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Diritto del Lavoro

Opposizione cartella esattoriale: quando non basta?

Il Tribunale di Bergamo, in funzione di Giudice del Lavoro, ha rigettato l’opposizione a una cartella esattoriale per contributi previdenziali. La sentenza chiarisce che le eccezioni puramente formali, come la presunta mancata notifica (se invece avvenuta via PEC) o l’adesione a una rottamazione per debiti diversi, non sono sufficienti per annullare la pretesa, se non si contesta il merito del credito. L’opposizione cartella esattoriale è stata quindi respinta con condanna alle spese.

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Carta del docente ai precari: la sentenza di Bergamo

Con la sentenza del 9 luglio 2025 (N. R.G. 877/25), il Tribunale di Bergamo ha riconosciuto il diritto alla Carta del docente anche per gli insegnanti precari. La decisione stabilisce che escludere i docenti con contratto a tempo determinato dal bonus di 500€ per la formazione costituisce una discriminazione illegittima, in linea con la giurisprudenza europea e nazionale. Il Ministero è stato condannato a erogare il beneficio per gli anni scolastici dal 2020/21 al 2022/23.

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Immunità giurisdizionale: licenziamento e consolato

La Corte di Cassazione, con la sentenza Sez. U n. 34474/2019, affronta il tema dell’immunità giurisdizionale di uno Stato estero in una controversia di lavoro. Una dipendente di un Consolato, licenziata per giusta causa, ha impugnato il provvedimento chiedendo la reintegrazione. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che, sebbene il giudice italiano abbia giurisdizione sulle richieste patrimoniali (es. indennità), non può ordinare la reintegrazione nel posto di lavoro, poiché tale atto inciderebbe sui poteri sovrani di organizzazione dello Stato estero, protetti dall’immunità ristretta.

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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il processo

Con la sentenza n. 34455 del 24/12/2019, la Cassazione Civile, Sezione Lavoro, analizza gli effetti della rinuncia al ricorso. Nel caso specifico, un direttore sanitario aveva impugnato la revoca del suo incarico. Giunto in Cassazione, ha presentato una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte, un’azienda sanitaria. La Corte ha dichiarato l’estinzione del processo ai sensi dell’art. 391 c.p.c., chiarendo che tale esito non comporta il raddoppio del contributo unificato, previsto solo in caso di rigetto o inammissibilità.

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Fondo di Garanzia INPS: quando non paga le retribuzioni

Con la sentenza n. 34462/2019, la Cassazione Civile, Sez. Lavoro, ha stabilito che il Fondo di Garanzia INPS non è tenuto a corrispondere le ultime retribuzioni se il rapporto di lavoro del dipendente prosegue con la procedura di amministrazione straordinaria del datore di lavoro. La Corte ha chiarito che la funzione del Fondo è di natura previdenziale, per sostenere il reddito perso a causa della cessazione del rapporto, e non per recuperare crediti quando l’attività lavorativa continua. Il ricorso dell’INPS è stato quindi accolto, cassando la precedente decisione di merito.

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Rimborso spese legali: quando spetta al dipendente?

Con la sentenza n. 34457 del 24/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. Lavoro, ha stabilito che il rimborso delle spese legali al dipendente, processato per fatti connessi al servizio, è subordinato alla preventiva assenza di un conflitto di interessi con l’azienda. L’assoluzione nel giudizio penale non è di per sé sufficiente a garantire il rimborso se sussiste un conflitto, come nel caso di reati contestati ai danni dello stesso datore di lavoro. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva concesso il rimborso, ribadendo che l’assenza di conflitto è un presupposto imprescindibile previsto dalla contrattazione collettiva.

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Licenziamento giusta causa: la prassi illecita non salva

Con la sentenza n. 34456 del 24/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. Lavoro, ha stabilito che la partecipazione di un lavoratore a una prassi aziendale illecita diffusa non attenua la gravità della sua condotta ai fini del licenziamento per giusta causa. Nel caso esaminato, un quadro responsabile della qualità aveva attivamente contribuito a falsificare i dati sulla qualità del servizio. La Corte ha ritenuto che tale comportamento, soprattutto data la posizione di responsabilità, leda irrimediabilmente il vincolo fiduciario, rendendo irrilevante la circostanza che tale pratica fosse diffusa in azienda e legittimando il licenziamento per giusta causa.

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Cessazione materia contendere: accordo e fine del processo

L’Ordinanza del 06.03.2025 (R.G. n. 61-1/2025) analizza un caso di reclamo contro un licenziamento per inidoneità alla mansione. Le parti hanno raggiunto un accordo conciliativo, risolvendo ogni aspetto della lite. Di conseguenza, il Collegio ha dichiarato la cessazione materia del contendere, decidendo di non provvedere sull’istanza cautelare.

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Rinnovo contratto: quando la proroga è legittima?

La Cass. Civ., Sez. L, n. 34733 del 30/12/2019 analizza il caso di un rinnovo contratto di collaborazione legato a una convenzione esterna. La Corte stabilisce che se la proroga è prevista come condizione in una clausola scritta, non si tratta di un ‘rinnovo contratto’ tacito e illegittimo, anche in ambiti collegati al settore pubblico, bensì di un’integrazione del contratto originale.

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Licenziamento dirigente: quando è legittimo? La Cass.

La Cass. Civ., Sez. L, n. 34736/2019 analizza il licenziamento dirigente per giusta causa. La Corte conferma la legittimità del recesso basato su negligenza e condotte lesive del rapporto fiduciario, anche a fronte di una nozione di ‘giustificatezza’ più ampia per i dirigenti. Il caso chiarisce i confini del potere di recesso del datore di lavoro in queste posizioni apicali.

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Incompatibilità medico pensionato: la Cassazione decide

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. L, n. 34732 del 30/12/2019, la Corte Suprema ha affrontato il tema dell’incompatibilità medico pensionato. Un dottore, già in pensione dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), si è visto negare un nuovo incarico come medico convenzionato. La Corte ha rigettato il suo ricorso, stabilendo che i contratti collettivi (ACN) possono legittimamente prevedere cause di incompatibilità non contemplate dalla legge, al fine di garantire una migliore distribuzione del lavoro medico e la qualità dei servizi, distinguendo tale disciplina da quella generale sul cumulo tra pensione e redditi da lavoro.

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Mansioni superiori: quando spetta la retribuzione

Il Tribunale di Ancona, Sez. Lavoro, con sentenza del 04/07/2025 nel caso n. 1201/2023, ha riconosciuto il diritto di un lavoratore al pagamento delle differenze retributive per lo svolgimento di mansioni superiori. A seguito di una precedente pronuncia non definitiva, il giudice ha condannato la parte datoriale a versare la somma lorda di € 8.208,48, oltre interessi e rivalutazione. Le spese legali sono state compensate per 2/3 dato l’accoglimento solo parziale della domanda iniziale.

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Licenziamento giustificato motivo oggettivo: la prova

Il Tribunale di Ancona (Sent. n. 426/2025) dichiara illegittimo un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Il giudice ha stabilito che il datore di lavoro non ha fornito prova sufficiente del calo di attività e ha violato l’obbligo di repechage, condannandolo al risarcimento e al pagamento del lavoro straordinario.

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Progressione economica supplenti: sì alla parità

Con la sentenza n. 7658/2019, la Cass. Civ., Sez. Lavoro, ha dichiarato inammissibile il ricorso del Ministero dell’Istruzione. Il caso riguardava il diritto alla progressione economica supplenti, negata a un’assistente amministrativa con contratti a termine. La Corte ha preso atto della rinuncia del Ministero, basata sull’ormai consolidato orientamento che vieta la discriminazione retributiva tra personale di ruolo e precario, in linea con la direttiva UE 1999/70/CE.

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Onere della prova licenziamento: chi paga il conto?

Con la sentenza n. 7647/2019, la Cassazione Civile, Sezione Lavoro, ha affrontato il tema dell’onere della prova nel licenziamento illegittimo. Un istituto di credito, condannato a risarcire un dipendente, sosteneva che il risarcimento dovesse essere ridotto per la mancata ricerca di un nuovo lavoro da parte di quest’ultimo. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’onere della prova della negligenza del lavoratore grava interamente sul datore di lavoro, il quale deve allegare fatti specifici e non può limitarsi a una contestazione generica.

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Rinuncia tacita nel lavoro: la Cassazione decide

Con la sentenza n. 7590/2019, la Cassazione Civile, Sez. Lavoro, affronta il tema della rinuncia tacita ai diritti derivanti da contratti a termine. Il caso riguarda una lavoratrice che, dopo anni di contratti a termine e un lungo periodo di inattività, ha accettato un’assunzione a tempo indeterminato dalla stessa azienda. La Corte ha stabilito che la combinazione del lungo tempo trascorso e l’accettazione del nuovo contratto stabile costituisce un comportamento concludente, interpretabile come una rinuncia tacita alla richiesta di continuità del rapporto di lavoro precedente. Gli altri motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili per vizi procedurali.

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Clausola di contingentamento: onere della prova del datore

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. L, n. 7589 del 18/03/2019, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una compagnia aerea in amministrazione straordinaria, confermando la nullità di un contratto a termine. La Corte ha ribadito due principi chiave: la competenza del giudice del lavoro per le cause sullo ‘status’ del lavoratore anche in caso di insolvenza aziendale, e l’onere del datore di lavoro di provare il rispetto della clausola di contingentamento. La mancata allegazione specifica dei dati numerici non può essere sanata da una richiesta di prova testimoniale.

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Sospensione cautelare dipendente pubblico: il diritto

La Cass. Civ., Sez. L, n. 7657/2019, stabilisce che in caso di sospensione cautelare del dipendente pubblico per un procedimento penale, se l’amministrazione non avvia il procedimento disciplinare dopo la fine di quello penale, il dipendente ha diritto alla ‘restitutio in integrum’ (piena retribuzione). L’onere di riattivare il procedimento è dell’ente, non del lavoratore. La mancata comunicazione della sentenza penale da parte del lavoratore è irrilevante.

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Licenziamento dirigente: quando la side hustle costa il posto

Con sentenza del 05/11/2024 (RG 5430/2024), il Tribunale di Milano ha analizzato il caso di un licenziamento di un dirigente per la sua intensa attività extralavorativa. Il Tribunale ha escluso la ‘giusta causa’, ma ha ritenuto il licenziamento ‘giustificato’ a causa della violazione del rapporto fiduciario, specificamente per aver promosso il suo progetto personale ai propri sottoposti e aver utilizzato le risorse aziendali per scopi privati. Di conseguenza, pur confermando la legittimità del recesso, ha condannato la società al pagamento dell’indennità di preavviso.

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Inquadramento e straordinario autista

La sentenza chiarisce la distinzione tra livello professionale di autista e la corretta interpretazione del contratto collettivo in relazione alle mansioni svolte. Inoltre, conferma che i tempi di percorrenza per raggiungere il luogo di lavoro costituiscono orario di lavoro straordinario.

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