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Codice Civile
Codice Penale

Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Phishing, home banking, sottrazione dei codici al correntista

La giurisprudenza della Suprema Corte, qualificata in termini contrattuali la responsabilità della banca, ha affermato che la diligenza posta a carico del professionista, per quanto concerne i servizi posti in essere in favore del cliente, ha natura tecnica e deve valutarsi tenendo conto dei rischi tipici della sfera professionale di riferimento assumendo come parametro quello dell’accorto banchiere (Cass.

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Contratto preliminare e identificazione del bene immobile

L’oggetto del contratto può essere determinato o determinabile art. occorre che, nel preliminare stesso, l’immobile sia esattamente precisato con indicazione dei relativi confini e dati catastali, dovendo la sentenza corrispondere esattamente al contenuto del contratto, senza poter attingere da altra documentazione i dati necessari alla specificazione del bene oggetto del trasferimento” (Cass.

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Sindaci, effettiva vigilanza sull'amministrazione della società

Il giudice delegato al fallimento della XXX S. R. L. respingeva la domanda di ammissione al passivo proposta da YYY del credito al compenso dallo stesso maturato, quale sindaco della società fallita, in collocazione privilegiata, “per mancanza di prova della attività, della pattuizione del compenso richiesto e comunque non risultando una utile attività di vigilanza sulla società, da tempo in crisi”. 1176, comma 2°, c. c. , e cioè di controllare in ogni tempo che gli amministratori, alla stregua delle circostanze del caso concreto, compiano la scelta gestoria nel rispetto di tutte le regole che disciplinano il corretto procedimento decisionale.

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Giusta causa per la revoca dell'amministratore

Nel caso esaminato, la Corte di appello aveva ritenuto legittima la revoca dalla carica di amministratore della XXX s. r. l. disposta nei confronti del YYY per ragioni di “situazioni di natura sopravvenuta”, individuate nell’entrata in vigore del d. lgs. La sentenza impugnata conteneva un riferimento anche all’esistenza di una causa di scioglimento che l’amministratore non avrebbe rilevato, al pari dei presupposti per la riduzione del capitale sociale per perdite, tuttavia, tali circostanze venivano ritenute estranee alla ratio decidendi, incentrata sul sopravvenuto mutamento della legislazione che aveva interessato il settore di attività della società.

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Licenziamento per giusta causa, tenuità del danno patrimoniale

La Corte di appello di Napoli, con la sentenza n. 1630/2020, confermava la pronuncia emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con la quale era stata respinta l’impugnativa del licenziamento intimato l’11. I giudici di secondo grado avevano rilevato che: a) non vi era stata alcuna lesione del diritto di difesa dell’incolpato perché, pur avendo il lavoratore richiesto di essere sentito nella fase disciplinare, in relazione ad una prima audizione fissata per il 27.

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Improvvisa crisi di liquidità e debito erariale

l’imputato può invocare l’assoluta impossibilità di adempiere il debito erariale, quale causa di esclusione della responsabilità penale, a condizione che provveda ad assolvere gli oneri di allegazione concernenti sia il profilo della non imputabilità a lui medesimo della crisi economica che ha investito l’azienda, sia l’aspetto della impossibilità di fronteggiare la crisi di liquidità tramite il ricorso a misure idonee, da valutarsi in concreto, occorrendo in definitiva la prova che non sia stato altrimenti possibile per il contribuente reperire le risorse necessarie a consentirgli il puntuale adempimento delle obbligazioni tributarie

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Bancarotta fraudolenta documentale, scomparsa dei libri contabili

La Corte di Appello di Torino confermava la sentenza con cui il tribunale di Torino, in data 13. In una serie di recenti e condivisibili arresti si è, inoltre, precisato, che, in tema di bancarotta fraudolenta documentale, l’occultamento delle scritture contabili, per la cui sussistenza e necessario il dolo specifico di recare pregiudizio ai creditori, consistendo nella fisica sottrazione delle stesse alla disponibilità degli organi fallimentari, anche sotto forma della loro omessa tenuta, costituisce una fattispecie autonoma ed alternativa – in seno all’art.

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Appaltatore, mancato completamento dell'opera

090,00, a titolo di acconti; che successivamente – con la nota indicata – l’appaltante aveva manifestato la volontà di recedere dal contratto, invitando l’impresa a rimuovere il cantiere entro 10 giorni. Ora, per un verso, quanto al rapporto tra recesso e risoluzione per inadempimento, il committente non può invocare la risoluzione giudiziale del contratto dopo l’esercizio del diritto di recesso, che importa lo scioglimento, con effetti ex nunc, dell’appalto.

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Bancarotta semplice contestata ai sindaci

XXX, YYY, ZZZ e KKK furono originariamente tratti a giudizio per rispondere di una pluralità di reati, tutti connessi al fallimento della JJJ s. r. l. (dichiarato con sentenza del 16 luglio 2015) e contestati, ai primi tre, nelle loro rispettive qualità di presidente (il primo) e componenti (gli altri) del collegio sindacale e al KKK nella sua qualità di amministratore unico della predetta società. Ciò premesso, la Corte territoriale, ha argomentato analiticamente sia in ordine al momento in cui poteva ritenersi cristallizzato lo stato d’insolvenza, sia in ordine alla misura della colpa addebitata ai sindaci, seppur non esplicitamente qualificata in termini coerenti con la previsione normativa.

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Assegno divorzile e convivenza prematrimoniale

Ai fini dell’attribuzione e della quantificazione, ai sensi della L. n. 898 del 1970, articolo 5, comma 6, dell’assegno divorzile, avente natura, oltre che assistenziale, anche perequativo-compensativa, nei casi peculiari in cui il matrimonio si ricolleghi a una convivenza prematrimoniale della coppia, avente i connotati di stabilità e continuità, in ragione di un progetto di vita comune, dal quale discendano anche reciproche contribuzioni economiche, laddove emerga una relazione di continuità tra la fase “di fatto” di quella medesima unione e la fase “giuridica” del vincolo matrimoniale, va computato anche il periodo della convivenza prematrimoniale, ai fini della necessaria verifica del contributo fornito dal richiedente l’assegno alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune e personale di ciascuno dei coniugi, occorrendo vagliare l’esistenza, durante la convivenza prematrimoniale, di scelte condivise dalla coppia che abbiano conformato la vita all’interno del matrimonio e cui si possano ricollegare, con accertamento del relativo nesso causale, sacrifici o rinunce, in particolare, alla vita lavorativa/professionale del coniuge economicamente più debole, che sia risultato incapace di garantirsi un mantenimento adeguato, successivamente al divorzio.

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Mutamento orario di lavoro già concordato

Tanto è previsto esplicitamente dal Decreto Legislativo n. 61 del 2000, articolo 3, commi 3, 7, 9 e 11 in relazione alle clausole elastiche ed al lavoro supplementare (vedi in particolare comma 11: ” Il rifiuto da parte del lavoratore di stipulare il patto di cui al comma 9 e l’esercizio da parte dello stesso del diritto di ripensamento di cui al comma 10 non possono integrare ” in nessun caso” gli estremi del giustificato motivo di licenziamento). Come prevede, peraltro, oggi in continuità con questa tesi la disciplina dettata dal Decreto Legislativo n. 81 del 2015, articolo 6, comma 8 secondo il quale “il rifiuto del lavoratore di concordare una variazione dell’orario di lavoro non costituisce giustificato motivo di licenziamento”.

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D.Lgs. n. 231/2001, impresa individuale e società unipersonali

All’impresa individuale, che non costituisce un autonomo soggetto di diritto distinto dalla persona fisica dell’imprenditore, ex Decreto Legislativo n. 231 del 2001, articolo 1, comma 2, non si applica la disciplina della responsabilità amministrativa degli enti, riferita ai soli soggetti collettivi (Sez. E tuttavia, anche nel caso di società unipersonali di piccole dimensioni, in cui la particolare struttura dell’ente rende labile e difficilmente percettibile la dualità soggettiva tra società ed ente, tra l’imputazione dei rapporti alla persona fisica ed imputazione alla persona giuridica, il tema attiene solo al se sia configurabile una responsabilità dell’ente sulla base del sistema normativo previsto dal Decreto Legislativo n. 231 del 2001.

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Preliminare di preliminare, diritto alla provvigione

Il principio enunciato dalle Sezioni Unite – poi ribadito da Cass. 3, Sentenza n. 24445 del 21/11/2011), determinandosi, quindi, la formazione di un orientamento – ormai diventato essenzialmente uniforme – contrario al riconoscimento del diritto del mediatore alla provvigione nel caso di conclusione di un mero “preliminare di preliminare”.

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Querele non fondate nei confronti del datore di lavoro

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha confermato la sentenza del Tribunale di Enna di rigetto dell’impugnativa di XXX del licenziamento irrogatogli da YYY il 5/1/2016 a seguito di procedimento disciplinare. La Corte distrettuale non ha ricollegato la fondatezza dell’addebito disciplinare alla forma degli atti e delle denunce, ma al loro contenuto, valutato, in fatto, come consapevolmente omissivo delle somme effettivamente dovute, anche in relazione a quelle già percepite, comunque in un contesto di contenzioso civile tra le parti già in corso sulle stesse questioni.

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Licenziamento per inidoneità fisica sopravvenuta del lavoratore

XXX aveva lavorato alle dipendenze di YYY srl con mansioni di collaudatore di prodotti in ceramica fino a quando era stato licenziato per “sopraggiunta inidoneità alla mansione”. ed “il tramite per un controllo di ragionevolezza sugli atti di autonomia individuale è rappresentato dalle clausole generali di correttezza e buona fede”: Esse “agiscono all’interno del rapporto e consentono al giudice di accertare che l’adempimento di un obbligo, contrattualmente assunto o legislativamente imposto, avvenga avendo come punto di riferimento i valori espressi nel rapporto medesimo e nella contrattazione collettiva” (successive conf. :

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Responsabilità degli enti, violazione normativa antinfortunistica

Avverso tale sentenza proponeva ricorso per cassazione la società XXX s. r. l. , in persona del legale rappresentante pt. , Nel caso esaminato, la Corte di appello, facendo buon governo dei suesposti principi di diritto, ha ritenuto sussistente il criterio di imputazione oggettiva rappresentato dall’interesse, evidenziando che l’autore del reato aveva consapevolmente violato la normativa cautelare allo scopo di conseguire un’utilità per l’ente, rimarcando anche che il risparmio di spesa avuto di mira, pur modesto, non era certo irrisorio.

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Attribuzione del cognome del secondo genitore

Pertanto, la decisione della Corte di merito è stata ritenuta conforme ai precedenti di legittimità perché frutto della valutazione dell’interesse della minore, tenuto conto del disagio, che la richiesta le ha indotto, tale da comportare il suo rifiuto, e della complessa situazione relazionale esistente con il padre, ancora in evoluzione.

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Mantenimento dei figli, genitori che non hanno mezzi sufficienti

XXX, nella qualità di genitore esercente la responsabilità sulle figlie minori, nate dall’unione con il coniuge YYY, evocava in giudizio avanti al Tribunale di Grosseto i propri suoceri, perché gli stessi, in mancanza di alcuna contribuzione del padre, provvedessero in prima persona al mantenimento delle nipoti.

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Lo straining rappresenta una forma attenuata di mobbing

La Corte d’appello di Roma, in parziale riforma della sentenza di primo grado dichiarava, il diritto di XXX all’inquadramento superiore nel 5 livello CCNL di categoria a far data dal maggio 2004, condannando l’appellata YYY al pagamento della somma di Euro 15. La Corte di appello accertava la dequalificazione commessa ai danni del lavoratore, ma escludeva il mobbing per mancata prova della reiterazione della condotta riferita ai singoli fatti mobbizzanti (demansionamento, totale stato di inattività ed emarginazione, trasferimento persecutorio, pressioni per accettare la mobilità).

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Responsabilità della Banca per la mancata concessione del mutuo

La responsabilità precontrattuale della Banca presuppone che tra le parti siano intercorse trattative giunte ad uno stadio tale da giustificare oggettivamente l’affidamento nella conclusione del contratto di mutuo, inoltre che una delle parti abbia interrotto le trattative, eludendo le ragionevoli aspettative dell’altra, la quale, avendo confidato nella conclusione finale del contratto, sia stata indotta a sostenere spese o a rinunciare ad occasioni più favorevoli, ed infine che il recesso sia stato determinato, se non da malafede, almeno da colpa, e non sia quindi assistito da un giusto motivo.

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