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Diritto Civile

Servitù di veduta: quando la motivazione è apparente

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello per motivazione apparente in un caso di servitù di veduta. La controversia riguardava il diritto di veduta da un lastrico solare, ostacolato da una nuova costruzione dei vicini. La Cassazione ha stabilito che i giudici di merito non avevano adeguatamente motivato la loro decisione, limitandosi a richiami generici alla consulenza tecnica senza analizzare le caratteristiche specifiche del lastrico solare. La sentenza è stata cassata con rinvio, sottolineando che per la servitù di veduta è sufficiente la presenza di opere permanenti (come un parapetto), non la prova del suo esercizio continuo.

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Liquidazione compensi avvocato: i criteri del giudice

Un cittadino, dopo aver ottenuto un equo indennizzo per l’irragionevole durata di un processo, ha impugnato la decisione lamentando un’errata liquidazione dei compensi per il proprio avvocato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo due principi fondamentali sulla liquidazione compensi avvocato: la maggiorazione per gli atti telematici è discrezionale fino a un massimo del 30% e il compenso per la fase istruttoria non è dovuto nel giudizio di rinvio se non viene svolta alcuna nuova attività di indagine.

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Indennità di disoccupazione: quando si perde il diritto?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che il diritto all’indennità di disoccupazione cessa nel momento in cui il lavoratore matura i requisiti per la pensione di vecchiaia, a prescindere dalla data di effettiva erogazione del trattamento pensionistico. Di conseguenza, le somme percepite dopo tale momento sono considerate indebite e l’ente previdenziale ha il diritto di recuperarle, anche mediante trattenute dirette sulla pensione, nel limite di un quinto dell’importo.

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Compenso amministratore giudiziario e rinuncia all'incarico

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un tribunale di ridurre del 50% il compenso di un amministratore giudiziario a causa della sua rinuncia anticipata all’incarico. La Corte ha stabilito che, sebbene la rinuncia sia un diritto del professionista, essa giustifica una riduzione discrezionale del compenso da parte del giudice, poiché l’opera prestata non è stata portata a termine. La decisione si fonda sulla valutazione della qualità e quantità del lavoro effettivamente svolto, legittimando la decurtazione nell’ambito dei poteri conferiti dalla legge.

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Responsabilità da custodia: la prova è del danneggiato

Un proprietario cita in giudizio il condominio per danni da infiltrazioni, vincendo in primo grado. La Corte d’Appello e la Cassazione ribaltano la decisione, affermando che il danneggiato ha l’onere di provare che la causa del danno provenga da una parte comune. Senza questa prova certa, la domanda di risarcimento basata sulla responsabilità da custodia ex art. 2051 c.c. deve essere respinta.

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Contratto di coworking: quando non è locazione

Una professionista si oppone a un decreto ingiuntivo per canoni non pagati, sostenendo la nullità del contratto di locazione per vizi di forma. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, qualifica il rapporto come un contratto di coworking, un accordo atipico che non richiede la forma scritta. Di conseguenza, il ricorso viene dichiarato inammissibile, obbligando la professionista al pagamento della somma dovuta per l’effettivo godimento degli spazi e dei servizi.

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Interessi moratori avvocato: quando decorrono?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20007/2025, ha stabilito un principio fondamentale sugli interessi moratori avvocato. In un caso di recupero crediti per compensi professionali, la Corte ha chiarito che il tasso di interesse maggiorato, previsto per le transazioni commerciali (art. 1284, comma 4, c.c.), decorre dalla data della costituzione in mora, e non dalla successiva domanda giudiziale. La sentenza impugnata, che aveva applicato un doppio regime di interessi, è stata cassata su questo punto. La Corte ha invece rigettato la richiesta di maggiorazione del compenso per l’uso di modalità telematiche, specificando che il solo deposito di file PDF non è sufficiente a giustificare l’aumento.

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Risoluzione contratto fallimento: la Cassazione attende

Una società immobiliare ha richiesto la risoluzione di un contratto e la restituzione di beni. A seguito del fallimento della controparte, la Corte d’Appello ha dichiarato l’improcedibilità della causa. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sulla corretta interpretazione della legge fallimentare in merito alla risoluzione contratto fallimento, ha sospeso la decisione in attesa di un pronunciamento chiarificatore delle Sezioni Unite.

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Consumi energetici: onere della prova e contatore

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ristoratore contro una società energetica per una maxi-bolletta basata su consumi ricostruiti a seguito di un presunto prelievo irregolare. L’ordinanza ribadisce che, in caso di manomissione, è legittimo l’uso di metodi presuntivi per calcolare i consumi, come quello basato sulla “potenza tecnicamente prelevabile del cavo”. In tale scenario, l’onere della prova sui consumi energetici si sposta sull’utente, che deve dimostrare la sproporzione dei consumi addebitati o l’estraneità alla manomissione. Il ricorso è stato respinto per motivi procedurali, in quanto mirava a un riesame del merito non consentito in sede di legittimità.

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Notifica e prescrizione: quando si interrompe?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in tema di notifica e prescrizione. Il caso riguardava un’azione revocatoria promossa da un’agenzia di riscossione. La Corte ha chiarito che, per interrompere la prescrizione, è sufficiente che il creditore consegni l’atto all’ufficiale giudiziario entro il termine, a prescindere da quando la notifica si perfezioni per il destinatario. Questa regola, nota come ‘scissione degli effetti della notifica’, protegge il diritto del creditore da ritardi procedurali a lui non imputabili.

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Litisconsorte necessario: la sua assenza è un danno

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esclusione di un litisconsorte necessario da un giudizio, come il coniuge non debitore nell’azione revocatoria di un fondo patrimoniale, costituisce un pregiudizio di per sé. Tale violazione del diritto al contraddittorio rende la sentenza nulla, senza che la parte esclusa debba dimostrare un ulteriore danno concreto. Il caso riguardava una banca che aveva agito contro il solo marito per revocare un fondo patrimoniale costituito da entrambi i coniugi. La Corte ha accolto l’opposizione della moglie, annullando le sentenze precedenti e rinviando la causa al primo grado per un nuovo processo con la partecipazione di tutte le parti necessarie.

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Responsabilità professionale avvocato: l'obbligo di info

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità professionale di un avvocato non per aver presentato un appello tardivo, ma per non aver informato la sua cliente della possibilità di impugnare una sentenza d’appello sfavorevole, seppur erronea. La Corte chiarisce che l’obbligo informativo persiste e la sua violazione è fonte di responsabilità, anche di fronte a una presunta revoca del mandato non adeguatamente provata nelle sue modalità e tempistiche. Il ricorso del legale viene rigettato poiché la semplice produzione di un documento non basta a integrare un fatto “decisivo e discusso” nel processo.

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Rinnovo tacito contratto: la Cassazione decide

Una società contesta il pagamento di una penale, sostenendo la scadenza di un contratto di fornitura senza un valido rinnovo tacito contratto. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. La Corte chiarisce che, di fronte a clausole ambigue, l’interpretazione deve valorizzare lo scopo pratico dell’accordo e il principio di conservazione, validando così il rinnovo tacito e la relativa clausola penale.

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Prova del danno: la Cassazione e l'onere probatorio

Un’imprenditrice agricola ha citato in giudizio un istituto di credito per una presunta segnalazione illegittima a una centrale rischi, chiedendo il risarcimento dei danni patrimoniali e non. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda per mancata prova del danno. La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione delle prove e l’opportunità di ricorrere a presunzioni rientrano nel potere discrezionale dei giudici di merito e non sono riesaminabili in sede di legittimità se la motivazione è coerente. L’onere della prova del danno non era stato assolto.

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Distanze legali: estinzione del giudizio in Cassazione

Una complessa controversia immobiliare riguardante la violazione delle distanze legali tra costruzioni confinanti è giunta in Cassazione. La lite, iniziata con domande reciproche di demolizione, si è conclusa inaspettatamente con una declaratoria di estinzione del giudizio. Le parti, infatti, hanno presentato una rinuncia reciproca al ricorso principale e a quello incidentale, portando la Suprema Corte a chiudere il procedimento senza una decisione nel merito, lasciando così definitiva la sentenza d’appello.

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Titolarità passiva TPL: a chi chiedere i pagamenti?

Una società di trasporti ha chiesto in giudizio il pagamento di contributi per il servizio pubblico locale (TPL) alla Regione e al Comune. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d’appello, ha stabilito che a seguito del trasferimento di funzioni e risorse finanziarie dalla Regione al Comune, la titolarità passiva TPL, ovvero la posizione di debitore, spetta esclusivamente al Comune. La Regione, pertanto, non è più obbligata a pagare direttamente le aziende concessionarie.

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Recesso unilaterale: la decisione della Cassazione

In una controversia su un contratto per la vendita di diritti edificatori, la Corte di Cassazione ha confermato il diritto di recesso unilaterale dell’acquirente. La Corte ha stabilito che la clausola che consentiva all’acquirente di richiedere la restituzione della somma versata in caso di mancata approvazione del piano edilizio costituiva un valido patto di recesso, legittimamente esercitato. Di conseguenza, il venditore è stato condannato a restituire l’importo ricevuto.

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Polizza assicurativa: la decorrenza contrattuale vince

Una società di trasporti si è opposta al pagamento di un premio, sostenendo di aver inviato una disdetta tempestiva. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per calcolare i termini di preavviso, la data di decorrenza indicata nella polizza assicurativa prevale sulla data di sottoscrizione, anche se successiva. Di conseguenza, la disdetta è stata giudicata tardiva e il premio dovuto, poiché la durata del contratto non è influenzata dal momento della firma.

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Rinuncia al ricorso: conseguenze e spese legali

Una controversia nata dalla fornitura di un forno difettoso si conclude in Cassazione con una ordinanza che chiarisce gli effetti della rinuncia al ricorso. La Suprema Corte dichiara estinto il giudizio, evidenziando che la rinuncia rende definitiva la sentenza d’appello e comporta, di regola, la condanna del rinunciante al pagamento delle spese legali della controparte, anche in assenza di accettazione.

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Danno da evizione: sì a nuova causa se il danno matura

Un acquirente cita in giudizio il venditore per un’ipoteca non dichiarata sull’immobile. La prima domanda viene respinta perché il danno è solo potenziale. Anni dopo, l’immobile viene pignorato e venduto (evizione). La Corte di Cassazione stabilisce che la seconda azione per il danno da evizione è ammissibile, poiché il rigetto della prima si basava sulla non attualità del pregiudizio, fatto che non preclude una nuova domanda una volta che il danno si è concretizzato.

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