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Codice Civile
Codice Penale

Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Contratto di agenzia, patto di non concorrenza

Prima che fosse espressamente disciplinato dall’articolo 1751-bis c. c. , la giurisprudenza di legittimità riconduceva all’articolo 2596 c. c. , il patto di non concorrenza per il periodo successivo alla cessazione del contratto di agenzia. Con la successiva L. 29 dicembre 2000, n. 422, articolo 23 (entrata in vigore il 4 febbraio 2001) si è aggiunto un comma 2 all’articolo 1751-bis c. c. , del seguente tenore: “L’accettazione del patto di non concorrenza comporta, in occasione della cessazione del rapporto, la corresponsione all’agente commerciale di una indennità di natura non provvigionale.

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Pagamento della quota spettante al socio

L’articolo 2289 c. c. prevede che, nel caso di scioglimento del rapporto sociale relativamente ad un solo socio, questi o i suoi eredi hanno diritto soltanto ad una somma di denaro che rappresenti il valore della quota che deve essere pagata dalla società che è soggetto passivo dell’obbligazione (Cassazione civile, sez. Per la prestazione in questione, il debitore è costituito in mora alla data della scadenza del termine entro il quale ne è imposto l’adempimento, ai sensi del citato articolo 2289 c. c. , u. c. , e cioè entro sei mesi dal giorno in cui si è verificato lo scioglimento del rapporto di società (Cass.

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Appalto, committente gravato della responsabilità oggettiva

3, Sentenza n. 7553 del 17/03/2021), la conclusione di un appalto di opere non comporta in alcun modo la perdita della custodia da parte del committente, non essendo in alcun modo sostenibile che la consegna dell’immobile, affinché vi siano eseguiti i lavori, equivalga a un corrispondente trasferimento del ruolo di custode verso i terzi, poiché una simile evenienza finirebbe con l’integrare una sorta di esonero contrattuale da responsabilità nei confronti di chi del negozio non è parte.

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Ispettorato del Lavoro, richieste di informazioni

Non integra il reato di omessa risposta alle richieste di informazioni dell’ispettorato del lavoro previsto dalla L. 22 luglio 1961, n. 628, articolo 4, la condotta omissiva del datore di lavoro al quale sia stata genericamente richiesta la trasmissione della “documentazione di lavoro”, in quanto è penalmente sanzionata solo la mancata risposta a richieste di informazioni specifiche e strumentali rispetto ai compiti di vigilanza e di controllo dell’ispettorato medesimo (Sez.

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Amministratore unico e lavoratore dipendente

E’ del tutto compatibile la posizione di socio di società di capitali con quella di amministratore della stessa, tranne le ipotesi di amministratore unico, presidente del consiglio di amministratore o di socio “sovrano” (Cass. , La qualità di amministratore di una società di capitali è, dunque, compatibile con la qualifica di lavoratore subordinato della stessa, ove sia accertato in concreto lo svolgimento di mansioni diverse da quelle proprie della carica sociale rivestita, con l’assoggettamento ad effettivo potere di supremazia gerarchica e disciplinare (Cass. ,

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Pagamento tardivo del premio assicurativo

Nei contratti di assicurazione con rateizzazione del premio assicurativo, una volta scaduto il termine di pagamento delle rate successive alla prima, l’efficacia del contratto resta sospesa a partire dal quindicesimo giorno successivo alla scadenza, ai sensi dell’articolo 1901 c. c. , senza che rilevi l’accettazione, da parte dell’assicuratore, di un pagamento tardivo. Se può ammettersi in linea teorica che la sospensione dell’efficacia dell’assicurazione nel caso di mancato pagamento del premio condivida con l’articolo 1460 c. c. la ratio di costituire una coazione indiretta al pagamento del premio assicurativo, le due norme in null’altro sono tra loro assimilabili.

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Pagamento effettuato mediante assegno

Infatti, sebbene l’assegno sia bancario che circolare costituisca, a differenza della cambiale, mezzo di pagamento, la consegna di esso, salva diversa volontà delle parti, si intende fatta pro solvendo e non pro soluto con esclusione dell’immediato effetto estintivo del debito (per tutte Cass. Siffatta conclusione e, peraltro, coerente con la legge di circolazione del titolo, il cui possesso da parte del creditore che lo ha ricevuto implica il mancato pagamento, – da accertare mediante protesto, nel caso di mancanza di fondi -, essendo onerato il creditore che voglia agire in base all’azione causale della restituzione del titolo (Regio Decreto n. 1736 del 1933, articolo 58).

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Cancellazione delle ipoteche gravanti sull'immobile

La violazione dell’obbligo di provvedere alla cancellazione delle ipoteche gravanti sul bene venduto, assunta dal venditore nel contratto di compravendita, trova titolo nel medesimo contratto quale unica fonte di obbligazioni per le parti e rientra nella disciplina dell’inadempimento (ad esempio, Cass. Alla mancata cancellazione dell’ipoteca cui il venditore si sia obbligato, consegue il diritto del compratore al risarcimento del danno, il quale, circa l’an debeatur, è “in re ipsa” e trova la sua causa diretta ed immediata nella situazione illegittima posta in essere dal venditore, mentre, ai fini della determinazione e liquidazione, richiede la prova di un concreto pregiudizio economico, non rimanendo altrimenti precluso al giudice di negare la sussistenza stessa del danno.

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Estinzione del debito per effetto di più assegni bancari

In via generale, in tema di prova del pagamento, allorché il convenuto per il pagamento di un debito dimostri di aver corrisposto una somma di denaro idonea all’estinzione del medesimo spetta al creditore, il quale sostenga che il pagamento sia da imputare all’estinzione di un debito diverso, allegare e provare l’esistenza di quest’ultimo nonché la sussistenza delle condizioni necessarie per la dedotta diversa imputazione. In altri termini, secondo costante orientamento della Suprema Corte, il principio che pone a carico del creditore l’onere della prova circa l’imputazione del pagamento non può trovare applicazione quando il pagamento venga eccepito mediante la produzione di assegni o cambiali.

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Omessa dichiarazione dei redditi, fallimento

La Suprema Corte, del resto, aveva già affermato che “Spetta al fallito presentare la dichiarazione dei redditi per i periodi i imposta anteriori al fallimento, mentre il curatore deve presentare quelle successive alla dichiarazione di fallimento, comprese quelle relative al periodo di imposta compreso tra l’inizio del periodo di imposta e la dichiarazione di fallimento” (Sez. 1995, n. 299, Bruno, m. 203692), specificando, in motivazione, che “in materia di fallimento, la soggettività passiva nel rapporto tributario permane nei confronti del fallito, il quale dopo la dichiarazione di fallimento perde solo la disponibilità dei suoi beni nonché la capacità processuale e quella di amministrare il suo patrimonio.

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Registrazione della conversazione senza consenso

La Suprema Corte ha già affermato che la registrazione della conversazione tra presenti all’insaputa dei conversanti configura una grave violazione del diritto alla riservatezza, con conseguente legittimità del licenziamento intimato (Cass.

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Infortunio in itinere, causa violenta, terzo

L’aggressione va, dunque, ricompresa nell’occasione di lavoro ogni qualvolta vi sia il nesso di occasionalità con l’attività tutelata e il tragitto protetto, anche se attività e tragitto non ne siano stati la causa ma abbiano quanto meno reso possibile o agevolato il perpetrarsi dell’azione violenta e criminosa.

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La responsabilità dei sindaci nelle società di capitali

Sulla funzione di controllo Nelle società di capitali, in generale, l’obbligo di controllo accomuna una pluralità di soggetti ed organi, quali gli amministratori non esecutivi e gli amministratori indipendenti, i sindaci, i revisori, il comitato per il controllo interno, l’organismo di vigilanza di cui al Decreto Legislativo n. 231 del 2001 e il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari nelle società quotate di cui all’articolo 154-bis t. u. f. . articolo 146, l’onere di provare l’assenza di colpa grava sull’organo sociale, trattandosi di responsabilità per i danni cagionati anzitutto alla società, che la procedura fa in tal modo valere.

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Doni tra fidanzati, non equiparabili alle liberalità

La sorte delle attribuzioni gratuite tra fidanzati è stata oggetto di un’apposita regolamentazione solo con il codice civile del 1942, all’articolo 80. Non si comprende allora per qual ragione, una volta appurato che tale è una delle possibilità che il costume sociale offre alle parti, codesto tipo di donazione prenuziale non possa dirsi uniformabile al diritto sancito dall’articolo 80 di ottenere – entro il termine di decadenza – la restituzione del bene (o la revoca dell’atto) nei casi di rottura del fidanzamento.

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Patto di prova, specifica indicazione delle mansioni

665/2015, che ha affermato, in sintesi, al fine della valida stipula di un patto di prova, del solo riferimento alla categoria lavorativa prevista dal contratto collettivo, perché permette l’assegnazione del lavoratore ad uno dei plurimi profili rientranti in esso, da consentire maggiori opportunità di utilizzazione del lavoratore in azienda, non è condivisibile. Esso si rivela poco coerente con la causa del patto di prova, tradizionalmente individuata nella tutela dell’interesse di entrambe le parti contrattuali a sperimentare la reciproca convenienza al contratto di lavoro, la quale postula la puntuale indicazione e identificazione delle mansioni in relazione alle quali l’esperimento deve svolgersi (Cass.

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Trasferimento di azienda illegittimo, rapporto di lavoro

Una volta che, pertanto, ne sia accertata l’invalidità, il rapporto con il destinatario della cessione è instaurato in via di mero fatto, tanto che le vicende risolutive dello stesso non sono idonee ad incidere sul rapporto giuridico ancora in essere, rimasto in vita con il cedente, determinandosi il trasferimento del medesimo rapporto solo quando si perfezioni una fattispecie traslativa conforme al modello legale. 30 gennaio 2018, n. 2281, le quali hanno pure ribadito il consolidato orientamento circa l’interesse ad agire del lavoratore ceduto nonostante la prestazione di lavoro resa in favore del cessionario).

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Marchio debole, concettualmente legato al prodotto

Per consolidata giurisprudenza i marchi sono deboli quando risultano concettualmente legati al prodotto, per non essere andata la fantasia che li ha concepiti oltre il rilievo di un carattere o di un elemento del prodotto stesso; lo sono poi anche per l’uso di parole di comune diffusione, che non sopportano di essere oggetto di un diritto esclusivo.

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Controlli difensivi del datore di lavoro

Il Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 151, articolo 23, prevede: “1. Il controllo ex post non può riferirsi all’esame ed all’analisi di informazioni acquisite in violazione delle prescrizioni di cui all’articolo 4 Statuto dei Lavoratori prima dell’insorgere del fondato sospetto, poiché, in tal modo opinando, l’area del controllo difensivo si estenderebbe a dismisura, con conseguente annientamento della valenza delle predette prescrizioni.

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Infortuni sul lavoro, committente, posizione di garanzia

Quanto ai profili formali dell’assunzione della qualifica di datore di lavoro, in materia di infortuni sul lavoro, gli obblighi di prevenzione in capo al committente le opere non si esauriscono negli accordi contrattuali assunti con l’appaltatore, posto che la normativa vigente impone ai datori di lavoro di cooperare all’attuazione delle misure di prevenzione e protezione dai rischi sul lavoro incidenti sull’attività lavorativa oggetto dell’appalto. Va anche ribadito, che il committente è titolare di una autonoma posizione di garanzia e può essere chiamato a rispondere dell’infortunio subito dal lavoratore qualora l’evento si colleghi causalmente ad una sua colpevole omissione, specie nel caso in cui la mancata adozione o l’inadeguatezza delle misure precauzionali sia immediatamente percepibile senza particolari indagini (cfr.

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Previsione della risoluzione del patto di non concorrenza

La previsione della risoluzione del patto di non concorrenza rimessa all’arbitrio del datore di lavoro concreta una clausola nulla per contrasto con norme imperative. Detta compressione, appunto ai sensi dell’articolo 2125 c. c. , non poteva avvenire senza l’obbligo di un corrispettivo da parte del datore: corrispettivo che, nella specie, finerebbe per essere escluso ove al datore stesso venisse concesso di liberarsi ex post dal vincolo (cfr.

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