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Responsabilità custode: risarcimento per caduta su buca

La sentenza del Tribunale di Ancona, n. 1191/2025, affronta il tema della responsabilità custode di un Comune per la caduta di una cittadina a causa di una buca stradale. Pur riconoscendo la responsabilità dell’ente ex art. 2051 c.c., il giudice ha ridotto il risarcimento di 1/3, ravvisando un concorso di colpa della danneggiata per non aver prestato la dovuta attenzione a un’insidia prevedibile.

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Responsabilità Custode: Cade su una Buca? Il Comune Paga, ma non del Tutto

La questione della responsabilità custode degli enti pubblici per la manutenzione delle strade è un tema di grande attualità, che bilancia il diritto del cittadino alla sicurezza e l’onere dell’amministrazione. Una recente sentenza del Tribunale di Ancona (n. 1191/2025) offre un’analisi dettagliata di un caso emblematico: una donna cade a causa di una sconnessione del manto stradale e chiede i danni al Comune. Il Tribunale riconosce la responsabilità dell’ente, ma riduce il risarcimento a causa del comportamento della danneggiata. Vediamo perché.

I Fatti del Caso

Una signora, mentre passeggiava di sera nel centro storico di una nota località marittima, cadeva rovinosamente a terra. La causa della caduta era una “disconnessione della pavimentazione stradale”, una buca non visibile nell’immediato e non segnalata. A seguito dell’incidente, la donna riportava una frattura al piede, con conseguenti periodi di prognosi, terapie e limitazioni sia nella vita quotidiana che nell’attività lavorativa, essendo titolare di un negozio che richiedeva di stare in piedi per molte ore.
La signora decideva quindi di citare in giudizio il Comune, chiedendo il risarcimento di tutti i danni patiti, patrimoniali e non, basando la sua richiesta sulla responsabilità custode prevista dall’art. 2051 del Codice Civile.

La Decisione del Tribunale e la Responsabilità del Custode

Il Tribunale ha accolto parzialmente la domanda della ricorrente. Attraverso le testimonianze e una consulenza tecnica, è stato provato il nesso causale tra la buca presente sulla strada (la “cosa in custodia”) e la caduta con conseguenti lesioni (il “danno”).
Il giudice ha ribadito il principio, consolidato dalla Corte di Cassazione, secondo cui la responsabilità ex art. 2051 c.c. ha natura oggettiva. Ciò significa che, per ottenere il risarcimento, il danneggiato deve solo dimostrare il legame di causa-effetto tra la cosa e il danno. Non è necessario provare la colpa del custode (in questo caso, il Comune). Spetta invece al custode, per liberarsi dalla responsabilità, provare il “caso fortuito”, cioè un evento imprevedibile e inevitabile che ha causato il danno, come un fatto del terzo o la condotta dello stesso danneggiato.

Il Concorso di Colpa del Danneggiato e l’impatto sulla responsabilità custode

Questo è il punto cruciale della sentenza. Il Comune si era difeso sostenendo che la buca era visibile, la strada illuminata e che la signora, conoscendo i luoghi, avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione. Il Tribunale ha ritenuto fondate queste argomentazioni, ravvisando un concorso di colpa della danneggiata ai sensi dell’art. 1227 c.c.
Secondo il giudice, l’avvallamento, sebbene costituisse un’insidia, era situato in una zona nota alla ricorrente e le condizioni di illuminazione notturna erano sufficienti. La condotta della signora, pertanto, pur non essendo tale da interrompere completamente il nesso causale (caso in cui non avrebbe avuto diritto a nulla), ha contribuito alla produzione del danno. Questa condotta imprudente è stata valutata come un “fortuito concorrente”, che non esclude la responsabilità del custode ma ne diminuisce l’entità.

La Liquidazione del Danno

Stabilita la responsabilità del Comune nella misura di 2/3 e il concorso di colpa della danneggiata per 1/3, il Tribunale ha proceduto alla quantificazione dei danni:
1. Danno Biologico: Calcolato sulla base delle tabelle di Milano, tenendo conto dei giorni di inabilità temporanea (totale, parziale al 75%, al 50% e al 25%) e del danno permanente (invalidità del 3%).
2. Personalizzazione del Danno: È stato riconosciuto un aumento del 10% per la “maggiore usura lavorativa”, dato che l’attività della signora richiedeva di stare in piedi, rendendo la lesione particolarmente penalizzante.
3. Spese Mediche: Sono state rimborsate tutte le spese documentate e ritenute congrue.
L’importo totale così calcolato è stato poi ridotto di 1/3 in ragione del concorso di colpa della vittima.

Le Motivazioni

La sentenza si fonda su un’articolata ricostruzione dei principi che governano la responsabilità custode. Il Tribunale chiarisce che l’art. 2051 c.c. individua una forma di responsabilità oggettiva, dove il custode risponde dei danni provocati dalla cosa a prescindere da una sua condotta colposa. L’onere della prova per l’attore si limita a dimostrare il nesso eziologico tra la cosa e l’evento dannoso.
La prova liberatoria per il custode consiste nel dimostrare il “caso fortuito”, che può essere un evento naturale, il fatto di un terzo o la condotta dello stesso danneggiato. La condotta del danneggiato assume un ruolo centrale quando la cosa in custodia è inerte (come una pavimentazione). In questi casi, l’interazione umana è indispensabile perché il danno si verifichi.
Tuttavia, non ogni comportamento del danneggiato integra il caso fortuito. La giurisprudenza distingue due scenari:
Fortuito incidente: La condotta della vittima è talmente imprevedibile, anomala ed eccezionale da interrompere del tutto il nesso causale. La cosa diventa una mera occasione dell’evento, e il custode non è responsabile.
Fortuito concorrente: La condotta colposa del danneggiato, pur non essendo così eccezionale da escludere la responsabilità del custode, contribuisce a causare il danno. In questo caso, si applica l’art. 1227 c.c., e il risarcimento viene ridotto in proporzione alla gravità della colpa e all’entità delle conseguenze.
Nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto che la buca, pur essendo un’insidia, fosse prevedibile ed evitabile con l’ordinaria diligenza, data la conoscenza dei luoghi da parte della vittima e la sufficiente illuminazione. La sua disattenzione, quindi, si configura come un “fortuito concorrente” che giustifica la riduzione del risarcimento nella misura di un terzo.

Le Conclusioni

La sentenza offre importanti spunti pratici. Per gli enti pubblici, ribadisce la necessità di una manutenzione costante e attenta del suolo pubblico per prevenire incidenti e le conseguenti richieste di risarcimento. Per i cittadini, funge da monito: il diritto al risarcimento per i danni subiti a causa di insidie stradali non è automatico. L’obbligo generale di prudenza impone di prestare attenzione a dove si cammina, specialmente in luoghi familiari. Una condotta distratta o negligente, anche a fronte di una chiara responsabilità dell’ente, può portare a una significativa riduzione del risarcimento. La responsabilità custode è un principio a tutela del danneggiato, ma non esime quest’ultimo dal dovere di usare l’ordinaria cautela.

Quando un ente pubblico è responsabile per la caduta di un pedone su una buca?
L’ente pubblico è responsabile in base all’art. 2051 c.c. (responsabilità da cose in custodia) quando il danneggiato prova il nesso di causalità tra la buca (la cosa) e la caduta (il danno). È una responsabilità oggettiva, che non richiede la prova della colpa dell’ente. L’ente può liberarsi solo provando il “caso fortuito”, cioè un evento imprevedibile e inevitabile.La disattenzione del pedone può ridurre o annullare il risarcimento?
Sì. Secondo la sentenza, se la condotta del pedone è colposa (ad esempio, per disattenzione in una zona conosciuta e illuminata), si configura un “concorso di colpa” (art. 1227 c.c.). Questo non annulla la responsabilità dell’ente ma porta a una riduzione del risarcimento proporzionale alla colpa del danneggiato (nel caso specifico, 1/3). Se la condotta del pedone fosse l’unica causa del danno, il risarcimento sarebbe escluso del tutto.

Come viene calcolato il risarcimento in caso di concorso di colpa?
Prima si quantifica il danno totale, che comprende il danno biologico (inabilità temporanea e permanente), eventuali personalizzazioni (come il danno da maggiore usura lavorativa) e le spese mediche sostenute. Successivamente, l’importo totale ottenuto viene ridotto in base alla percentuale di colpa attribuita al danneggiato. In questo caso, il danno totale è stato diminuito di un terzo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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