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Diritto Immobiliare

Privilegio da sequestro penale: vince sulla vecchia ipoteca?
In una procedura esecutiva immobiliare, sorge un conflitto tra un istituto di credito, titolare di un'ipoteca iscritta da anni, e una società creditrice, il cui credito è garantito da un privilegio da sequestro penale trascritto successivamente. I tribunali di merito hanno dato precedenza all'ipoteca in base al principio della priorità temporale. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di massima importanza, data la rilevanza pubblicistica della tutela delle vittime di reato, e ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per un verdetto definitivo.
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Contratto preliminare: quando prevale sul definitivo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 19275/2024, ha esaminato un caso di compravendita immobiliare in cui gli acquirenti lamentavano l'inadempimento del venditore rispetto a obblighi assunti nel contratto preliminare e in una scrittura privata separata. La Corte ha chiarito che, sebbene di norma il contratto definitivo superi il preliminare, le parti possono pattuire la sopravvivenza di specifici obblighi. Tuttavia, ha rigettato il ricorso degli acquirenti per mancata prova del danno subito e per non aver tempestivamente denunciato i vizi dell'immobile.
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Gravi difetti costruttivi: muffa e condensa?
La Cassazione ha stabilito che fenomeni di muffa e condensa, se di modesta entità e limitati a specifiche aree, non costituiscono gravi difetti costruttivi ai sensi dell'art. 1669 c.c. Il caso riguardava la richiesta di risarcimento da parte degli acquirenti di un immobile. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che tali vizi, non pregiudicando significativamente la fruibilità del bene, rientrano nella garanzia per vizi della compravendita, soggetta a termini di prescrizione più brevi.
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Reciproci inadempimenti: la valutazione comparativa
In una complessa operazione immobiliare tra una società e un'ambasciata estera, entrambe le parti si sono rese inadempienti. La società non ha liberato un immobile da ipoteche e pignoramenti, mentre l'ambasciata non ha saldato l'ultima rata del prezzo. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di reciproci inadempimenti, il giudice deve effettuare una valutazione comparativa e unitaria della condotta delle parti per determinare quale inadempimento sia stato prevalente e abbia causato la rottura del sinallagma contrattuale. La sentenza d'appello è stata cassata perché non ha eseguito correttamente questa valutazione, omettendo di pesare la gravità dei rispettivi fallimenti.
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Estinzione del giudizio: la nuova procedura accelerata
La Corte di Cassazione ha confermato l'estinzione del giudizio per un ricorso in cui la parte ricorrente non ha chiesto la decisione entro 40 giorni dalla comunicazione della proposta di definizione accelerata, come previsto dalla nuova procedura. La Corte ha chiarito che tale inerzia equivale a una rinuncia al ricorso, determinando la chiusura del processo. La successiva istanza per fissare un'udienza non può sanare il mancato rispetto del termine perentorio, consolidando così l'estinzione del giudizio.
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Servitù coattiva: quando si può ampliare il passaggio?
Un proprietario ha richiesto l'ampliamento di un accesso, necessitando di una piccola porzione del giardino del vicino. Quest'ultimo si è opposto, ma la Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che una servitù coattiva può essere concessa per esigenze abitative, non solo per necessità assolute, e può interessare anche giardini, a fronte di un'attenta ponderazione degli interessi e del pagamento di un'indennità.
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Eccezione di inadempimento: vale anche per il DURC?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un condominio può legittimamente sollevare l'eccezione di inadempimento e rifiutare il saldo dei lavori se l'impresa appaltatrice non consegna il DURC, qualora il contratto lo preveda come condizione per il pagamento. La Corte ha chiarito che anche le obbligazioni accessorie, se contrattualmente rese essenziali, giustificano l'uso di questo strumento di autotutela, senza che sia necessario provare un danno specifico né che l'eccezione sia stata sollevata prima del giudizio.
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Danno da cose in custodia: quando la colpa è tua
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una conduttrice caduta sulle scale condominiali, invocando il principio del danno da cose in custodia. La Corte ha stabilito che il comportamento imprudente della danneggiata, consapevole dello stato dei luoghi (assenza di corrimano e possibile scivolosità), ha interrotto il nesso causale, escludendo la responsabilità del custode.
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Nullità contratto locazione: l’appello inammissibile
Un inquilino ricorre in Cassazione sostenendo la nullità del contratto di locazione per inesistenza dell'immobile. La Corte dichiara il ricorso inammissibile per motivi procedurali, evidenziando come le eccezioni debbano essere sollevate correttamente nei gradi di merito e il ricorso debba rispettare il principio di specificità.
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Assorbimento motivi: Cassazione su omessa motivazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18966/2024, ha chiarito i limiti dell'assorbimento dei motivi di appello. In una controversia immobiliare riguardante una servitù di veduta e danni da costruzione, la Corte d'Appello aveva rigettato la domanda principale sulla servitù, dichiarando assorbite le altre domande relative a danni e rimozioni. La Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il rigetto di una domanda non giustifica automaticamente l'assorbimento di altre domande autonome, le quali richiedono una specifica e autonoma motivazione. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Inadempimento contratto d’appalto: opera finita o no?
In una causa per inadempimento contratto d'appalto, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito che non aveva chiarito la linea di confine tra opera 'non ultimata' e opera 'ultimata ma viziata'. La Corte ha ribadito che questa distinzione è fondamentale per determinare se applicare la disciplina generale sull'inadempimento (art. 1453 c.c.) o quella speciale sulla garanzia per vizi (art. 1667 c.c.), che prevede termini di decadenza più brevi. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione dei fatti.
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Provvigione mediatore: quando è dovuta con mutuo?
Un'agenzia immobiliare ha richiesto il pagamento della commissione a una potenziale acquirente dopo il fallimento di una vendita. L'acquisto era subordinato all'ottenimento di un mutuo, che è stato negato. L'agenzia sosteneva che l'acquirente avesse agito in malafede, invocando la finzione di avveramento della condizione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che in presenza di una 'condizione mista' come l'ottenimento di un mutuo, la mancata concessione del finanziamento non implica automaticamente malafede. Il diritto alla provvigione mediatore sorge solo al verificarsi della condizione.
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Appalto condominiale senza delibera: chi paga?
Una società di manutenzione ha agito contro un condominio per il pagamento di lavori. La Cassazione ha respinto il ricorso della società, confermando che un appalto condominiale senza delibera assembleare è inefficace. La Corte ha sottolineato che l'assenza di autorizzazione è l'elemento decisivo, rendendo irrilevante l'analisi sulla validità della proposta contrattuale presentata dall'amministratore.
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Responsabilità direttore lavori: la Cassazione decide
In un caso di gravi difetti in un appalto condominiale, la Corte di Cassazione ha confermato la piena responsabilità del direttore dei lavori, in solido con l'impresa esecutrice. La sentenza stabilisce che il professionista ha un inderogabile dovere di alta sorveglianza per prevenire vizi e difformità, non potendo limitarsi a una mera constatazione ex post. Questa responsabilità non può essere esclusa da clausole contrattuali che la attribuiscano unicamente all'appaltatore, specialmente in presenza di gravi difetti che toccano la funzionalità e la sicurezza dell'immobile.
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Condizione risolutiva mutuo: quando il contratto salta
La Corte di Cassazione ha confermato che se un contratto preliminare di compravendita è subordinato a una condizione risolutiva mutuo, e la banca nega il finanziamento per cause non imputabili all'acquirente, il contratto si considera inefficace fin dall'inizio. Di conseguenza, il venditore è tenuto a restituire la caparra ricevuta. La Corte ha qualificato la condizione come 'mista', il cui avveramento dipende sia dalla diligenza dell'acquirente che dalla decisione insindacabile di un terzo, la banca.
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Rito sommario: onere della prova e conversione del rito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18914/2024, ha rigettato il ricorso di un venditore immobiliare, confermando la sua responsabilità per inadempimento contrattuale. La Corte ha stabilito che la scelta del giudice di utilizzare il rito sommario non è sindacabile se basata sulle prove già fornite dalle parti, le quali hanno l'onere di presentare tutte le loro istanze istruttorie sin dall'inizio del procedimento. Inoltre, ha ribadito il principio di autosufficienza del ricorso, dichiarando inammissibili le censure non supportate dalla trascrizione degli atti processuali rilevanti.
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Cessione contratto preliminare: quando è valida?
Un soggetto subentra come venditore in un preliminare di compravendita immobiliare e si rifiuta di stipulare il definitivo. La Cassazione, con l'ordinanza 18911/2024, conferma il trasferimento coattivo del bene, chiarendo che la cessione del contratto preliminare è valida anche se il promissario acquirente ha già saldato il prezzo. L'obbligo principale che persiste, infatti, è quello di prestare il consenso al rogito definitivo.
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Esecuzione in forma specifica: l’ordinanza finale
I promissari acquirenti di un immobile si opponevano alla richiesta di esecuzione in forma specifica del contratto preliminare da parte del costruttore, lamentando la mancata consegna della fideiussione obbligatoria e difformità dell'immobile. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli, i ricorrenti hanno rinunciato al ricorso in Cassazione, portando all'estinzione del procedimento.
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Errore di fatto: quando la Cassazione è inappellabile
Un'impresa edile ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore di fatto. L'impresa riteneva che la Corte avesse erroneamente ignorato le prove dell'esecuzione dei lavori. La Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che il presunto sbaglio non era un errore di fatto (una svista materiale), ma un errore di giudizio (una diversa valutazione delle prove), motivo per cui lo strumento della revocazione non era applicabile.
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Risarcimento danno: la prova presuntiva è sufficiente
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 18906/2024, ha stabilito che per ottenere il risarcimento danno da mancato godimento di un immobile non è necessaria una prova rigorosa. È sufficiente la prova presuntiva, basata su elementi indiziari, per dimostrare l'esistenza del danno, che potrà poi essere liquidato dal giudice in via equitativa. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva negato il risarcimento per assenza di prove certe, rinviando la causa per una nuova valutazione alla luce di questo fondamentale principio.
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