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Addebito della separazione, azioni violente

La decisione espressa dalla Corte di merito riguardo agli elementi rilevanti per la pronuncia di addebito della separazione e per ravvisare una piena riconciliazione non era conforme ai principi di legittimità elaborati in materia. Inoltre, non è sufficiente, per provare la riconciliazione tra coniugi separati, considerati gli effetti da essa derivanti, che i medesimi abbiano ripristinato la convivenza a scopo sperimentale e provvisorio, essendo invece necessaria la ripresa dei rapporti materiali e spirituali, caratteristici della vita coniugale (Cass.

Pubblicato il 06 October 2022 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Nel esaminato, la ricorrente censurava la ricostruzione fattuale dei rapporti intercorsi tra i coniugi nel periodo di crisi che ha preceduto la domanda di separazione e delle condotte che tale crisi hanno aggravato e reso definitiva, con particolare riguardo alla valutazione dell’episodio di violenza fisica compiuto dal coniuge in suo danno – accertato definitivamente in sede giudiziale – rispetto ai suoi comportamenti aggressivi e della presunta riconciliazione, che sarebbe seguita a questo episodio che avrebbe reciso – a parere della Corte di merito – il nesso causale tra lo stesso e la pregressa crisi coniugale.

La decisione espressa dalla Corte di merito riguardo agli elementi rilevanti per la pronuncia di addebito della separazione e per ravvisare una piena riconciliazione non era conforme ai principi di legittimità elaborati in materia.

Secondo l’orientamento della Suprema Corte, i comportamenti reattivi del coniuge che sfociano in azioni violente e lesive dell’incolumità fisica dell’altro coniuge, rappresentano, in un giudizio di comparazione al fine di determinare l’addebito della separazione, causa determinante dell’intollerabilità della convivenza, nonostante la conflittualità fosse risalente nel tempo ed il fatto che l’altro coniuge contribuisse ad esasperare la relazione (Cass. n. 6997/2018; Cass. n. 7321/2005); invero, “Le violenze fisiche costituiscono violazioni talmente gravi ed inaccettabili dei doveri nascenti dal matrimonio da fondare, di per se’ sole – quand’anche concretantisi in un unico episodio di percosse -, non solo la pronuncia di separazione personale, in quanto cause determinanti l’intollerabilità della convivenza, ma anche la dichiarazione della sua addebitabilità all’autore, e da esonerare il giudice del merito dal dovere di comparare con esse, ai fini dell’adozione delle relative pronunce, il comportamento del coniuge che sia vittima delle violenze, restando altresì irrilevante la posteriorità temporale delle violenze rispetto al manifestarsi della crisi coniugale” (Cass. n. 7388/2017; Cass. n. 3925/2018).

Anche un unico episodio integra un comportamento idoneo, comunque, a sconvolgere definitivamente l’equilibrio relazionale della coppia, poiché lesivo della pari dignità di ogni persona (Cass. n. 433/2016) e la reazione aggressiva della vittima non ne riduce la portata e l’efficienza causale.

Inoltre, non è sufficiente, per provare la riconciliazione tra coniugi separati, considerati gli effetti da essa derivanti, che i medesimi abbiano ripristinato la convivenza a scopo sperimentale e provvisorio, essendo invece necessaria la ripresa dei rapporti materiali e spirituali, caratteristici della vita coniugale (Cass. 19497/2005; Cass. 19535/2014; Cass. 1630 del 23/01/2018Cass. 20323/2019).

Invero, “La mera coabitazione non è sufficiente a provare la riconciliazione tra coniugi separati essendo necessario il rispristino della comunione di vita e d’intenti, materiale e spirituale, che costituisce il fondamento del vincolo coniugale”. (Cass. n. 19535 del 17/09/2014), dal che consegue che, laddove emerga una crisi coniugale prolungata ed irrisolta, i tentativi di superarla – nell’ambito dei quali può collocarsi la rinuncia ad un ricorso di separazione da parte del marito, come avvenuto nel caso in esame – non possono essere qualificati come “riconciliazione”, in assenza di elementi univoci e significativi del pieno e concreto ripristino della comunione di vita e di affetti.

Corte di Cassazione, Ordinanza n. 27324 del 16 settembre 2022

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