In tema di responsabilità da reato degli enti, il rappresentante legale indagato o imputato del reato presupposto non può provvedere, a causa di tale condizione di incompatibilità, alla nomina del difensore dell’ente, per il generale e assoluto divieto di rappresentanza posto dall’art. 39 del d.lgs. n. 231 del 2001.
Più nello specifico, è inammissibile, per difetto di legittimazione rilevabile di ufficio ai sensi dell’art. 591, comma 1, lettera a), cod. proc. pen., la richiesta di riesame di decreto di sequestro preventivo presentata dal difensore dell’ente nominato dal rappresentante che sia imputato o indagato del reato da cui dipende l’illecito amministrativo (ex plurimis, Sez. U, n. 33041 del 28/05/2015, Rv. 264310).
Tali note e consolidate affermazioni si attagliano perfettamente al caso in esame – come già ben evidenziato dal Tribunale – in cui la richiesta di riesame è stata proposta dal difensore dell’ente nominato dal rappresentante, indagato per il reato da cui dipende l’illecito amministrativo ascritto all’ente.
Va osservato, più in generale, che dalla motivazione della sentenza delle sezioni unite n. 33041 del 28/05/2015, emerge che il principio in questione non autorizza in ogni caso la nomina del difensore di fiducia e la successiva presentazione della richiesta di riesame nell’interesse dell’ente qualora il legale rappresentante sia imputato del reato dal quale nasce la responsabilità amministrativa dell’ente medesimo.
Quest’ultima condizione, infatti, è inderogabilmente preclusiva, come emerge dalla ratio della disciplina, tesa ad evitare che l’impugnazione possa rappresentare uno strumento indebitamente utilizzato dal legale rappresentante per risolvere in concreto a suo favore il conflitto di interesse con l’ente.
In ogni caso, deve ricordarsi che, in tema di responsabilità da reato degli enti, le società unipersonali a responsabilità limitata rientrano tra gli enti assoggettati alla disciplina dettata dal d.lgs. 9 giugno 2001, n. 231, essendo, a differenza delle imprese individuali, soggetti giuridici autonomi, dotati di un proprio patrimonio e formalmente distinti dalla persona fisica dell’unico socio (ex multis, Sez. 6, n. 45100 del 16/02/2021, Rv. 282291 – 01; Sez. 6, n. 49056 del 25/07/2017, Rv. 271564 – 01).
Deve ribadirsi quanto già sopra evidenziato circa la totale preclusione di ogni azione giudiziaria, anche in fase cautelare, in nome e per conto dell’ente per il legale rappresentante che si è indagato o imputato del reato presupposto.
(Corte di Cassazione, Sezione Terza Penale, Sentenza n. 10930 del 19 marzo 2025)
Alla luce di quanto sopra, ne deriva che quando il rappresentante legale è indagato o imputato del reato presupposto, la nomina del difensore dell’ente deve avvenire secondo precise modalità, in quanto sussiste un generale e assoluto divieto di rappresentanza posto dall’art. 39 del D.Lgs. 231/2001.
Questo divieto è fondamentale per garantire una corretta tutela del diritto di difesa dell’ente.
Vediamo nel dettaglio come procedere:
1. Modello organizzativo preventivo:
La soluzione principale, come evidenziato dalla Cassazione penale n. 13793/2023, è che il modello organizzativo dell’ente deve prevedere specifiche regole cautelari per gestire le situazioni di conflitto di interesse del legale rappresentante indagato per il reato presupposto.
In particolare, deve essere individuato un soggetto specificamente delegato alla nomina del difensore che tuteli gli interessi dell’ente.
2. Ragioni del divieto di rappresentanza:
Come chiarito dalla pronuncia in esame, il divieto è assoluto e non ammette deroghe in quanto:
– È funzionale ad assicurare la piena garanzia del diritto di difesa del soggetto collettivo
– L’esistenza del conflitto è presunta iuris et de iure e non necessita di accertamento in concreto
– Il giudice deve solo verificare che sussista il presupposto dell’essere il rappresentante legale imputato del reato da cui dipende l’illecito amministrativo
3. Conseguenze della violazione:
Secondo la Cassazione penale n. 7630/2022, la nomina del difensore effettuata dal rappresentante legale indagato o imputato del reato presupposto:
– È giuridicamente inesistente
– Determina l’inammissibilità di qualsiasi atto processuale posto in essere dal difensore invalidamente nominato
– Non è sanabile
– Non consente alcun potere di rappresentanza processuale dell’ente, nemmeno per singoli atti
4. Soluzioni operative:
In assenza di un soggetto specificamente delegato dal modello organizzativo, le alternative sono:
a) Nomina di un curatore speciale: Come previsto dall’art. 78 del codice di procedura civile, può essere nominato un curatore speciale che rappresenti l’ente quando vi è conflitto d’interessi col rappresentante.
b) Difensore d’ufficio: Come stabilito dall’art. 40 del D.Lgs. 231/2001, l’ente che non ha nominato un difensore di fiducia o ne è rimasto privo è assistito da un difensore d’ufficio.
In conclusione, per una società a responsabilità limitata il cui rappresentante legale sia indagato o imputato del reato presupposto, la nomina del difensore deve avvenire:
1. Primariamente attraverso il soggetto specificamente delegato previsto dal modello organizzativo
2. In mancanza di tale previsione, attraverso la nomina di un curatore speciale
3. In ultima istanza, attraverso l’intervento di un difensore d’ufficio
È fondamentale che le società si dotino preventivamente di adeguate previsioni nel modello organizzativo per gestire queste situazioni, al fine di garantire una efficace tutela degli interessi dell’ente nel procedimento penale.
La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di
Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.
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