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Termine decadenziale Consob: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un esponente di una SGR sanzionato dall’Autorità di vigilanza finanziaria. Il caso verteva sul momento di decorrenza del termine decadenziale Consob per la contestazione degli illeciti. La Corte ha stabilito che, in presenza di indagini complesse e del coinvolgimento di altre autorità, il termine non decorre dalla prima acquisizione di informazioni, ma dal momento in cui l’Autorità acquisisce un quadro fattuale e giuridico completo, sufficiente a formulare una contestazione. È stata quindi ritenuta legittima l’attesa degli esiti degli accertamenti condotti da un’altra autorità prima di procedere.

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Termine Decadenziale Consob: Quando Inizia a Scorrere il Tempo per le Sanzioni?

La tempestività dell’azione amministrativa è un pilastro fondamentale dello stato di diritto, specialmente quando si tratta di sanzioni. L’Autorità di vigilanza finanziaria, come ogni altra autorità, deve agire entro tempi certi. Ma cosa succede quando un’indagine è complessa e coinvolge più enti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi sul termine decadenziale Consob, specificando da quale momento esatto esso inizi a decorrere. Questa decisione ha implicazioni significative per tutti gli operatori del settore finanziario e i loro consulenti.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una sanzione amministrativa pecuniaria di 40.000 euro inflitta dall’Autorità di vigilanza finanziaria a un esponente di vertice di una Società di Gestione del Risparmio (SGR). Le violazioni contestate riguardavano principalmente due aspetti: l’inadeguatezza del processo decisionale di investimento per due fondi di private equity e la mancata identificazione e gestione dei conflitti di interesse all’interno del gruppo societario di riferimento.

L’esponente sanzionato aveva ricoperto ruoli di crescente responsabilità nella SGR, prima come membro del Consiglio di Amministrazione e poi come Consigliere con deleghe. L’Autorità di vigilanza gli addebitava la violazione dei canoni di diligenza e correttezza previsti dal Testo Unico della Finanza (T.U.F.) e dai relativi regolamenti di attuazione.

L’Iter Giudiziario e il Ruolo del Giudice di Rinvio

L’esponente aziendale ha impugnato la delibera sanzionatoria dinanzi alla Corte d’Appello, che in un primo momento ha annullato le sanzioni. La ragione? La Corte aveva ritenuto che l’Autorità avesse notificato la contestazione oltre il termine di 180 giorni previsto dall’art. 195 del T.U.F., termine che, secondo quella prima interpretazione, sarebbe decorso dalla ricezione dei primi atti ispettivi di un’altra autorità di vigilanza.

L’Autorità ha però presentato ricorso in Cassazione, la quale ha annullato la decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha stabilito due principi di diritto fondamentali: 1) la valutazione sulla tempestività dell’azione sanzionatoria non può basarsi su una verifica ex post dell’utilità degli accertamenti, ma su una valutazione ex ante della loro potenziale necessità; 2) in caso di procedure complesse come un’amministrazione straordinaria, si presume l’utilità di attendere i rapporti finali degli organi competenti, salvo prova contraria di un’inerzia manifesta.

La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, che, questa volta, ha rigettato il ricorso dell’esponente, condannandolo alle spese. Contro questa nuova sentenza, l’esponente ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, che il giudice di rinvio non si fosse attenuto ai principi di diritto enunciati dalla Suprema Corte.

Il Termine Decadenziale Consob e il Momento dell’Accertamento

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione del concetto di “accertamento”, da cui decorre il termine decadenziale Consob di 180 giorni. L’esponente sosteneva che l’Autorità fosse a conoscenza dei fatti già da molto tempo prima della contestazione formale.

La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che per “accertamento” non si intende la mera ricezione di una notizia di illecito. Si intende, invece, il momento in cui l’organo competente raggiunge la piena conoscenza del fatto nella sua materialità e la piena consapevolezza della sua illegittimità giuridica. Questo processo richiede un’attività istruttoria e valutativa che deve essere compiuta nel tempo strettamente indispensabile.

Nel caso specifico, era stata instaurata una procedura di amministrazione straordinaria sulla SGR, gestita da un’altra autorità. La Suprema Corte ha affermato che è legittimo e presumibilmente necessario per l’Autorità di vigilanza finanziaria attendere la trasmissione dei rapporti periodici o finali dei commissari straordinari. Solo a quel punto, infatti, l’Autorità può avere un quadro completo e consolidato delle irregolarità, sufficiente per apprezzarle ai fini sanzionatori. La Corte d’Appello, nel secondo giudizio, aveva correttamente identificato il dies a quo (giorno di inizio) in date successive alla prima ispezione, legate alla trasmissione di atti cruciali nell’ambito della procedura di crisi, concludendo che il termine di 147 giorni impiegato fosse ampiamente all’interno dei 180 giorni previsti.

Altri Motivi di Ricorso Respinti

Oltre alla questione principale sul termine, il ricorrente aveva sollevato altre censure, tutte respinte dalla Corte:
* Modifica delle contestazioni: L’esponente lamentava una modifica sostanziale degli addebiti nel corso del procedimento, che avrebbe leso il suo diritto di difesa. La Corte ha ritenuto che le precisazioni fornite dall’Autorità non avessero mutato la sostanza delle contestazioni originarie.
* Omessa pronuncia e insussistenza delle violazioni: Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello non si fosse pronunciata sull’insussistenza delle violazioni contestate. La Cassazione ha ribadito che il rigetto implicito di una domanda è sufficiente e che la valutazione del merito delle violazioni è insindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.
* Determinazione della sanzione: Infine, è stata contestata la quantificazione della sanzione. La Corte ha ricordato che la determinazione dell’importo, entro i limiti edittali, è un potere discrezionale del giudice di merito, non censurabile in Cassazione se la motivazione dimostra di aver tenuto conto dei parametri legali (gravità del fatto, personalità dell’agente, etc.).

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso in toto, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Le motivazioni si fondano su una lettura sistematica e pragmatica delle norme sul procedimento sanzionatorio. La Corte ha riconosciuto che l’attività di vigilanza, specialmente in contesti di crisi aziendale, richiede tempo e coordinamento tra diverse autorità. Imporre all’Autorità di agire sulla base di informazioni preliminari e incomplete potrebbe portare a contestazioni affrettate e imprecise.

La presunzione di utilità nell’attendere gli esiti di procedure complesse, come l’amministrazione straordinaria, bilancia l’esigenza di celerità con quella di completezza e correttezza dell’accertamento. L’onere di provare l’inutile ritardo grava su chi lo lamenta, che deve dimostrare una “evidente superfluità” ex ante degli ulteriori accertamenti, non una loro mera inutilità ex post.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte ha riaffermato principi consolidati: la distinzione tra mera specificazione e mutamento sostanziale dell’addebito, la sufficienza della motivazione implicita nel rigetto di una domanda e l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel quantificare le sanzioni amministrative entro i limiti di legge.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Stabilisce che il termine decadenziale Consob per l’avvio del procedimento sanzionatorio non è un meccanismo rigido che scatta al primo sospetto, ma un istituto che deve essere contemperato con la complessità dell’attività di accertamento. Gli operatori finanziari e i loro amministratori devono essere consapevoli che, in caso di indagini parallele da parte di più autorità (ad esempio, Banca d’Italia e Consob), l’Autorità sanzionatoria può legittimamente attendere la conclusione delle indagini preliminari per avere un quadro chiaro prima di muovere le proprie contestazioni, senza che ciò costituisca una violazione dei termini procedurali.

Quando inizia a decorrere il termine di 180 giorni per la contestazione di un illecito da parte dell’Autorità di vigilanza finanziaria?
Il termine decorre dal momento in cui l’organo competente per il procedimento sanzionatorio raggiunge la piena conoscenza dei fatti nella loro materialità e la piena consapevolezza della loro rilevanza giuridica, a seguito di un’attività istruttoria e valutativa. Non inizia, quindi, dalla mera ricezione di una prima notizia di irregolarità.

L’Autorità di vigilanza può attendere gli esiti di un’indagine svolta da un’altra autorità prima di contestare una violazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, specialmente in procedure complesse come un’amministrazione straordinaria, si presume l’utilità, per l’Autorità, di attendere la trasmissione dei rapporti finali degli organi investigativi (es. commissari straordinari nominati da un’altra autorità) al fine di ottenere un quadro completo e consolidato, prima di procedere alla contestazione.

Una precisazione degli addebiti nel corso del procedimento sanzionatorio costituisce una violazione del diritto di difesa?
Non necessariamente. Secondo la sentenza, non si ha una violazione del diritto di difesa se le precisazioni fornite dall’Autorità nel corso del procedimento non modificano nella sostanza il fatto materiale oggetto della contestazione originaria, ma si limitano a meglio delinearlo o a qualificarlo giuridicamente. Spetta al giudice di merito valutare se vi sia stato un mutamento sostanziale o una mera specificazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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