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Codice Penale

Diritto Penale

Infortuni sul lavoro, corresponsabilità dell’amministratore di fatto

In tema di infortuni sul lavoro, in base alla lettura combinata del Decreto Legislativo n. 81 del 2008, articoli 2 e 199, la titolarità solo formale della qualifica di amministratore di società, a cui fa capo il rapporto di lavoro con il dipendente, non costituisce causa di esonero da responsabilità in caso di omissione delle cautele prescritte in materia antinfortunistica; le due norme, infatti, prevedono una corresponsabilità sia del formale titolare della qualifica di datore di lavoro, sia di colui il quale pur sprovvisto di regolare investitura (amministratore di fatto), ne eserciti in concreto i poteri giuridici.

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Adozione di modelli di compliance aziendale

La responsabilità dell’ente deriva dalla valutazione sulla bontà del modello organizzativo (compliance) di prevenzione degli illeciti di cui si è dotato: l’ente che si dota di modelli organizzativi idonei e tendenzialmente efficaci potrebbe, pertanto, andare esente da responsabilità ex D. Lgs. n. 231 del 2001, pur se un reato presupposto sia stato commesso nel suo interesse o a suo vantaggio, con prevedibile effetto virtuoso anche rispetto all’incentivazione dell’adozione di modelli di compliance aziendale.

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Infortuni sul lavoro, condotta del lavoratore infortunato

Nel caso esaminato, la Corte di appello di Bari ribaltava l’esito assolutorio della pronuncia resa dal Tribunale di Foggia nei confronti di XXX per il reato di cui all’articolo 589, comma 2, c. p. La vicenda atteneva all’infortunio nel quale perdeva la vita YYY. Lo sviluppo di tali premesse consentiva ai giudici di merito di sostenere, in modo logico e coerente, la ricorrenza del necessario nesso di causalità tra la condotta omissiva del garante della normativa antinfortunistica e l’evento lesivo, rapporto che deve ritenersi interrotto, ai sensi dell’articolo 41, comma 2, c. p. , solo nel caso in cui sia dimostrata l’abnormità del comportamento del lavoratore, evenienza che si escludeva nel presente caso.

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Ammissione alla prova, responsabilità degli enti

Avverso la suddetta sentenza, comunicata alla Procura generale presso la Corte di appello di Trento in data 23 dicembre 2019, è stato proposto dal Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Trento. Le Sezioni Unite hanno ritenuto di privilegiare l’interpretazione, secondo cui l’istituto della messa alla prova, di cui all’articolo 168-bis c. p. , non può essere applicato agli enti in relazione alla responsabilità amministrativa dipendente da reato, di cui al Decreto Legislativo n. 231 del 2001.

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Assegni postdatati e privi di copertura

In tema d’insolvenza fraudolenta, la prova del preordinato proposito di non adempiere alla prestazione dovuta sin dalla stipula del contratto, dissimulando lo stato di insolvenza, può essere desunta anche da argomenti induttivi seri e univoci, ricavabili dal contesto dell’azione e dal comportamento successivo all’assunzione dell’obbligazione, ma non esclusivamente dal mero inadempimento che, in sé, costituisce un indizio equivoco del dolo (sez. 2, n. 6847 del 21/01/2015, in fattispecie, del tutto analoga a quella rappresentata nella sentenza impugnata, in cui, la Corte ha ritenuto che l’acquisto della merce tramite assegni postdatati e privi di copertura fino al giorno precedente la scadenza dei titoli, fosse espressione del successivo inadempimento ma non della preordinata dissimulazione dello stato di insolvenza).

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Legale rappresentante società, beneficio dal reato

In tema di reati commessi nell’interesse di un’impresa dal suo legale rappresentante, il sequestro e la confisca diretta possono colpire le somme nella disponibilità della società e non già quelle in possesso del legale rappresentante. L’ordinamento consente di colpire direttamente il legale rappresentante di una società, che abbia tratto beneficio economico dal reato commesso nel suo interesse dalla persona fisica, ma lo fa attraverso il diverso strumento della confisca (e del sequestro) per equivalente – sempre che risulti impossibile o insufficiente il sequestro diretto del profitto del reato nei confronti dell’ente che ha tratto vantaggio dalla commissione del reato – misura ablatoria questa di natura sanzionatoria (Sez.

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Cessione di un ramo di azienda senza corrispettivo

La Suprema Corte ha ribadito il principio secondo cui integra il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale la cessione di un ramo di azienda senza corrispettivo o con corrispettivo inferiore al valore reale; né assume rilievo, al riguardo, il dettato dell’articolo 2560, comma 2, c. c. in ordine alla responsabilità dell’acquirente rispetto ai pregressi debiti dell’azienda, costituendo tale garanzia un “post factum” della già consumata distrazione (Sez.

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Illecita concorrenza con minaccia o violenza

Ai fini della configurabilità del reato di cui all’articolo 513 bis c. p. è necessario il compimento di atti di concorrenza che, posti in essere nell’esercizio di un’attività commerciale, industriale o comunque produttiva, siano connotati da violenza o minaccia e idonei a contrastare od ostacolare la libertà di autodeterminazione dell’impresa concorrente (Sez. 6, n. 6055 del 24/06/2014), con la previsione dell’elemento di fattispecie relativo all’ottenimento di un ingiusto profitto con altrui danno, senza tradursi in una violenta manipolazione dei meccanismi di funzionamento dell’attività economica concorrente (Sez.

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Ritenute previdenziali, omesso versamento

Avverso la sentenza l’imputato proponeva ricorso per cassazione In particolare, si sosteneva che, ai fini della sussistenza dell’elemento soggettivo della fattispecie delittuosa di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali sarebbe imprescindibile analizzare, oltre che il dolo generico, la situazione contingente dell’impresa.

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Illecita accumulazione patrimoniale

Detta in altri termini, la presunzione relativa di illecita accumulazione patrimoniale, prevista nella speciale ipotesi di confisca di cui al L. n. 356 del 7 agosto 1992, articolo 12-sexies, non opera nel caso in cui il cespite sequestrato sia formalmente intestato ad un terzo ma si assume si trovi nella effettiva titolarità della persona condannata per uno dei reati indicati nella disposizione menzionata.

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Patteggiamento, l'intesa non implica immodificabilità

La non modificabilità unilaterale e la non revocabilità, una volta raggiunta l’intesa, del consenso già espresso non implicano, tuttavia, l’immodificabilità dell’accordo, che resta, comunque, nella disponibilità delle parti sino alla ratifica da parte del giudice ed alla pronuncia della sentenza. E’ chiaro, tuttavia, che la modifica della volontà deve essere bilaterale affinché al patto precedentemente concluso, si sostituisca il nuovo accordo, posto che, perfezionato il primo, solo un nuovo incontro delle volontà consente di farne decadere gli effetti per sostituirli con quelli successivamente voluti, da presentare al giudice per la ratifica.

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Fatture per operazioni inesistenti, beni confiscabili

Con sentenza del 25 giugno 2020, la Corte d’appello di Bologna confermava la sentenza del Gup del Tribunale di Reggio Emilia del 7 marzo 2019, con la quale l’imputato, all’esito di giudizio abbreviato, era stato condannato alla pena di anni due di reclusione e alle sanzioni accessorie di cui al Decreto Legislativo n. 74 del 2000, articolo 12, con confisca diretta ovvero, in caso di impossibilità di esecuzione, per equivalente per un importo pari a Euro 197. Quanto, invece, al reato di cui al Decreto Legislativo n. 74 del 2000, articolo 10, lo stesso è stato considerato dai giudici di merito come sostanzialmente strumentale rispetto all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, senza che possa essere identificato per lo stesso un autonomo profitto confiscabile.

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Infortuni sul lavoro, cautele volte a governare anche il rischio

Infortuni sul lavoro, assenza delle cautele volte a governare il rischio di imprudente esecuzione dei compiti assegnati ai lavoratori. Nel caso esaminato dalla Corte, gli operai erano stati incaricati di accertare le cause del malfunzionamento di un contatore e le dichiarazioni testimoniali acquisite nel corso del processo non provavano che tale accertamento dovesse limitarsi a utilizzare un tester per controllare se quel contatore era alimentato dalla corrente elettrica.

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Investitore ragionevole, decisioni di investimento

Il reato di manipolazione del mercato, previsto dall’articolo 185 del Decreto Legislativo 24 febbraio 1998 n. 58, ha quale obiettivo quello di tutelare l’integrità del mercato finanziario e conseguentemente gli investitori dal c. d. market abuse, ovvero quelle condotte manipolative in grado di alterare la regolare formazione del prezzo degli strumenti finanziari, così da garantire al mercato quella trasparenza ed efficienza indispensabile per il suo corretto funzionamento. La verifica dell’integrazione del reato ben può essere condotta attraverso un giudizio controfattuale, che permetta di stabilire se una diversa condotta degli imputati avrebbe comportato un differente atteggiarsi del prezzo del titolo (Sez.

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Ispettorato del Lavoro, richieste di informazioni

Non integra il reato di omessa risposta alle richieste di informazioni dell’ispettorato del lavoro previsto dalla L. 22 luglio 1961, n. 628, articolo 4, la condotta omissiva del datore di lavoro al quale sia stata genericamente richiesta la trasmissione della “documentazione di lavoro”, in quanto è penalmente sanzionata solo la mancata risposta a richieste di informazioni specifiche e strumentali rispetto ai compiti di vigilanza e di controllo dell’ispettorato medesimo (Sez.

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Omessa dichiarazione dei redditi, fallimento

La Suprema Corte, del resto, aveva già affermato che “Spetta al fallito presentare la dichiarazione dei redditi per i periodi i imposta anteriori al fallimento, mentre il curatore deve presentare quelle successive alla dichiarazione di fallimento, comprese quelle relative al periodo di imposta compreso tra l’inizio del periodo di imposta e la dichiarazione di fallimento” (Sez. 1995, n. 299, Bruno, m. 203692), specificando, in motivazione, che “in materia di fallimento, la soggettività passiva nel rapporto tributario permane nei confronti del fallito, il quale dopo la dichiarazione di fallimento perde solo la disponibilità dei suoi beni nonché la capacità processuale e quella di amministrare il suo patrimonio.

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Infortuni sul lavoro, committente, posizione di garanzia

Quanto ai profili formali dell’assunzione della qualifica di datore di lavoro, in materia di infortuni sul lavoro, gli obblighi di prevenzione in capo al committente le opere non si esauriscono negli accordi contrattuali assunti con l’appaltatore, posto che la normativa vigente impone ai datori di lavoro di cooperare all’attuazione delle misure di prevenzione e protezione dai rischi sul lavoro incidenti sull’attività lavorativa oggetto dell’appalto. Va anche ribadito, che il committente è titolare di una autonoma posizione di garanzia e può essere chiamato a rispondere dell’infortunio subito dal lavoratore qualora l’evento si colleghi causalmente ad una sua colpevole omissione, specie nel caso in cui la mancata adozione o l’inadeguatezza delle misure precauzionali sia immediatamente percepibile senza particolari indagini (cfr.

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Accesso abusivo a sistema informatico, ragioni estranee

Nel caso esaminato dalla Corte, è stato accertato che l’imputato, abusando della password e della matricola meccanografica a lui assegnate in qualità di militare della Guardia di Finanza, accedeva alle banche dati della Guardia di Finanza (Anagrafe Tributaria, ACI), ma senza alcuna autorizzazione, e senza che ricorresse alcuna ragione di servizio, in quanto, non essendo egli assegnato a funzioni operative, non era legittimato ad accedere ad alcuna banca dati. Invero, la sentenza Savarese ha affermato la rilevanza penale della condotta abusiva ai casi di sviamento del potere, in cui l’accesso avvenga ad opera di chi, pur abilitato e pur non violando le prescrizioni formali, si introduca nel sistema informatico per ragioni estranee a quelle per le quali gli è attribuita la facoltà.

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Coordinatore per la sicurezza, esecuzione dei lavori

Il Gup del Tribunale di Matera, in esito a giudizio celebrato nelle forme del rito abbreviato, condannava l’imputato alla pena ritenuta di giustizia avendolo ritenuto responsabile del reato di cui al Decreto Legislativo n. 81 del 2008, articolo 158, comma 2, lettera a), in relazione all’articolo 92, comma 1, lettera a) medesimo D. Lgs. , Invece il coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione dei lavori avrebbe dovuto compiere anche un’opera di controllo dell’effettivo rispetto di tali prescrizioni, disponendo, nel caso in cui il rispetto di esse non fosse stato assicurato, la sospensione dei lavori.

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Mobbing, mirata reiterazione di plurimi atteggiamenti

L’elaborazione giurisprudenziale giuslavoristica in tema di tutela delle condizioni di lavoro ha delineato i tratti caratterizzanti il mobbing lavorativo, che si configura ove ricorra l’elemento obiettivo, integrato da una pluralità di comportamenti vessatori del datore di lavoro, e quello soggettivo dell’intendimento persecutorio del datore medesimo (Ex multis Sez. 5, n. 7899 del 14/01/2019), che condividono il medesimo nucleo essenziale, rappresentato dallo stato di prostrazione psicologica della vittima delle condotte persecutorie (Sez.

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