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Codice Penale

Mancata notifica del ricorso e del decreto

Mancata notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell’udienza di discussione, può essere sanata.

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
IL TRIBUNALE DI VELLETRI
Sezione Lavoro

Il giudice, nella causa iscritta al numero 3364 del ruolo generale dell’anno 2022 promossa da XXX (Avv.) contro YYY srl, avente ad oggetto la domanda di pagamento di differenze retributive, ha pronunciato la seguente

SENTENZA n. 173/2023 pubblicata il 28/02/2023

ai sensi dell’art. 429, primo comma, c.p.c. come modificato dall’art. 53, secondo comma, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito in legge 6 agosto 2008 n. 133, dando lettura del dispositivo e della esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione.

FATTO E DIRITTO

Con ricorso depositato il 23 giugno 2022, parte ricorrente ha convenuto in giudizio YYY srl, chiedendo al giudice di condannare parte convenuta al pagamento di differenze retributive, per € 12.515,97,

La parte convenuta non si è costituita in giudizio e all’odierna udienza nessuna delle parti è comparsa; stante la mancata prova della notifica del ricorso e del decreto di fissazione di udienza, deve essere esaminata la procedibilità del ricorso.

Osserva l’Ufficio che nelle controversie soggette al rito del lavoro, in caso di mancata comparizione all’udienza di almeno una delle parti in causa, il giudice può fissare altra udienza per il prosieguo del giudizio solo su impulso della parte, non potendo provvedervi d’ufficio (cfr. Cass. 5 marzo 2003 n. 3251, la quale ha ribadito che, nelle controversie in esame, “la mancata notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell’udienza di discussione, da parte del ricorrente che abbia ritualmente depositato l’atto introduttivo, può essere sanata mediante assegnazione di un nuovo termine per la notifica, ex art. 291 c.p.c., a condizione che almeno una delle parti sia comparsa all’udienza originariamente fissata, non potendo il giudice, in caso contrario, disporre d’ufficio la prosecuzione del giudizio contro il disinteresse della parte”); pertanto, tale omissione è qualificabile alla stregua di una rinuncia implicita agli atti del giudizio ai sensi dell’art. 306 c.p.c., che non necessita dell’accettazione della controparte nel caso in cui, come nella specie, quest’ultima non si sia costituita in giudizio.

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (cfr. Cass. SS.UU. 30 luglio 2008 n. 20604) hanno evidenziato che “la rilevanza che in detta evoluzione ha assunto la costituzionalizzazione del principio di cui all’art. 111, comma 2, Cost. inducono a ritenere inapplicabile anche nel rito del lavoro – e non estensibile neppure in via analogica – a fronte di una notifica inesistente (giuridicamente o di fatto) un sistema sanante quale quello apprestato dall’art. 291 c.p.c., e, conseguentemente, portano al superamento dell’indirizzo giurisprudenziale che – sull’assunto del perfezionamento dell’atto di impugnazione ai sensi dell’art. 435 c.p.c., con il solo deposito del ricorso nei termini previsti dalla legge nella cancelleria del giudice ad quem – ha statuito che il giudice d’appello che rilevi qualsiasi vizio della notifica o anche la sua inesistenza deve indicarlo all’appellante ex art. 421 c.p.c. e deve assegnare allo stesso, previa fissazione di una altra udienza di discussione, un termine necessariamente perentorio per provvedere a notificare il ricorso unitamente al decreto presidenziale di fissazione di nuova udienza” e tale orientamento risulta confermato più recentemente dalla medesima Corte di legittimità (Cass. ord. 12 ottobre 2021 n. 27786).

Sulla base di tali indicazioni della Corte di Cassazione, è esclusa la possibilità di sanare l’omissione della notifica del ricorso (nella fattispecie di appello, ma nella sentenza si fa espresso riferimento anche alle ipotesi di ricorso in opposizione a decreto ingiuntivo o a cartella esattoriale), da cui derivano l’inefficacia del ricorso medesimo e la dichiarazione di improcedibilità dello stesso, mentre il giudice non potrebbe concedere ulteriore termine ai sensi del terzo comma dell’art. 291 c.p.c. (cfr., sul punto, Trib. Roma, 10 maggio 2016).

Tale conclusione non può mutare neppure alla luce della più recente pronuncia della Suprema Corte secondo la quale nel rito del lavoro, nel caso di omessa o inesistente notifica del ricorso introduttivo del giudizio e del decreto di fissazione dell’udienza, è ammessa la concessione di un nuovo termine, perentorio, per la rinnovazione della notifica (Cass. 27 gennaio 2015 n. 1483), in quanto l’applicazione di tale principio presuppone pur sempre un impulso di parte, che nel caso in esame non vi è stato, avendo al contrario i ricorrenti dichiarato di non aver provveduto alla notifica del ricorso e di non voler coltivare il giudizio, con ben due atti depositati in via telematica.

Ne consegue che il processo deve essere dichiarato improcedibile e il giudizio estinto.

P.Q.M.

disattesa ogni diversa istanza, eccezione o deduzione, dichiara improcedibile il ricorso ed estinto il processo.

Velletri, 28 febbraio 2023

Il giudice

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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