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Diritto Immobiliare

Servitù per destinazione del padre di famiglia: la guida
In un caso riguardante l'accesso a servizi comuni, la Corte di Cassazione ha chiarito un principio fondamentale sulla servitù per destinazione del padre di famiglia. La Corte ha stabilito che, per la sua costituzione, lo stato di asservimento tra due fondi deve esistere al momento della prima divisione della proprietà originaria, non al momento di vendite successive. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio per aver erroneamente valutato il momento temporale e per aver mal interpretato una domanda relativa all'illegittima unificazione di utenze idriche.
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Indivisibilità servitù: la Cassazione chiarisce
Un proprietario ha contestato il diritto di passaggio di un vicino, sostenendo che una recente divisione del terreno avesse estinto la servitù. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, riaffermando il principio di indivisibilità della servitù. Secondo la Corte, la divisione del fondo dominante non comporta l'estinzione automatica del diritto di passaggio per le nuove porzioni, anche se dotate di accesso alternativo, a meno che non sia espressamente previsto nell'atto di divisione.
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Danno presunto: come si calcola il risarcimento?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26884/2024, chiarisce che la violazione delle distanze legali non genera un risarcimento automatico. Il danneggiato deve allegare un pregiudizio concreto. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva liquidato il danno senza specificare i criteri di calcolo, introducendo il concetto di danno presunto che richiede una prova, anche per presunzioni, del pregiudizio subito.
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Obblighi antiriciclaggio notai: la Cassazione
La Corte di Cassazione conferma la sanzione a un notaio per la mancata segnalazione di operazioni sospette. Il caso riguarda sei compravendite immobiliari in cui le modalità di pagamento erano generiche e risalenti a molti anni prima del rogito. La Suprema Corte ha stabilito che tali anomalie costituiscono un chiaro indice di sospetto, rafforzando gli obblighi antiriciclaggio notai e chiarendo che il dovere di segnalazione non richiede la prova di un reato, ma la semplice presenza di elementi anomali che impongono un approfondimento.
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Giudicato interno: appello implicito e contratto
Due acquirenti, dopo aver pagato un immobile, non ottengono il rogito a causa di ipoteche non cancellate dal venditore. Il Tribunale, pur condannando il venditore al risarcimento, dichiara risolto il contratto preliminare. La Corte d'Appello rigetta la richiesta di trasferimento dell'immobile, ritenendo che la statuizione sulla risoluzione fosse passata in giudicato interno perché non specificamente impugnata. La Cassazione ribalta la decisione, stabilendo che la domanda di adempimento del contratto è intrinsecamente incompatibile con la sua risoluzione e costituisce, pertanto, un'impugnazione implicita, impedendo la formazione del giudicato interno.
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Occupazione abusiva demanio: no a sanatorie e sconti
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un privato al pagamento di un ingente indennizzo per l'occupazione abusiva del demanio marittimo, derivante dalla trasformazione di una cabina balneare in abitazione. La Corte ha stabilito che tali opere non sono sanabili e ha legittimato l'applicazione retroattiva di sanzioni più severe, basate sui valori di mercato, introdotte dalla legge finanziaria del 2007.
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Ritenzione illegittima immobile: il risarcimento danni
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26828/2024, ha confermato il diritto del committente al risarcimento del danno per la ritenzione illegittima immobile da parte dell'appaltatore. Il caso riguardava un contratto d'appalto per la ristrutturazione di una villa, al termine del quale l'appaltatore si era rifiutato di consegnare le chiavi per oltre quattro anni. La Corte ha ribadito che l'appaltatore non ha diritto di ritenzione e che il danno per il mancato godimento del bene può essere liquidato in base al suo valore locativo di mercato.
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COSAP su suolo pubblico: quando si paga il canone?
Un'associazione sportiva occupava un'area aeroportuale di proprietà di un Ente Locale. Anche dopo la scadenza della concessione, l'occupazione è proseguita, portando l'Ente a richiedere il pagamento del COSAP su suolo pubblico. L'associazione ha contestato la richiesta, adducendo varie motivazioni tra cui la presenza di usi civici sull'area e l'utilizzo parziale da parte della Protezione Civile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il canone è dovuto per qualsiasi occupazione di suolo pubblico, a prescindere dall'esistenza di un titolo, e che la presenza di usi civici non esenta dal pagamento.
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Usi civici: gestione comunale e successione dell’ASUC
Una separata amministrazione per usi civici (ASUC) ha citato in giudizio un Comune e un'associazione sportiva per terreni gravati da "usi civici" sui quali era stato costruito un centro sportivo. L'ASUC contestava la legittimità della gestione passata del Comune e la validità della convenzione con l'associazione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il Comune aveva amministrato legittimamente i beni prima della costituzione dell'ASUC. Con la sua creazione, l'ASUC subentra in tutti i rapporti giuridici preesistenti, inclusa la convenzione, che rimane quindi valida e opponibile alla nuova amministrazione.
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Usucapione: come si acquista la proprietà di un immobile
Una recente sentenza del Tribunale di Venezia ha chiarito i presupposti per l'acquisto della proprietà tramite usucapione. Nel caso di specie, gli eredi di un possessore hanno dimostrato di aver continuato il possesso del bene per oltre vent'anni, in modo pacifico, pubblico e ininterrotto, pagando imposte e curando gli immobili. Il Tribunale ha accolto la domanda, dichiarando l'avvenuto acquisto della proprietà a favore degli eredi e compensando le spese legali tra le parti, data la natura non contenziosa del procedimento per la maggior parte dei convenuti.
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Sequestro giudiziario: quando il giudice lo nega
Il Tribunale di Venezia ha respinto la richiesta di sequestro giudiziario e conservativo avanzata da alcuni eredi su un'azienda agricola. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione dei presupposti fondamentali: il 'fumus boni iuris', ovvero la verosimiglianza del diritto vantato, e il 'periculum in mora', cioè il rischio concreto di un danno irreparabile nelle more del giudizio di merito. La controversia riguardava la proprietà e il possesso dei beni facenti parte di un asse ereditario.
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Iscrizione ipotecaria fallimento: la data che conta
Una società finanziaria si oppone alla decisione di un tribunale di declassare il suo credito da ipotecario a chirografario nel contesto di un fallimento. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: l'efficacia ventennale dell'iscrizione ipotecaria nel fallimento si valuta alla data di deposito della domanda di ammissione al passivo. Tale momento 'cristallizza' la garanzia, rendendola efficace per tutta la durata della procedura, indipendentemente dalla successiva scadenza del ventennio.
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Valore del bene evitto: come si calcola nella permuta
Una società, a seguito di evizione da un immobile ricevuto tramite permuta, ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare della controparte per il valore indicato nel contratto. La Cassazione ha stabilito che, in caso di permuta, il credito per il valore del bene evitto si calcola in base al suo valore di mercato effettivo al momento della stipula, e non secondo il prezzo consensualmente pattuito, confermando la decisione del tribunale di merito.
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Falsità consulenza tecnica: limiti all’impugnazione
Una società, dopo una sentenza definitiva sfavorevole basata su una consulenza tecnica d'ufficio (CTU), ha intentato una nuova causa per accertarne la falsità. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che per contestare la falsità della consulenza tecnica non si possono riproporre le stesse prove già valutate nel giudizio precedente, ma è necessario fornire elementi nuovi e diversi, idonei a dimostrare la falsità della perizia.
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Superamento limite appalto: obblighi dell’appaltatore
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26563/2024, ha chiarito la responsabilità in caso di superamento del limite di spesa in un contratto di appalto. La Corte ha stabilito che l'appaltatore non viola il principio di buona fede se il committente, anche grazie all'assistenza di un direttore dei lavori, era in grado di comprendere che la prosecuzione delle opere avrebbe comportato il superamento del limite pattuito, il quale funzionava come soglia per la rinegoziazione dei prezzi e non come tetto invalicabile.
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Spoglio possessorio: quando la recinzione è illegittima?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una recinzione parziale che restringe un'area di passaggio non costituisce spoglio possessorio se il transito rimane comunque agevole. Il caso riguardava il proprietario di un garage che contestava la recinzione installata dai vicini, la quale, pur riducendo lo spazio di manovra, non impediva il passaggio. La Corte ha chiarito che non ogni modifica dello stato dei luoghi integra uno spoglio, ma solo quella che compromette in modo giuridicamente apprezzabile l'esercizio del possesso. La valutazione sull'agevolezza del transito è una questione di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.
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Credito garantito da terzo: no al passivo fallimentare
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26557/2024, ha stabilito che il titolare di un credito garantito da terzo tramite ipoteca su un bene poi confluito in un fallimento, non può utilizzare la procedura di verificazione del passivo. La Corte ha chiarito che tale creditore non è un diretto creditore del fallito e deve, invece, intervenire nella fase di ripartizione del ricavato dalla vendita del bene per far valere la propria garanzia reale.
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Risoluzione parte complessa: serve l’unanimità?
La Corte di Cassazione chiarisce che per la risoluzione di un contratto di vendita con parte complessa (più venditori) non è necessaria l'unanimità. Tre comproprietari avevano chiesto la risoluzione per inadempimento dell'acquirente, ma i giudici di merito avevano respinto la domanda per l'assenza del quarto venditore. La Suprema Corte ha cassato la sentenza, stabilendo che la domanda è ammissibile purché tutti i contraenti siano coinvolti nel processo (litisconsorzio necessario). L'inerzia di uno dei venditori non può bloccare l'azione degli altri.
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Danno da parti comuni: si può agire contro un solo condomino?
Un'attività commerciale e diversi privati subiscono danni da infiltrazioni provenienti da un immobile sovrastante, di proprietà di un ente pubblico nello stesso condominio. Inizialmente ottengono un risarcimento, ma la Corte d'Appello annulla la decisione, sostenendo che l'azione doveva essere intentata contro l'intero condominio. La Corte di Cassazione, ribaltando il verdetto, ha stabilito che in caso di danno da parti comuni, la vittima può citare in giudizio anche un solo condomino per l'intero importo, in virtù della responsabilità solidale.
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Clausola penale leasing: quando è valida e non eccessiva
Una società di leasing ha terminato un contratto di leasing immobiliare per inadempimento. La curatela fallimentare della società utilizzatrice ha citato in giudizio la concedente per ottenere la riduzione della clausola penale. La Corte di Cassazione ha confermato la validità della clausola penale leasing, ritenendola non manifestamente eccessiva in quanto bilanciava il diritto della concedente al risarcimento con il diritto dell'utilizzatore a ricevere il valore del bene restituito.
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