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Cessione contenzioso escluso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel contesto della cessione di azienda delle banche venete, la banca acquirente non è responsabile per le passività derivanti da rapporti bancari già estinti al momento della cessione. Tali controversie rientrano nel cosiddetto “cessione contenzioso escluso”, come definito dal contratto di cessione, la cui interpretazione è centrale per delimitare il perimetro delle passività trasferite. La funzionalità del rapporto rispetto all’attività futura dell’acquirente è il criterio decisivo.

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Cessione Contenzioso Escluso: Quando i Debiti Non Seguono l’Azienda

In materia di diritto commerciale, la cessione d’azienda solleva spesso complessi interrogativi sulla sorte dei debiti e delle passività. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la validità e l’interpretazione delle clausole di cessione contenzioso escluso, specialmente nel delicato contesto delle crisi bancarie. La pronuncia chiarisce che non tutte le liti pendenti vengono automaticamente trasferite all’acquirente, delineando un perimetro preciso basato sulla volontà contrattuale e sulla funzionalità dei rapporti ceduti.

I Fatti di Causa: Un Conto Corrente Chiuso e la Crisi Bancaria

Una società commerciale aveva intentato una causa contro una banca veneta per l’applicazione di condizioni illegittime su un rapporto di conto corrente, chiuso peraltro molti anni prima, nel 2006. Durante il corso del giudizio, la banca convenuta è stata posta in liquidazione coatta amministrativa e una parte significativa delle sue attività e passività è stata ceduta a un grande istituto di credito nazionale. Il processo è quindi proseguito nei confronti di quest’ultimo, indicato come successore nel rapporto controverso. Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello hanno respinto le domande della società, ritenendo che la banca acquirente non fosse subentrata in quel specifico debito litigioso. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione sul Contenzioso Escluso nella Cessione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione è che la banca acquirente non è subentrata nella posizione debitoria relativa alla causa, poiché il rapporto bancario da cui essa scaturiva si era estinto ben prima dell’operazione di cessione. Secondo la Suprema Corte, tali controversie rientrano nel perimetro del cosiddetto “contenzioso escluso”, ovvero quelle passività che le parti, nel contratto di cessione, avevano deciso di non trasferire. La mera pendenza di una causa al momento della cessione non è sufficiente a determinare il suo trasferimento automatico all’acquirente.

Le Motivazioni: L’Interpretazione del Contratto di Cessione

Il ragionamento della Corte si fonda sull’interpretazione del contratto di cessione, stipulato in attuazione di una specifica normativa d’urgenza (d.l. 99/2017) emanata per gestire la crisi delle banche venete. Sebbene la legge ponesse dei limiti, essa demandava all’autonomia contrattuale delle parti la definizione precisa dell’oggetto della cessione.

Il contratto prevedeva il trasferimento dei debiti derivanti da “rapporti inerenti e funzionali all’esercizio dell’impresa bancaria”. La Cassazione chiarisce che questa clausola non va interpretata in senso astratto, come se includesse ogni rapporto di natura bancaria, ma in una prospettiva concreta, ovvero quella dell’acquirente. Sono “funzionali” solo i rapporti che possono contribuire all’effettivo e futuro svolgimento dell’attività d’impresa del cessionario.

Un rapporto estinto da oltre un decennio non possiede tale funzionalità. Pertanto, la passività che ne deriva, sebbene oggetto di contenzioso, non è stata trasferita. La Corte ha inoltre valorizzato il comportamento successivo delle parti, in particolare un “secondo accordo ricognitivo” che esplicitava come il contenzioso relativo a rapporti estinti fosse da considerarsi escluso dalla cessione. Questo comportamento, ai sensi dell’art. 1362 c.c., è un criterio fondamentale per ricostruire la comune volontà dei contraenti.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un importante principio di diritto con notevoli implicazioni pratiche. In primo luogo, stabilisce che nelle operazioni di cessione d’azienda, soprattutto in contesti di crisi regolamentati da normative speciali, l’ambito delle passività trasferite è determinato primariamente dal contratto. Non esiste un automatismo per cui l’acquirente eredita ogni singola controversia legale del cedente.

In secondo luogo, fornisce un criterio interpretativo chiaro per le clausole di “funzionalità”: la valutazione va fatta ex ante, dal punto di vista dell’utilità del rapporto per la continuità aziendale dell’acquirente. Questo significa che i creditori di una società in crisi, il cui rapporto si è già concluso, devono verificare attentamente il perimetro della cessione prima di agire contro l’acquirente, poiché la loro controparte potrebbe rimanere la procedura di liquidazione del soggetto cedente. La sentenza rafforza quindi la certezza giuridica nelle operazioni di M&A bancario, permettendo agli acquirenti di definire con maggiore precisione i rischi assunti.

Nella cessione di un’azienda bancaria, l’acquirente risponde sempre di tutte le cause pendenti della banca cedente?
No. Secondo la Corte, il subentro dell’acquirente non è automatico. È necessario interpretare il contratto di cessione per determinare quali passività, comprese quelle oggetto di contenzioso, rientrano nel perimetro del trasferimento. I rapporti già estinti al momento della cessione possono essere esclusi.

Cosa si intende per “contenzioso escluso” nel contratto di cessione delle banche venete?
Si intende l’insieme delle controversie legali che le parti hanno contrattualmente deciso di non trasferire alla banca acquirente. La sentenza chiarisce che in questa categoria rientrano le cause relative a rapporti bancari già estinti alla data della cessione, in quanto non considerati funzionali alla prosecuzione dell’attività d’impresa dell’acquirente.

Come ha interpretato la Corte la clausola sui “rapporti inerenti e funzionali all’esercizio dell’impresa”?
La Corte l’ha interpretata non in senso astratto (tutti i rapporti tipicamente bancari), ma in una prospettiva concreta e finalistica. Un rapporto è “funzionale” se è utile all’effettivo e futuro svolgimento dell’attività dell’impresa acquirente. I rapporti già esauriti non soddisfano questo requisito e, di conseguenza, le passività correlate non vengono trasferite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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