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Diritto Societario

Qualità imprenditore commerciale: statuto decisivo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società consortile dichiarata fallita. La Corte conferma che la qualità di imprenditore commerciale non è esclusa dalla mera finalità mutualistica, ma si desume dall'oggetto sociale previsto nello statuto e dall'effettiva attività economica svolta, come la stipula di contratti di appalto. La precedente richiesta di concordato preventivo da parte della società è stata considerata un ulteriore elemento a sostegno della sua natura commerciale.
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Responsabilità socio uscente: quando si estingue?
In un caso di inadempimento di un contratto preliminare di vendita, la Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità del socio uscente di una società di persone. La Corte ha stabilito che la responsabilità per un'obbligazione sociale sorge nel momento in cui questa diventa esigibile e viene violata, non quando viene contratta. Pertanto, il socio che ha lasciato la compagine sociale prima della scadenza dell'obbligazione non risponde del successivo inadempimento della società.
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Potere rappresentativo gruppo societario: la CIGS
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'appartenenza a un gruppo societario non conferisce automaticamente alla capogruppo il potere rappresentativo per le società controllate. Per richiedere ammortizzatori sociali come la CIGS per conto di un'altra società del gruppo, è necessario un conferimento di poteri specifico, come una procura. Nel caso di specie, un accordo sindacale firmato solo dalla capogruppo non era sufficiente a vincolare una controllata, motivo per cui la Corte ha cassato la precedente sentenza e rinviato il caso per verificare l'esistenza di tale potere rappresentativo.
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Socio lavoratore di cooperativa: quando è subordinato?
Una società cooperativa ha contestato la classificazione dei suoi soci artigiani come lavoratori subordinati da parte dell'ente previdenziale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il rapporto del socio lavoratore di cooperativa era di natura subordinata. La decisione sottolinea che l'onere di dimostrare la natura autonoma del rapporto spetta alla cooperativa e che le modalità effettive di svolgimento del lavoro prevalgono sulla qualificazione formale data dalle parti. L'uso di attrezzature aziendali è stato un elemento chiave per determinare la subordinazione.
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Responsabilità socio unico: debiti dopo la cancellazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 32866/2024, ha confermato la legittimità di una cartella di pagamento notificata al socio unico di una S.r.l. cancellata dal registro delle imprese. La Corte ha stabilito che la cancellazione della società determina un fenomeno successorio, per cui i debiti residui, inclusi quelli fiscali, si trasferiscono ai soci. È stata dunque affermata la piena responsabilità del socio unico per le obbligazioni tributarie della società estinta, rigettando le eccezioni sulla presunta carenza di motivazione della cartella e sui vizi di notifica dell'atto presupposto.
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Impresa minore: revoca liquidazione giudiziale
Una società in nome collettivo, dichiarata in liquidazione giudiziale su istanza di un'ex dipendente, ha ottenuto la revoca del provvedimento in appello. La Corte ha accolto il reclamo dopo che la società ha dimostrato di possedere i requisiti di 'impresa minore' previsti dal Codice della Crisi, ovvero soglie di attivo, ricavi e debiti inferiori ai limiti di legge. Nonostante la vittoria, la società è stata condannata a pagare le spese del primo grado e del curatore per non aver fornito le prove tempestivamente.
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Prova compenso amministratore: non basta la nomina
Una società creditrice, che aveva acquistato il diritto al compenso di un ex amministratore di un'azienda fallita, si è vista rigettare la richiesta di insinuazione al passivo. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che per ottenere il compenso non è sufficiente provare la nomina alla carica di amministratore. È indispensabile fornire la prova specifica e concreta dell'attività effettivamente svolta, onere che nel caso di specie non è stato assolto. La genericità delle prove testimoniali proposte è stata una delle ragioni principali del rigetto del ricorso.
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Assunzione in società pubblica: nullità senza concorso
Un dirigente, assunto da una società a partecipazione pubblica senza una procedura di selezione, ha visto il suo contratto di lavoro dichiarato nullo. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'assunzione in società pubblica deve seguire procedure concorsuali, la cui violazione comporta la nullità del contratto. La richiesta di risarcimento del lavoratore è stata respinta, poiché la conoscenza delle norme imperative che regolano l'assunzione si presume per entrambe le parti.
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Credito ipotecario scissione: scelta del creditore
Una banca con un credito ipotecario su beni trasferiti tramite scissione societaria a un'altra società, poi fallita, si è vista negare la partecipazione al riparto. La Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che il creditore ha la facoltà di scegliere se insinuarsi al passivo per il debito solidale o intervenire per far valere unicamente il proprio diritto sul bene ipotecato.
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Riassunzione arbitrato societario: i requisiti
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le modalità corrette per la riassunzione dell'arbitrato societario. Il caso riguardava l'impugnazione di una delibera di aumento di capitale. Dopo la declinatoria di competenza del tribunale in favore degli arbitri, la socia si era limitata a chiedere la nomina dell'arbitro all'organismo preposto. La Corte ha stabilito che tale atto non è sufficiente. È necessaria la proposizione di una vera e propria domanda di arbitrato, notificata alla controparte e iscritta nel registro delle imprese, per evitare l'estinzione del giudizio. La Suprema Corte ha quindi accolto il ricorso della società, dichiarando estinto il procedimento.
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Determinazione del prezzo: il giudice può sostituirsi?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un promissario acquirente di quote societarie che si opponeva alla determinazione del prezzo da parte del giudice. Il caso verteva su un contratto preliminare dove, in assenza di accordo tra le parti, il prezzo doveva essere stabilito da un terzo arbitratore. A causa del comportamento ostruzionistico del promissario acquirente, che prima ha negato la validità del contratto e poi non ha aderito alla nomina del terzo, la Corte ha confermato la legittimità dell'intervento del tribunale per completare il contratto e disporne l'esecuzione forzata.
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Ricorso inammissibile: requisiti di forma per la Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della mancata e sommaria esposizione dei fatti di causa, requisito essenziale previsto dal codice di procedura civile. Il caso di specie riguardava una complessa lite tra eredi soci di una società semplice, sorta per la gestione di beni ereditari. La decisione sottolinea come il rispetto delle norme procedurali sia fondamentale per l'accesso alla giustizia di legittimità, anche a fronte di questioni di merito potenzialmente fondate.
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Mala gestio: la Cassazione sulla validità del contratto
Una società immobiliare ha impugnato una serie di vendite del proprio patrimonio, orchestrate dal suo ex amministratore, sostenendo l'esistenza di un piano fraudolento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la "mala gestio" dell'amministratore non invalida di per sé il contratto stipulato con un terzo. La società danneggiata deve agire con rimedi personali contro l'amministratore e non con l'annullamento del contratto.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Un ex amministratore impugna un'ordinanza che lo escludeva da un giudizio da lui stesso promosso contro terzi. Successivamente, il tribunale revoca la propria ordinanza. L'amministratore procede quindi con la rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione dichiara estinto il giudizio, chiarendo che in caso di rinuncia non si applica né la condanna alle spese basata sulla soccombenza virtuale né il raddoppio del contributo unificato.
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Imposta di registro fissa per assegnazione di quote
Una holding internazionale ha ricevuto le quote di una controllata italiana da un'altra società del gruppo come forma di distribuzione di dividendi e riserve. L'Agenzia delle Entrate ha richiesto il pagamento dell'imposta di registro proporzionale, qualificando l'operazione come una compensazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di un'unica operazione societaria, soggetta solo a imposta di registro fissa, respingendo la tesi della compensazione tassabile.
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Conflitto di interessi concordato: voto controllante
La Corte di Cassazione ha stabilito che la norma che esclude dal voto nel concordato preventivo la società controllante, per conflitto di interessi concordato, non si applica se quest'ultima è a sua volta fallita. In tal caso, l'interesse della controllante fallita, rappresentata dal curatore, si allinea a quello degli altri creditori (massimizzare il recupero del credito), venendo meno il presupposto del conflitto. Il voto contrario espresso dalla controllante fallita è stato quindi ritenuto legittimo, portando al rigetto del reclamo della società debitrice.
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Eccezione di inadempimento: compenso amministratore
La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della domanda di pagamento dei compensi di un'amministratrice di una società poi fallita. La Corte ha stabilito che parte del credito era prescritta e che la curatela fallimentare aveva validamente sollevato l'eccezione di inadempimento, pur senza formule sacramentali, semplicemente allegando la grave mala gestio dell'amministratrice che aveva causato danni ingenti alla società.
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Responsabilità sindaci: compenso negato per omesso controllo
La Corte di Cassazione conferma la decisione di negare il compenso a un membro del collegio sindacale a causa di un grave inadempimento ai suoi doveri. La sentenza chiarisce che la mancata attivazione del sindaco di fronte alla prolungata inerzia degli amministratori nel riscuotere un credito vitale per la società costituisce una condotta omissiva continuativa. Tale inadempimento, protrattosi nell'annualità per cui era richiesto il compenso, giustifica il mancato pagamento, sottolineando la gravità della responsabilità sindaci.
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Compenso sindaco: negato per inerzia continuata
Un ex membro del collegio sindacale ha richiesto il pagamento dei suoi compensi nell'ambito del fallimento di una società. La curatela si è opposta, eccependo l'inadempimento dei suoi doveri di vigilanza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che il compenso sindaco può essere legittimamente negato se l'inerzia colpevole del professionista, come l'omessa vigilanza sulla riscossione di un credito essenziale per la società, si protrae nell'annualità per la quale si richiede il pagamento, configurando un inadempimento continuato.
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Responsabilità commercialista: il caso del parere errato
La Corte di Cassazione conferma la responsabilità commercialista per un parere fiscale errato. Un socio, consigliato di recedere dalla società con una stima fiscale di 85.000 euro, si è trovato a pagarne quasi 200.000. La Corte ha stabilito che il professionista è inadempiente se omette di informare il cliente su tutte le alternative fiscalmente più vantaggiose, come la cessione delle quote. La divergenza tra il costo stimato e quello effettivo è prova dell'inadempimento, e spetta al professionista dimostrare la non imputabilità dell'errore.
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