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Carta di credito clonata, conformità della firma apposta

In tema di responsabilità contrattuale nel rapporto tra l’emittente una carta di credito e l’esercente, quest’ultimo, nell’accettare i pagamenti da parte del titolare della carta, è tenuto all’adempimento del contratto secondo il criterio di cui all’articolo 1176 c.c., usando la diligenza del buon padre di famiglia

Pubblicato il 27 August 2023 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile

In tema di responsabilità contrattuale nel rapporto tra l’emittente una carta di credito e l’esercente, quest’ultimo, nell’accettare i pagamenti da parte del titolare della carta, è tenuto all’adempimento del contratto secondo il criterio di cui all’articolo 1176 c.c., usando la diligenza del buon padre di famiglia, mentre restano inapplicabili le norme di cui all’articolo 1189 c.c., relativa al pagamento al creditore apparente, e altresì 1992 c.c., che concerne l’adempimento in relazione alla presentazione di un titolo di credito, ai quale non è equiparabile la carta di credito (Cass., n. 16102/2006; Cass., n. 694/2010).

Nel caso esaminato, il Tribunale di Roma aveva accolto la domanda proposta *** S.n.c. nei confronti di *** L.t.d. che condannava alla corresponsione in favore della prima della somma di € 24.607,50 corrispondente alle somme oggetto di transazioni commerciali tra l’esercente *** ed un cliente con pagamenti a mezzo carta di credito gestita da ***.

La ricorrente aveva effettuato il 18 e 19 dicembre 2001 vendite di gioielli, ricevendo i relativi pagamenti a mezzo carta di credito.

Le operazioni di accredito erano state successivamente stornate all’esito delle contestazioni del titolare della carta di credito e delle verifiche che avevano portato ad accertare che la carta di credito era stata clonata e che l’acquirente non era il legittimo titolare della carta.

L’apparente titolare della carta di credito aveva proceduto al ritiro della merce il secondo giorno, con ciò inducendo il titolare dell’esercizio a non aver motivo di dubitare sulla legittimità delle operazioni.

La *** Ltd proponeva appello alla decisione che veniva accolto.

Il giudice di primo grado avrebbe erroneamente valutato il profilo di cui all’art. 1176 c.c., soprattutto in termini di valutazione della prova; se avesse analizzato gli scontrini prodotti avrebbe dovuto rilevare che non erano stati annotati gli estremi del documento, così come prescritto dal contratto POS sullo scontrino al punto 1.

Al riguardo le dichiarazioni testimoniali relative al controllo di identità non erano state ritenute attendibili.

Inoltre, trattandosi di 5 transazioni, effettuate le prime 3 per il medesimo importo (alle 16,04; 16,07; 16,11 del 18. 12. 2001) e le altre 2 il 19. 12. 2001 alle 11,19 ed alle 11,30, il Tribunale non avrebbe considerato che sarebbe stato violato più di una volta il divieto di frazionamento delle spese prescritto dalla clausola b) 5 e per la quale è stata comminata la facoltà di storno.

La valutazione attenta delle dichiarazioni testimoniali acquisite in primo grado avrebbe dovuto condurre ad un giudizio di inattendibilità delle stesse, in quanto la dinamica dei fatti avrebbe escluso del tutto la buona fede nell’esecuzione del contratto, essendo evidente che l’esercente avrebbe omesso di verificare la conformità della firma apposta sulla carta con quella apposta sullo scontrino, cautela che consentirebbe di identificare in modo inconfutabile le carte clonate.

Senza contare che l’attore non avrebbe annotato le generalità del presentatore e frazionato le spese senza fornire alcuna spiegazione al riguardo, pur essendo vietata tale operazione dal contratto.

Corte di Cassazione, Sezione Prima Civile, Ordinanza n. 19400 del |10 luglio 2023

 

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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