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Diritto Civile

Responsabilità avvocato: ricorso inammissibile

Un cliente ha citato in giudizio il proprio legale per responsabilità avvocato, sostenendo che un errato consiglio professionale in un processo penale gli avesse causato un danno. Le corti di merito hanno respinto la domanda, non ravvisando un nesso di causalità tra la condotta del legale e il danno lamentato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile, in sede di legittimità, richiedere una nuova valutazione dei fatti o delle prove, ma solo contestare errori di diritto. Il ricorrente è stato anche condannato per lite temeraria.

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Inefficacia sopravvenuta del trattenimento in CPR

Un cittadino straniero, dopo la scarcerazione, viene trattenuto in un CPR in attesa di espulsione. Successivamente, l’ordine di espulsione viene sospeso. La Cassazione dichiara l’inefficacia sopravvenuta del provvedimento di convalida del trattenimento, poiché questo perde il suo fondamento giuridico con la sospensione dell’atto principale, ovvero l’espulsione.

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Responsabilità precontrattuale: revoca e risarcimento

Una controversia immobiliare tra fratelli approda in Cassazione. La Corte chiarisce che, anche in assenza di un contratto scritto valido, la revoca ingiustificata di un’autorizzazione verbale che ha generato legittimo affidamento e spese, configura una responsabilità precontrattuale. Di conseguenza, la parte che ha subito la revoca ha diritto al risarcimento delle spese sostenute (interesse negativo), ma non dei vantaggi mancati dall’accordo non concluso.

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Sagoma edificio: chiudere una terrazza è nuova costruzione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la chiusura di una terrazza preesistente, con l’aggiunta di pareti vetrate e copertura, costituisce una nuova costruzione e non rientra nel concetto di sagoma edificio preesistente. Tale intervento, aumentando il volume e modificando il profilo dell’immobile, deve rispettare le distanze minime dal confine previste dai regolamenti locali. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che, applicando erroneamente il principio del “vuoto per pieno”, aveva ritenuto l’opera legittima.

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Certificato smaltimento rifiuti: obbligo per l'appaltatore

Una società appaltatrice esegue lavori di bonifica da amianto ma non consegna il certificato smaltimento rifiuti alla committente. Quest’ultima si rifiuta di saldare il corrispettivo per tale prestazione. La Corte di Cassazione conferma la decisione della Corte d’Appello, stabilendo che la mancata consegna del certificato costituisce un grave inadempimento contrattuale. Tale documento è fondamentale per liberare la committente dalla responsabilità sulla gestione del rifiuto pericoloso, giustificando il mancato pagamento.

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Crediti ereditari: le regole se il debitore è coerede

Una coerede ha citato in giudizio il fratello, anch’egli coerede, per un debito che quest’ultimo aveva nei confronti del genitore defunto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo le regole sui crediti ereditari quando il debitore è un altro coerede. A differenza dei debiti di terzi, questi crediti non vengono riscossi per intero da un singolo erede, ma vengono regolati durante la divisione ereditaria tramite imputazione alla quota del coerede debitore. La decisione della Corte d’Appello di riconoscere solo una somma pro quota è stata quindi confermata.

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Delega vice prefetto: onere della prova e validità atti

Un cittadino ha impugnato due sanzioni amministrative firmate da un vice prefetto aggiunto, sostenendo la mancanza di una specifica delega vice prefetto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che spetta al ricorrente provare l’assenza di delega e che tale eccezione deve essere sollevata tempestivamente nell’atto di opposizione iniziale. La Corte ha inoltre chiarito che la competenza del vice prefetto può derivare direttamente dalla legge e dai principi di organizzazione della pubblica amministrazione, senza necessità di menzionare la delega nell’atto sanzionatorio.

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Compensazione Giudiziale: Requisiti di Certezza

In una lunga controversia tra un Comune e una società energetica, la Cassazione ha stabilito i limiti della compensazione giudiziale. Un controcredito, per estinguere un debito accertato, non solo deve essere certo nella sua esistenza, ma anche di “facile e pronta liquidazione”. La Corte ha rigettato la richiesta del Comune di compensare il proprio debito con crediti risarcitori derivanti da un accordo del 1959, giudicandoli troppo complessi e non immediatamente quantificabili, confermando così la decisione di merito.

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Azione di arricchimento: quando è ammissibile?

Una società creditrice, dopo il fallimento della propria richiesta di restituzione di un finanziamento per mancanza di prova del contratto, ha agito con un’azione di arricchimento senza causa. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale azione è ammissibile. La Corte ha chiarito che il rigetto della domanda principale per difetto di prova del titolo contrattuale non preclude la domanda sussidiaria, che dovrà quindi essere esaminata nel merito.

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Appello inammissibile: onere della prova in Cassazione

Una società che gestisce uno stabilimento balneare si è vista respingere la richiesta di indennizzo per furto. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’appello inammissibile presentato dalla società, sottolineando la mancata specificità del ricorso e il mancato rispetto dell’onere di riproporre correttamente le istanze istruttorie respinte in primo grado. La decisione ribadisce che la vittoria in un processo dipende non solo dalla ragione nel merito, ma anche dal rigoroso rispetto delle regole procedurali.

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Revocazione decreto ingiuntivo: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’azienda sanitaria contro la decisione che negava la revocazione di un decreto ingiuntivo. L’azienda aveva proposto opposizione tardiva e, una volta divenuto definitivo il decreto, aveva tentato la via della revocazione per dolo, sebbene i motivi fossero già noti al momento dell’opposizione. La Corte ha ribadito che la revocazione è un rimedio straordinario e sussidiario, non utilizzabile quando i fatti a suo fondamento potevano essere dedotti con l’opposizione ordinaria. La chiave di volta è il momento della conoscenza dei vizi che giustificherebbero la revocazione decreto ingiuntivo.

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Presunzioni semplici: un solo indizio basta?

Un cittadino si oppone a un pignoramento basando la sua difesa su un unico indizio. La Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo che le presunzioni semplici richiedono prove gravi e precise. La Corte conferma che, sebbene un solo elemento possa bastare, deve possedere una forza probatoria tale da fondare il convincimento del giudice, altrimenti la pretesa è infondata e giustifica la revoca del gratuito patrocinio.

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Risarcimento Danno Minaccia: La Prova è Necessaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21858/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di risarcimento danno minaccia. Un cittadino aveva richiesto un risarcimento per i danni subiti a seguito di una minaccia, ma la sua domanda è stata respinta sia in primo grado che in appello per mancata prova del danno. La Suprema Corte ha confermato queste decisioni, rigettando il ricorso. Il punto centrale è che la commissione del reato di minaccia, pur ledendo un bene giuridico come la libertà morale, non comporta un risarcimento automatico. La vittima deve sempre fornire la prova concreta delle conseguenze dannose, patrimoniali o non patrimoniali, che ha subito a causa dell’illecito. La Corte ha escluso la configurabilità di un ‘danno in re ipsa’, ribadendo che il danno deve essere sempre una conseguenza effettiva e dimostrata.

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Prescrizione presuntiva e compensi professionali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un avvocato che chiedeva il pagamento dei suoi compensi a un’ex cliente. La Corte ha confermato la validità dell’eccezione di prescrizione presuntiva sollevata dalla cliente, chiarendo che tale istituto si basa su una presunzione legale di avvenuto pagamento dopo un certo periodo. È stato stabilito che la mancata contestazione esplicita del debito non equivale a un’ammissione che impedisce l’applicazione della prescrizione, poiché il silenzio della parte debitrice è compatibile con la presunzione di estinzione del rapporto.

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Muro di contenimento: quando è una costruzione?

In una disputa sulle distanze legali, la Corte di Cassazione esamina se un muro di contenimento debba essere considerato una costruzione. La Corte d’Appello aveva ordinato la demolizione di un fabbricato costruito a ridosso di un muro che sosteneva un terrapieno parzialmente artificiale. Ritenendo la questione di notevole importanza giuridica, la Cassazione ha rinviato la decisione finale a un’udienza pubblica per definire con chiarezza la natura del muro di contenimento e l’interazione tra normative nazionali e locali sulle distanze.

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Efficacia contratto preliminare: quando è superato?

Una società acquirente citava in giudizio la venditrice per ottenere il trasferimento del 51% delle quote di una terza società, come previsto da un contratto preliminare. Tuttavia, un successivo contratto aveva trasferito solo il 49% delle quote. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il secondo contratto aveva un’efficacia innovativa che sostituiva completamente il preliminare, basandosi sull’interpretazione della volontà delle parti che avevano creato un nuovo assetto di interessi. La limitata efficacia del contratto preliminare è stata quindi confermata.

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Clausola Risolutiva Espressa: Quando è inefficace?

Una proprietaria immobiliare si è opposta a un’ingiunzione di pagamento di un’impresa edile, sostenendo la risoluzione del contratto per inadempimento basata su una clausola risolutiva espressa e presunti vizi dell’opera. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che una clausola contrattuale generica, che fa riferimento a un vasto complesso di norme senza specificare obbligazioni precise, è una mera ‘clausola di stile’ e quindi inefficace ai fini della risoluzione automatica del contratto. La Corte ha inoltre chiarito l’inammissibilità dei ricorsi contro decisioni fondate su più ragioni autonome, qualora non vengano tutte validamente contestate.

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Onere della prova appalto: chi paga i lavori extra?

Una società committente si opponeva al pagamento di lavori extra-contratto, sostenendo di non averli mai autorizzati. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni precedenti, ha stabilito che l’onere della prova in un appalto spetta sempre all’impresa esecutrice. Quest’ultima deve dimostrare in modo inequivocabile di aver ricevuto un’autorizzazione specifica dal committente per eseguire e farsi pagare le opere aggiuntive. Le sole fatture o la contabilità del direttore dei lavori non costituiscono prova sufficiente.

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Azione revocatoria donazione: la decisione della Corte

Una creditrice ha avviato un’azione revocatoria per una donazione fatta dal fratello defunto ai propri figli. Poiché uno dei beni donati era in comunione legale, è stata coinvolta anche la moglie del defunto. La Corte di Cassazione ha confermato la validità dell’azione, rigettando le eccezioni sulla mancanza di legittimazione passiva della moglie e sulla necessità di coinvolgere tutti gli eredi, i quali avevano rinunciato all’eredità. L’ordinanza chiarisce i presupposti per l’azione revocatoria in contesti familiari complessi.

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Azione revocatoria: quando la vendita è a rischio?

La Corte di Cassazione conferma la revoca di una vendita immobiliare effettuata da un amministratore di una società poi fallita. L’azione revocatoria è stata accolta poiché la vendita, avvenuta a un prezzo irrisorio (1/3 del valore di mercato) a una persona legata al debitore, pregiudicava le ragioni dei creditori. La Corte ha ribadito che per agire è sufficiente una ‘plausibile ragione di credito’, non un credito già accertato, e che la consapevolezza del danno può essere desunta da molteplici indizi, come i legami familiari e il prezzo di vendita.

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