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Valutazione CTU: il giudice può discostarsi?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito i limiti del sindacato sulla valutazione CTU (Consulenza Tecnica d’Ufficio) operata dal giudice di merito. In una controversia per vizi in un contratto d’appalto, la Corte ha rigettato il ricorso dell’appaltatore, stabilendo che il giudice d’appello non aveva travisato, ma legittimamente interpretato le risultanze della perizia, agendo come “peritus peritorum” (esperto degli esperti). La richiesta di una nuova interpretazione della CTU in sede di legittimità costituisce un’inammissibile istanza di riesame nel merito.

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Valutazione CTU in Appalto: Il Giudice è l’Esperto degli Esperti

Nel contesto delle controversie legali, specialmente in materie tecniche come i vizi in un contratto d’appalto, la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) assume un ruolo cruciale. Tuttavia, quali sono i poteri del giudice rispetto alle conclusioni del perito? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla valutazione CTU, ribadendo il principio del giudice come peritus peritorum. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Un Contratto di Appalto Finito in Tribunale

Una società committente citava in giudizio l’impresa appaltatrice incaricata nel 2010 di eseguire lavori di manutenzione su un capannone. La società lamentava la presenza di vizi esecutivi e chiedeva la condanna dell’impresa alla consegna della documentazione sullo smaltimento di rifiuti speciali (amianto), al risarcimento dei danni per sanzioni amministrative, per i maggiori costi di smaltimento e per l’eliminazione dei difetti. L’impresa appaltatrice, a sua volta, chiedeva in via riconvenzionale il pagamento del saldo residuo dei lavori.

Il Percorso nei Primi Due Gradi di Giudizio

Il Tribunale di primo grado, avvalendosi di una CTU, accoglieva parzialmente le domande della società committente. Riconosceva l’esistenza di vizi solo per alcune opere e riduceva il credito dell’appaltatore, condannandolo inoltre a consegnare i certificati di smaltimento.

La Corte d’Appello, investita del caso da entrambe le parti, riformava parzialmente la decisione. Sulla base di una rilettura e interpretazione delle risultanze della CTU, la Corte ricalcolava dare e avere. In particolare, decurtava dal compenso dell’appaltatore i costi per sistemare i vizi, i costi per la mancata redazione del piano di sicurezza e il costo documentato dalla committente per lo smaltimento dell’amianto non rimosso. Il risultato finale ribaltava la situazione: era l’appaltatore a dover pagare una piccola somma alla committente.

Il Ricorso in Cassazione e la Critica alla Valutazione CTU

L’appaltatore non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, basando la sua impugnazione su tre motivi principali, tutti incentrati su una presunta errata valutazione CTU da parte della Corte d’Appello. Secondo il ricorrente, i giudici di secondo grado avevano:
1. Omesso di esaminare un fatto decisivo, ovvero il corretto conteggio del dovuto risultante dalla CTU.
2. Mal interpretato le conclusioni della perizia, violando le norme sulla valutazione delle prove.
3. Motivato la decisione in modo generico e apodittico, senza spiegare adeguatamente perché si erano discostati da certi aspetti della CTU.

In sostanza, l’appaltatore sosteneva che la Corte d’Appello avesse detratto costi (per € 9.800 e € 880) che lo stesso CTU aveva escluso fossero a suo carico.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Giudice come “Peritus Peritorum”

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e, in parte, inammissibile. I giudici di legittimità hanno spiegato in modo chiaro che la Corte d’Appello non ha commesso alcun errore di “travisamento della prova”. Travisare una prova significa leggerla male, capirne il contenuto in modo palesemente errato. In questo caso, invece, i giudici d’appello hanno compiuto un’attività di valutazione.

Hanno colto l’invito implicito del CTU, il quale aveva evidenziato la necessità di considerare “ulteriori voci di costo” per la correzione dei vizi e difetti. Agendo come peritus peritorum, ovvero come “esperto degli esperti”, la Corte territoriale ha esercitato il suo potere-dovere di interpretare le risultanze peritali, integrarle e giungere a un proprio convincimento motivato.

La Cassazione ha sottolineato che la censura del ricorrente non denunciava un vizio procedurale o un errore di diritto, ma mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, un’operazione che è preclusa in sede di legittimità. Il ricorso si risolveva in un’inammissibile richiesta a questa Corte di ulteriore attività di valutazione delle risultanze probatorie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giudice di merito è il sovrano della valutazione delle prove, inclusa la CTU. Non è un mero “passacarte” delle conclusioni del tecnico. Può e deve analizzare criticamente la perizia, fare proprie alcune conclusioni, discostarsene da altre e integrare l’analisi con altri elementi probatori, purché fornisca una motivazione logica e coerente. Contestare questa attività di valutazione in Cassazione è possibile solo in casi eccezionali di manifesta illogicità o di travisamento della prova, ma non per sollecitare una lettura alternativa dei fatti più favorevole alla propria tesi.

Il giudice è obbligato a seguire ciecamente le conclusioni della CTU (Consulenza Tecnica d’Ufficio)?
No. La sentenza chiarisce che il giudice agisce come “peritus peritorum” (l’esperto degli esperti). Ha il potere di valutare, interpretare e anche discostarsi dalle conclusioni del perito, a condizione che la sua decisione sia supportata da una motivazione logica e coerente, come ha fatto la Corte d’Appello in questo caso.

Cosa si intende per “travisamento della prova” e perché è stato escluso in questo caso?
Il travisamento della prova è un errore grave in cui il giudice percepisce da un documento o da una prova un’informazione palesemente diversa da quella che contiene. In questo caso è stato escluso perché la Corte d’Appello non ha letto male la CTU, ma ha svolto una legittima attività di valutazione e interpretazione delle sue risultanze, cogliendo anche gli inviti del perito a considerare ulteriori aspetti.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le conclusioni di una CTU?
No. La Corte di Cassazione ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non di riesaminare i fatti del caso o di fornire una nuova interpretazione delle prove. Tentare di farlo, come ha fatto il ricorrente, si traduce in una richiesta inammissibile di un terzo grado di giudizio sul merito della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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