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Diritto Immobiliare

Ripartizione spese riscaldamento: No a quote fisse
In una lunga controversia tra due condomini e il loro condominio, la Corte di Cassazione ha stabilito l'illegittimità di una delibera che imponeva una quota fissa del 20% per le spese di riscaldamento. La sentenza ribadisce il principio fondamentale secondo cui la ripartizione spese riscaldamento, in presenza di sistemi di contabilizzazione del calore, deve avvenire esclusivamente in base al consumo effettivo. Anche i condomini distaccatisi dall'impianto centrale devono contribuire solo alle spese effettive di manutenzione e conservazione, non a quote forfettarie. Il caso è stato rinviato alla Corte di Appello per una nuova valutazione alla luce di questi principi.
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Responsabilità precontrattuale: quando è esclusa?
La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità precontrattuale di un venditore che ha interrotto le trattative per la vendita di un immobile. La decisione si fonda sulla constatazione che le parti non avevano mai raggiunto un accordo su un punto essenziale del contratto: la richiesta dell'acquirente di inserire una condizione sospensiva legata all'ottenimento di permessi edilizi, sempre rifiutata dal venditore. Secondo la Corte, in assenza di accordo su elementi chiave, non si forma un legittimo affidamento sulla conclusione del contratto, rendendo lecita l'interruzione delle negoziazioni.
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Sopraelevazione in condominio: limiti e differenze
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18036/2024, ha chiarito la distinzione fondamentale tra la modifica delle parti comuni e la vera e propria sopraelevazione in condominio. Il caso riguardava la realizzazione di abbaini e un lucernario sul tetto da parte del proprietario dell'ultimo piano. La Corte ha stabilito che tali opere, se comportano l'appropriazione di parti comuni come il tetto, non rientrano nel diritto di sopraelevazione ma costituiscono un'innovazione vietata. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata su questa distinzione e sulla verifica della sicurezza statica dell'edificio.
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Presunzione di condominialità: il suolo è di tutti?
In una controversia sulla proprietà del sottosuolo di un complesso immobiliare, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito. I giudici avevano escluso la natura comune del suolo basandosi solo sull'interpretazione del regolamento. La Suprema Corte ha invece ribadito che il punto di partenza deve essere sempre la presunzione di condominialità del suolo stabilita dall'art. 1117 c.c. Tale presunzione può essere vinta solo da un'espressa riserva di proprietà contenuta nel primo atto di vendita che ha dato origine al condominio, documento che i giudici di merito non avevano correttamente individuato e analizzato.
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Delibera condominiale annullabile: il caso Cassazione
Una società costruttrice, esentata dal pagamento delle spese condominiali per le unità invendute da un regolamento contrattuale, si è vista addebitare tali costi da una delibera assembleare. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale delibera non è nulla, ma si tratta di una delibera condominiale annullabile. Di conseguenza, doveva essere impugnata entro il termine di 30 giorni, altrimenti diventa definitiva. La ripetizione della violazione in più delibere non trasforma il vizio in nullità.
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Modifica servitù di passaggio: l’accordo è vincolante
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18004/2024, ha stabilito che un accordo scritto per la modifica servitù di passaggio, completo di planimetria, costituisce un contratto definitivo e vincolante. La parte che ha sottoscritto l'accordo non può rifiutarsi di adempiere, essendo obbligata a realizzare il nuovo percorso a proprie spese. La Corte ha rigettato il ricorso della proprietaria del fondo servente, che sosteneva la natura meramente preliminare e indeterminata dell'accordo, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Legittimazione processuale condominio: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18003/2024, ha stabilito principi fondamentali sulla legittimazione processuale del condominio. Ha chiarito che i singoli condomini possono agire per tutelare i beni comuni in modo concorrente con l'amministratore. Inoltre, ha precisato che un giudice non può sindacare incidentalmente la validità di una delibera assembleare annullabile e che, in caso di difetto di autorizzazione, deve essere concesso un termine per la regolarizzazione.
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Scioglimento preliminare: quando è valido nel concordato?
Una famiglia di promissari acquirenti ha contestato lo scioglimento dei propri contratti preliminari, previsto nel piano di concordato preventivo di una società immobiliare. La Corte di Cassazione ha accolto il loro ricorso, annullando la decisione della Corte d'Appello. La Suprema Corte ha stabilito che i giudici di merito non avevano verificato adeguatamente se lo scioglimento fosse avvenuto tramite un valido accordo scritto (mutuo consenso) o attraverso la necessaria autorizzazione del tribunale, come richiesto dalla legge fallimentare per lo scioglimento preliminare dei contratti pendenti.
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Diritto di uso esclusivo: la Cassazione nega validità
La Cassazione, con sent. 17991/2024, ha stabilito che il diritto di uso esclusivo su una corte condominiale non può essere creato come diritto reale atipico. Un "patto speciale" in una compravendita successiva non può validamente "concentrare" tale diritto su una sola unità, privandone altre che ne avevano titolo in base all'atto costitutivo del condominio. La pattuizione è stata dichiarata illegittima, accogliendo il ricorso della condomina esclusa.
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Legge straniera applicabile e regime patrimoniale
La Corte di Cassazione chiarisce come determinare la legge straniera applicabile al regime patrimoniale di coniugi con diverse nazionalità e residenza all'estero. In un caso riguardante un acquisto immobiliare in Italia, la Corte ha applicato la legge dello Stato della Virginia (USA), luogo di prevalente vita matrimoniale, escludendo il regime di comunione legale dei beni poiché non previsto da tale ordinamento per gli acquisti in costanza di matrimonio, ma solo in sede di divorzio.
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Impugnazione delibera: la prova della notifica
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17984/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di impugnazione di delibera condominiale. In caso di contestazione, spetta al condominio, in qualità di mittente, fornire la prova certa dell'avvenuta consegna della raccomandata contenente il verbale al condomino assente. La semplice tracciatura online che riporta una dicitura ambigua non è sufficiente a far scattare la presunzione di conoscenza e, di conseguenza, il termine per l'impugnazione. La Corte ha accolto il ricorso di un condomino, cassando la decisione di merito che aveva ritenuto tardiva la sua opposizione basandosi su una prova di notifica inadeguata.
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Estinzione del giudizio per rinuncia in Cassazione
Una controversia condominiale per il rimborso di spese urgenti sul tetto, giunta fino in Cassazione, si conclude con l'estinzione del giudizio. La parte che aveva proposto ricorso vi ha rinunciato e la controparte ha accettato tale rinuncia. La Suprema Corte, prendendo atto dell'accordo, ha dichiarato estinto il processo, chiarendo che in questi casi non si procede a una condanna sulle spese legali né si applica il raddoppio del contributo unificato a carico del rinunciante.
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Installazione condizionatori: il diritto del condomino
Una condomina, titolare di un'attività commerciale, ha impugnato una delibera che le negava l'autorizzazione a mantenere dei condizionatori installati nel cortile comune. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17975/2024, ha accolto il suo ricorso. Ha stabilito che l'installazione condizionatori sulle parti comuni è un diritto del singolo condomino, esercitabile senza autorizzazione assembleare, a patto che non alteri la destinazione del bene e non impedisca agli altri di farne parimenti uso. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per verificare se l'installazione leda il decoro architettonico o il godimento del bene comune.
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Permuta cosa futura: nullità se l’oggetto è incerto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17961/2024, ha confermato la nullità di un contratto preliminare di permuta cosa futura. Il caso riguardava lo scambio di un terreno con appartamenti da costruire. La Corte ha stabilito che, per la sua validità, il contratto deve contenere criteri oggettivi e prestabiliti per individuare con certezza i futuri immobili, non potendo rimettere la loro determinazione a un successivo accordo o alla scelta discrezionale di una delle parti.
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Risoluzione permuta cosa futura: è inadempimento?
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risoluzione permuta cosa futura. La controversia nasce da un contratto preliminare per lo scambio di un terreno contro due villette da costruire. I proprietari del terreno avevano richiesto la risoluzione per inadempimento, accusando il costruttore di aver agito in malafede richiedendo i permessi a proprio nome. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il promissario acquirente era legittimato a richiedere il titolo edilizio e che il comportamento dei proprietari, che si erano rifiutati di collaborare per la creazione di un vincolo a parcheggio, era contrario a buona fede.
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Diritto d’uso e servitù: chi prova la compatibilità?
Un acquirente non riesce a utilizzare il posto auto acquistato a causa di una servitù di passaggio preesistente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17956/2024, stabilisce un principio fondamentale: in caso di conflitto tra diritto d'uso e servitù, spetta al venditore, e non all'acquirente, dimostrare la compatibilità tra i due diritti. La sentenza chiarisce che la coesistenza di diritti reali limitati sullo stesso bene crea una presunzione di conflitto, invertendo l'onere probatorio a carico di chi ha concesso il nuovo diritto.
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Responsabilità venditore costruttore: la Cassazione chiarisce
La Cassazione, con l'ordinanza n. 17955/2024, ha stabilito che la responsabilità del venditore costruttore per gravi difetti si applica anche se non ha costruito direttamente l'immobile. È sufficiente che abbia mantenuto un potere di direzione o controllo sui lavori, invertendo l'onere della prova. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso tale responsabilità basandosi solo su un contratto d'appalto con terzi, ordinando un nuovo esame del caso.
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Giudicato implicito interno: la Cassazione alle Sezioni Unite
Una società immobiliare chiede un risarcimento per lite temeraria. La Corte d'Appello dichiara la domanda inammissibile. In Cassazione, sorge un contrasto giurisprudenziale sul concetto di giudicato implicito interno: può il giudice d'appello rilevare d'ufficio l'inammissibilità se il primo giudice ha deciso nel merito senza pronunciarsi sul punto? La questione è rimessa alle Sezioni Unite per risolvere il conflitto e stabilire i poteri del giudice del gravame.
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Servitù di passaggio: limiti del diritto gratuito
Una società, il cui fondo era divenuto intercluso a seguito di un acquisto, ha chiesto una servitù di passaggio coattiva. Il fondo su cui doveva gravare la servitù era stato però donato dall'originario venditore a terzi. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto speciale a una servitù di passaggio gratuita (art. 1054 c.c.) vale solo nei confronti del venditore originario o dei suoi eredi, ma non verso i successivi proprietari che hanno ricevuto il bene tramite donazione. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Contraddizione insanabile: nullità della sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza della Corte d'Appello a causa di una contraddizione insanabile. Il caso riguardava la determinazione dell'indennità per l'occupazione temporanea di un'area. La Corte d'Appello, pur rigettando l'opposizione della società espropriante, aveva liquidato un importo inferiore a quello offerto e, per di più, aveva erroneamente condannato la società proprietaria del terreno al pagamento. La Cassazione ha stabilito che tale conflitto tra motivazione e dispositivo non è un semplice errore materiale, ma un vizio grave che determina la nullità del provvedimento.
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