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Ritenute previdenziali, omesso versamento

Avverso la sentenza l’imputato proponeva ricorso per cassazione In particolare, si sosteneva che, ai fini della sussistenza dell’elemento soggettivo della fattispecie delittuosa di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali sarebbe imprescindibile analizzare, oltre che il dolo generico, la situazione contingente dell’impresa.

Pubblicato il 09 October 2022 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Con sentenza del 6 novembre 2020, la Corte d’appello di Perugia confermava la sentenza del Tribunale di Terni emessa il 5 aprile 2019, con la quale l’imputato era stato condannato alla pena di giorni 20 di reclusione ed Euro 200,00 di multa, in relazione al reato di cui al Decreto Legge n. 463 del 1983, articolo 2, comma 1-bis – convertito, con modificazioni, dalla L. n. 638 del 11 novembre 1983, – per avere, in qualità di amministratore unico di una società, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, omesso di versare all’INPS competente per territorio le ritenute assistenziali e previdenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, nei mesi di novembre e dicembre 2012, per un importo complessivo di Euro 16.104,54.

Avverso la sentenza l’imputato proponeva ricorso per cassazione

In particolare, si sosteneva che, ai fini della sussistenza dell’elemento soggettivo della fattispecie delittuosa di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali sarebbe imprescindibile analizzare, oltre che il dolo generico, la situazione contingente dell’impresa.

Di tale ultimo aspetto i giudici di merito si sarebbero disinteressati, non avendo considerato le serie difficoltà finanziarie in cui versava la società sin dal 2011 e riconoscendo impropriamente l’intenzionalità dolosa nell’agire del ricorrente.

Quanto, invece, all’impianto motivazionale, si individuava una contraddittorietà duplice, laddove la Corte d’appello non avrebbe preso posizione sulla documentazione depositata dalla difesa atta a provare la crisi di liquidità che aveva cagionato il fallimento della società; e dall’altro, i giudici del gravame avrebbero confermato la condanna in palese contrasto con una precedente statuizione del Tribunale di Terni passata in giudicato (procedimento n. 11/2016 RG-4768/2014 RGNR), in cui lo stesso ricorrente era stato assolto per l’identica condotta – riferita, tuttavia, ai primi cinque mesi del 2012 – per insussistenza dell’elemento soggettivo richiesto dalla fattispecie incriminatrice.

Nella motivazione resa dai giudici di merito si richiamava il principio assolutamente consolidato, in forza del quale il reato di omesso versamento delle ritenute previdenziali ed assistenziali è a dolo generico ed è integrato dalla consapevole scelta di omettere i versamenti dovuti, ravvisabile anche qualora il datore di lavoro, in presenza di una situazione di difficoltà economica, abbia deciso di dare preferenza al pagamento degli emolumenti ai dipendenti e di pretermettere il versamento delle ritenute all’erario (Sez. 3, n. 43811 del 10/04/2017; Sez. 3, n. 38269 del 25/09/2007).

In altri termini, la situazione di difficoltà economica o di crisi di liquidità non giustifica l’obbligato che non provveda al pagamento delle ritenute previdenziali essendo frutto della scelta del datore di lavoro, in presenza di una situazione di difficoltà economica, di destinare le somme disponibili al pagamento delle retribuzioni, perché, nel conflitto tra il diritto del lavoratore a ricevere i versamenti previdenziali e quello alla retribuzione, va privilegiato il primo in quanto è il solo a ricevere – secondo una ragionevole scelta del legislatore – tutela penalistica per mezzo della previsione di una fattispecie incriminatrice (Sez. F., n. 23939 del 11/08/2020).

Le difficoltà finanziarie e la necessità di reperire risorse per fare fronte ad esigenze primarie o per pagare debiti ritenuti piu’ urgenti costituiscono il movente di molti comportamenti illeciti e possono rilevare al piu’ in sede di commisurazione della sanzione, ma non costituiscono una ragione di esclusione del dolo, ne’ una causa di forza maggiore, la quale postula l’individuazione di un fatto imponderabile, imprevisto ed imprevedibile, che esula del tutto dalla condotta dell’agente, e tale da rendere ineluttabile il verificarsi dell’evento, non potendo ricollegarsi in alcun modo a un’azione od omissione cosciente e volontaria dell’autore.

Tali principi si attagliano pienamente al caso di specie laddove, come argomentato dai giudici del gravame, l’inadempimento dell’obbligo tributario è stato determinato da una precisa decisione dell’imputato, che ha scelto di dare la precedenza ai pagamenti dei dipendenti e di non versare nei termini prescritti le ritenute previdenziali e assistenziali dovute.

Né può ritenersi dirimente la prospettazione difensiva secondo cui vi sarebbe una contraddittorietà della sentenza impugnata rispetto ad una precedente statuizione già passata in giudicato, giacche’ trattasi di debiti diversi, frutto di obbligazioni distinte, riferiti a mensilità differenti, tali da non portare a ravvisare alcuna incompatibilità con il precedente assolutorio.

Il ricorso, per tali motivi, veniva dichiarato inammissibile.

Corte di Cassazione, Sezione Penale, Sentenza n. 26477 dell’11 luglio 2022

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