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Infortuni sul lavoro, cautele volte a governare anche il rischio

Infortuni sul lavoro, assenza delle cautele volte a governare il rischio di imprudente esecuzione dei compiti assegnati ai lavoratori. Nel caso esaminato dalla Corte, gli operai erano stati incaricati di accertare le cause del malfunzionamento di un contatore e le dichiarazioni testimoniali acquisite nel corso del processo non provavano che tale accertamento dovesse limitarsi a utilizzare un tester per controllare se quel contatore era alimentato dalla corrente elettrica.

Infortuni sul lavoro, assenza delle cautele volte a governare il rischio di imprudente esecuzione dei compiti assegnati ai lavoratori.

Nel caso esaminato dalla Corte, gli operai erano stati incaricati di accertare le cause del malfunzionamento di un contatore e le dichiarazioni testimoniali acquisite nel corso del processo non provavano che tale accertamento dovesse limitarsi a utilizzare un tester per controllare se quel contatore era alimentato dalla corrente elettrica.

Invero, la deposizione non fornisce indicazioni in tal senso perché spiega che gli operai dovevano accertare se il contatore non era alimentato o era guasto, nel qual caso la ditta costruttrice avrebbe dovuto sostituirlo.

A tal fine dovevano controllare con un tester se al contatore arrivava la corrente “o era scattata qualche termica, qualcosa” e, in caso negativo, “scendere e andare sul quadro da dove parte l’alimentazione”.

Non pare possibile desumere da tale deposizione che i due operai dovessero limitarsi a controllare il quadro da cui parte l’alimentazione elettrica e il contatore al quale l’elettricità sarebbe dovuta arrivare, ma non anche il collegamento elettrico tra quadro e contatore.

Ne consegue che la valutazione della Corte d’Appello, secondo la quale, al momento dell’infortunio, i due operai stavano adempiendo ai compiti loro affidati, non appare frutto di travisamento della prova.

Avendo valutato che l’attività svolta al momento dell’infortunio rientrava tra le mansioni cui i lavoratori erano stati destinati, la Corte di appello ha sottolineato che la scala messa disposizione per compiere quel lavoro era inidonea allo scopo perché gli operai dovevano salire a parecchi metri di altezza da terra e, restando in piedi sulla scala, dovevano adoperare degli utensili (avere quindi le mani occupate).

La Corte di Appello ha ritenuto, quindi, condivisibili le conclusioni esposte in udienza da un tecnico della prevenzione secondo il quale l’unica attrezzatura idonea allo scopo sarebbe stata un trabattello.

La Corte territoriale ha sottolineato, infatti, che la scala non fu utilizzata in modo improprio, ma nell’unico modo concretamente possibile e che, per poter raggiungere il collega, il quale lavorava a una altezza di quasi tre metri dal suolo, e per passargli il materiale di cui aveva bisogno, doveva per forza salire a sua volta sulla scala, sicché la contemporanea presenza sulla stessa di due lavoratori non era eccezionale e imprevedibile, ma inevitabile conseguenza delle modalità operative adottate e della scelta di una attrezzatura inidonea.

In proposito, per giurisprudenza costante, un comportamento, anche avventato, del lavoratore (e non appare tale – per quanto esposto – quello tenuto dagli infortunati nel caso di specie) se realizzato mentre egli è dedito al lavoro affidatogli, può essere invocato come imprevedibile o abnorme solo se il datore di lavoro ha adempiuto tutti gli obblighi che gli sono imposti in materia di sicurezza sul lavoro (Sez. 4, n. 12115 del 03/06/1999, Grande A., Rv. 214999; Sez. 4, n. 1588 del 10/10/2001, Russello, Rv. 220651).

La sfera di rischio che il datore di lavoro era chiamato a governare, dunque, era esattamente quella connessa al pericolo di caduta dall’alto e l’evento lesivo non si verificò perché il comportamento dei lavoratori determinò l’attivarsi di un rischio eccentrico rispetto a quello prevedibile, ma perché quel rischio non fu prevenuto in maniera adeguata.

A ciò deve aggiungersi che, secondo un orientamento interpretativo, che non può essere trascurato, non si configura un rischio “eccentrico”, concretato dall’imprudenza del lavoratore e idoneo ad escludere il nesso di causa tra la condotta o l’omissione del datore di lavoro e l’infortunio, in caso di assenza delle cautele volte a governare anche il rischio di imprudente esecuzione dei compiti assegnati ai lavoratori (Sez. 4, n. 27871 del 20/03/2019, Simeone, Rv. 276242; Sez. 4, n. 7364 del 14/01/2014, Scarselli, Rv. 259321).

La sentenza impugnata ha escluso la possibilità di ipotizzare il concorso di colpa dei lavoratori facendo puntuale applicazione dei principi giurisprudenziali in forza dei quali “in caso di incidente originato dall’assenza o dalla inidoneità delle misure di sicurezza, nessuna efficacia causale può essere attribuita al comportamento del lavoratore infortunato che eventualmente abbia dato occasione all’evento, quando questo sia da ricondursi alla mancanza o insufficienza di quelle cautele che, se adottate, avrebbero neutralizzato il rischio del comportamento del lavoratore” (Sez. 4, n. 36339 del 07/06/2005, Salzano, Rv. 232227; Sez. 4, n. 23729 del 19/04/2005 Spinoza, Rv. 231736).

Nemmeno può essere riconosciuta la abnormità del comportamento tenuto dagli infortunati, dovendosi considerare “abnorme” solo il comportamento che, per la sua stranezza ed imprevedibilità, si ponga al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte delle persone preposte all’applicazione delle misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro (Sez. 4, n. 2614 del 26/10/2006, dep. 2007, Palmieri, Rv. 236009).

Corte di Cassazione, Sezione Quarta Penale, Sentenza n. 18059 del 6 maggio 2022

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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