La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21858/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di risarcimento danno minaccia. Un cittadino aveva richiesto un risarcimento per i danni subiti a seguito di una minaccia, ma la sua domanda è stata respinta sia in primo grado che in appello per mancata prova del danno. La Suprema Corte ha confermato queste decisioni, rigettando il ricorso. Il punto centrale è che la commissione del reato di minaccia, pur ledendo un bene giuridico come la libertà morale, non comporta un risarcimento automatico. La vittima deve sempre fornire la prova concreta delle conseguenze dannose, patrimoniali o non patrimoniali, che ha subito a causa dell’illecito. La Corte ha escluso la configurabilità di un ‘danno in re ipsa’, ribadendo che il danno deve essere sempre una conseguenza effettiva e dimostrata.
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