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Liquidazione giudiziale: quando si presume l’insolvenza

Il Tribunale di Ancona (Sentenza 62/2025 del 01/07/2025) ha aperto la liquidazione giudiziale di una S.R.L.S. su ricorso di due creditori. La decisione si fonda sulla presunzione di superamento dei limiti dimensionali (art. 2 CCII), dato il mancato deposito dei bilanci dal 2014, e sullo stato di insolvenza conclamato, con debiti per oltre 400.000 euro verso dipendenti, fisco e enti previdenziali, superando la soglia di cui all’art. 49 CCII.

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Pubblicato il 7 luglio 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile

La liquidazione giudiziale rappresenta il capolinea per un’impresa che non riesce più a far fronte ai propri debiti. Ma cosa succede quando un’azienda, oltre a non pagare, diventa un fantasma per lo Stato, omettendo per anni il deposito dei bilanci? Una recente sentenza del Tribunale di Ancona fa luce su un aspetto cruciale: l’inerzia e la mancanza di trasparenza del debitore possono creare una presunzione legale che spiana la strada alla dichiarazione di insolvenza. Analizziamo come l’omissione di obblighi contabili e la mancata difesa in giudizio diventino elementi determinanti per l’apertura della procedura.

I Fatti del Caso: Una Società Silente e Debiti Crescenti

Il caso ha origine dal ricorso presentato da due creditori (ex dipendenti) nei confronti di una società a responsabilità limitata semplificata (S.R.L.S.). La società debitrice presentava un quadro allarmante: l’ultimo bilancio depositato al Registro delle Imprese risaliva all’anno 2014. Per oltre un decennio, quindi, l’azienda aveva operato nell’ombra, senza adempiere a uno degli obblighi fondamentali di trasparenza contabile.

Questo, unito a una pesante situazione debitoria, ha spinto i creditori ad agire. I debiti accertati includevano:
* Crediti da lavoro per quasi 11.000 euro.
* Debiti tributari verso l’Agenzia delle Entrate per oltre 105.000 euro.
* Debiti per contributi e sanzioni verso enti previdenziali per circa 280.000 euro.

Un ammontare complessivo che superava abbondantemente la soglia minima di 30.000 euro di debiti scaduti richiesta dall’art. 49 del Codice della Crisi per poter procedere.

La Decisione del Tribunale sulla Liquidazione Giudiziale

Il Tribunale di Ancona, esaminati gli atti, ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale. La decisione si fonda su due pilastri logico-giuridici interconnessi: la presunzione di superamento dei limiti dimensionali e la prova manifesta dello stato di insolvenza.

L’Onere della Prova e la Presunzione di Superamento dei Limiti

Il Codice della Crisi (art. 2, comma 1, lett. d) stabilisce delle soglie dimensionali (relative ad attivo patrimoniale, ricavi e debiti) al di sotto delle quali un’impresa non è soggetta a liquidazione giudiziale. La giurisprudenza, richiamata nella sentenza, ha chiarito un punto fondamentale: spetta al debitore dimostrare di trovarsi sotto queste soglie.

Nel caso specifico, la società debitrice, pur avendo ricevuto la notifica del ricorso, non si è costituita in giudizio. Questa assenza, unita alla cronica mancanza di bilanci depositati, ha impedito qualsiasi verifica della sua reale situazione economica. Di conseguenza, il Tribunale ha applicato il principio secondo cui, in mancanza di prova contraria fornita dal debitore, si presume che le soglie siano state superate. L’inerzia si è trasformata in una prova a sfavore.

Lo Stato di Insolvenza Conclamato

Il secondo e più evidente pilastro è lo stato di insolvenza. L’insolvenza, definita come l’incapacità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni, era palese. L’enorme mole di debiti certi, liquidi ed esigibili verso dipendenti, Fisco ed enti previdenziali, come documentato dalle certificazioni prodotte in giudizio, dimostrava in modo inequivocabile l’incapacità strutturale della società di far fronte ai propri impegni.

Le Motivazioni della Sentenza

Il Tribunale ha motivato la sua decisione evidenziando come la condotta della società debitrice abbia attivato una presunzione legale difficile da superare. Non depositare i bilanci e non difendersi in giudizio equivale a consentire che il giudice ritenga superati i limiti dimensionali per l’assoggettabilità alla procedura. Inoltre, l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati, ben documentato dai ricorrenti, superava di gran lunga la soglia prevista dalla legge, rendendo manifesta l’insolvenza. Il giudice ha quindi ritenuto sussistenti tutti i presupposti oggettivi e soggettivi previsti dagli articoli 1, 2 e 121 del Codice della Crisi per dichiarare aperta la liquidazione giudiziale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa sentenza offre un monito importante per ogni imprenditore. La corretta e puntuale tenuta della contabilità e il deposito dei bilanci non sono meri adempimenti formali, ma presidi di legalità e trasparenza essenziali per la vita dell’impresa. Ignorare questi obblighi, soprattutto in una situazione di difficoltà finanziaria, è la strategia peggiore. L’ordinamento, infatti, interpreta tale inerzia come un indice di crisi grave, invertendo l’onere della prova e facilitando l’apertura di procedure liquidatorie. La lezione è chiara: la trasparenza contabile e la gestione proattiva delle passività sono fondamentali per tutelare l’azienda, anche nei momenti di crisi.

Cosa succede se una società non deposita i bilanci per molti anni?
La mancata presentazione dei bilanci, unita alla mancata costituzione in giudizio, fa scattare una presunzione legale. Si presume che la società superi le soglie dimensionali previste dalla legge, rendendola così soggetta alla procedura di liquidazione giudiziale. L’onere di dimostrare il contrario ricade interamente sulla società stessa.
Chi deve dimostrare che una società è “sotto soglia” per evitare la liquidazione giudiziale?
Spetta sempre al debitore dimostrare di possedere i requisiti per essere considerato un’impresa ‘sotto soglia’ e quindi non assoggettabile alla liquidazione giudiziale. Se non fornisce questa prova (ad esempio, non presentandosi in tribunale o non avendo bilanci), il giudice presumerà che i limiti siano stati superati.

Basta avere dei debiti per subire una liquidazione giudiziale?
No, non basta avere debiti. È necessario trovarsi in uno “stato di insolvenza”, cioè un’incapacità strutturale e non transitoria di pagare regolarmente i propri debiti. Inoltre, l’ammontare complessivo dei debiti scaduti e non pagati deve essere superiore a 30.000 euro (art. 49 CCII).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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