrice. Il tribunale di primo grado risolveva il contratto, ma la Corte d'Appello dichiarava inammissibile l'appello della venditrice per difetto di specificità, in quanto l'atto si limitava a trascrivere le comparse conclusionali. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d'appello, stabilendo che un appello specifico non è inammissibile per il solo fatto di riportare atti precedenti, se dall'atto emergono comunque chiare censure alla sentenza impugnata e la volontà di ottenerne la riforma.
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Integrazione contraddittorio: ricorso inammissibile
Una proprietaria ha impugnato in Cassazione la decisione della Corte d'Appello in una causa contro un'azienda sanitaria locale per la violazione delle distanze edilizie. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché la ricorrente non ha rispettato l'ordine di procedere all'integrazione del contraddittorio, omettendo di notificare l'atto ad altre parti necessarie del giudizio entro il termine stabilito. La decisione sottolinea l'importanza cruciale del rispetto delle norme procedurali.
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Motivazione sentenza: quando il ricorso è inammissibile
Un imprenditore del settore ristorazione ha impugnato una sentenza relativa al pagamento di una tassa ambientale, contestando la superficie tassabile. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo i limiti della propria giurisdizione e i requisiti minimi per una valida motivazione della sentenza. La Corte ha stabilito che la motivazione della sentenza d'appello, sebbene sintetica, era sufficiente e non meramente apparente, rispettando il "minimo costituzionale". Inoltre, ha ribadito che non può riesaminare nel merito i fatti, come la determinazione della metratura di un immobile.
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Notifica Avvocatura di Stato: errore e conseguenze
Un imprenditore e la sua società impugnano una sanzione di oltre 470.000 euro per violazione della normativa antiriciclaggio. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, rileva un vizio procedurale: l'errata notifica Avvocatura di Stato. Il ricorso è stato infatti notificato all'ufficio distrettuale anziché all'Avvocatura Generale, come prescritto dalla legge per i giudizi di legittimità, mettendo a rischio l'ammissibilità dell'intero appello.
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Esecuzione in forma specifica: rimedi per ipoteca
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8442/2024, ha stabilito che in un'azione di esecuzione in forma specifica di un contratto preliminare, se il venditore non cancella le ipoteche sull'immobile, l'acquirente non è tenuto a pagare il prezzo residuo per un bene gravato. Il giudice può autorizzare l'acquirente a usare la somma dovuta per estinguere le ipoteche o sospendere il pagamento fino alla loro cancellazione, riequilibrando così le prestazioni contrattuali.
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Principio di prevenzione su fondi non edificabili
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8405/2024, ha stabilito che il principio di prevenzione in materia di distanze tra costruzioni non si applica se il fondo del vicino, che dovrebbe costruire per secondo, non è edificabile. Nel caso specifico, un terreno era interamente gravato da una servitù di passaggio, rendendolo di fatto non edificabile. Pertanto, il proprietario di tale fondo non poteva contestare la costruzione del vicino eretta a distanza inferiore da quella legale dal confine, poiché non aveva un diritto a costruire da tutelare.
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Servitù di passaggio coattivo: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma la costituzione di una servitù di passaggio coattivo a favore di un fondo intercluso. La ricorrente sosteneva l'esistenza di percorsi alternativi, tra cui un fondo in comproprietà e un accesso pedonale. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la comproprietà di un fondo vicino non è un'alternativa valida e che l'accesso pedonale non esclude la necessità di un passaggio veicolare. La decisione si è basata sulla valutazione di fatto che il passaggio imposto era l'unica soluzione possibile e la meno dannosa.
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Concordato con continuità e creditori a ‘zero’ utility
Una società, dichiarata fallita dopo il rigetto della sua proposta di concordato con continuità per aver offerto zero soddisfazione ai creditori chirografari, ha fatto ricorso in Cassazione. Sostiene che l'utilità per i creditori possa consistere nella prosecuzione dei rapporti commerciali, legittimando una 'classe a zero'. La Corte di Cassazione, riconoscendo l'elevata importanza giuridica della questione, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per la decisione finale.
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Giudicato interno e appello: una lezione cruciale
La Corte di Cassazione chiarisce la portata del giudicato interno in un caso di responsabilità professionale di un architetto. Non avendo impugnato una sentenza non definitiva che ne affermava la colpa per dei danni, l'architetto non ha potuto ridiscutere la questione in Cassazione. Il ricorso è stato accolto solo per l'errata applicazione del tasso di interesse, non applicabile ratione temporis al caso di specie, iniziato prima della riforma.
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