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Usura interessi moratori: la Cassazione chiarisce

Una società di ingegneria ha citato in giudizio una società di leasing, sostenendo la nullità di un contratto di leasing immobiliare per la presenza di tassi di interesse moratori usurari. La società chiedeva che il contratto fosse dichiarato gratuito. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso. Ha stabilito che, per contestare l’usura degli interessi moratori, non è sufficiente la mera previsione di un tasso superiore alla soglia, ma è necessario dimostrare l’effettivo inadempimento e la concreta applicazione di tali interessi. Inoltre, ha ribadito che l’eventuale natura usuraria degli interessi di mora non comporta la gratuità dell’intero contratto, ma solo la nullità della clausola che li prevede, con la conseguenza che saranno dovuti gli interessi al tasso legale.

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Usura Interessi Moratori: Quando la Clausola è Nulla ma il Contratto Resta Valido

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sulla complessa questione dell’usura interessi moratori nei contratti di leasing, offrendo chiarimenti fondamentali sull’onere della prova e sulle conseguenze della nullità di una clausola usuraria. Con l’ordinanza n. 2575 del 2024, i giudici hanno stabilito che la semplice previsione di un tasso di mora superiore alla soglia di legge non è sufficiente per far scattare le tutele antiusura se non si dimostra l’effettivo inadempimento del debitore. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: un Leasing Immobiliare Sotto Accusa

Una società di ingegneria aveva stipulato un contratto di leasing immobiliare con una società finanziaria. Successivamente, la società utilizzatrice ha intentato una causa sostenendo che il contratto fosse nullo a causa della previsione di interessi moratori superiori alla soglia di usura. Le richieste erano radicali: dichiarare la gratuità dell’intero contratto, rideterminare i rapporti di dare/avere e condannare la società di leasing alla restituzione delle somme percepite.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le domande della società, ritenendo che non fosse stata fornita la prova necessaria a sostegno della tesi dell’usura. La questione è quindi approdata in Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società ricorrente ha basato il proprio ricorso su tre motivi principali:
1. Violazione delle norme antiusura: Si lamentava che i giudici di merito avessero errato nel non accertare il superamento della soglia usura da parte degli interessi di mora, a prescindere dal loro effettivo pagamento.
2. Errata applicazione dell’art. 1815 c.c.: Si sosteneva che la natura usuraria degli interessi di mora avrebbe dovuto determinare la gratuità dell’intero contratto, e non solo della clausola relativa agli interessi.
3. Violazione delle norme sull’anatocismo: Si contestava la legittimità del piano di ammortamento alla francese utilizzato nel contratto.

L’Analisi della Corte: quando si configura l’usura degli interessi moratori

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti e basando la propria argomentazione sui principi già consolidati dalle Sezioni Unite (sentenza n. 19597/2020).

La Prova dell’Inadempimento è Essenziale

Il punto centrale della decisione riguarda l’onere della prova. La Corte ha chiarito che per poter parlare di usura applicata, non è sufficiente indicare una clausola contrattuale che prevede un tasso di mora potenzialmente usurario. È indispensabile che il debitore alleghi e provi la condizione che fa scattare l’applicazione di tali interessi: l’inadempimento. Nel caso di specie, la società ricorrente non solo non aveva provato di essere mai stata in ritardo con i pagamenti, ma aveva addirittura ammesso di non aver mai corrisposto interessi di mora. Senza inadempimento, la clausola sugli interessi moratori, per quanto potenzialmente illecita, non ha mai prodotto effetti concreti e, pertanto, non si può parlare di applicazione di interessi usurari.

L’Usura sugli Interessi di Mora non Rende il Contratto Gratuito

La Cassazione ha smontato anche la tesi secondo cui l’usura degli interessi moratori comporterebbe la gratuità dell’intero finanziamento. Richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite, ha ribadito che la sanzione della gratuità prevista dall’art. 1815, comma 2, del codice civile, si applica agli interessi corrispettivi, non a quelli moratori. Se la clausola sugli interessi di mora è usuraria, essa è nulla, ma il contratto rimane valido. Al posto degli interessi di mora pattuiti, si applicheranno gli interessi nella misura prevista dall’art. 1224 del codice civile, ovvero al tasso degli interessi corrispettivi lecitamente convenuti.

La Questione dell’Anatocismo

Infine, il terzo motivo, relativo all’anatocismo nel piano di ammortamento, è stato dichiarato inammissibile. La Corte lo ha definito un <>, in quanto la ricorrente si era limitata a riproporre le stesse argomentazioni già presentate nei gradi di merito, senza muovere una critica specifica e circostanziata alla motivazione della sentenza d’appello.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa e sistematica delle norme antiusura. L’obiettivo della legge è sanzionare la pattuizione e la promessa di interessi eccessivi, ma la valutazione di usurarietà, quando riguarda gli interessi moratori, deve tenere conto della loro funzione risarcitoria e della loro applicazione solo eventuale, legata a un inadempimento. La Corte ha ritenuto che la pretesa della ricorrente fosse infondata perché mancava il presupposto fattuale per l’applicazione degli interessi di mora: il ritardo nei pagamenti. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva correttamente agito nel non procedere a una valutazione del tasso soglia, in assenza di una concreta applicazione di interessi moratori. La decisione ribadisce un principio di concretezza: la tutela legale scatta quando un diritto viene leso, non per una mera potenzialità astratta contenuta nel contratto.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre importanti implicazioni pratiche per chi intende agire in giudizio per usura bancaria. In primo luogo, conferma che l’onere della prova è a carico del debitore, il quale deve dimostrare non solo l’esistenza di una clausola con tassi superiori alla soglia, ma anche l’effettivo verificarsi dell’inadempimento che ha portato all’applicazione di tali tassi. In secondo luogo, ridimensiona le aspettative di chi spera di ottenere la gratuità totale di un finanziamento contestando solo gli interessi di mora: la sanzione per l’usura moratoria è la nullità della singola clausola, non dell’intero obbligo di corrispondere interessi. Questa pronuncia consolida un orientamento volto a bilanciare la tutela del debitore con la stabilità dei contratti e la certezza dei rapporti giuridici.

Se gli interessi di mora previsti in un contratto di leasing sono usurari, l’intero contratto diventa gratuito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la natura usuraria degli interessi di mora determina la nullità della sola clausola che li prevede. Il contratto rimane valido e gli interessi corrispettivi continuano a essere dovuti. Al posto degli interessi di mora usurari, si applicheranno quelli previsti dall’art. 1224 c.c., solitamente pari al tasso degli interessi corrispettivi pattuiti.

Per contestare l’usura degli interessi moratori, è sufficiente dimostrare che il tasso previsto nel contratto supera la soglia legale?
No, non è sufficiente. La Corte ha chiarito che il debitore deve allegare e provare non solo la presenza della clausola, ma anche il presupposto per la sua applicazione, ovvero il proprio inadempimento (il ritardo nel pagamento). Senza la prova della concreta applicazione degli interessi moratori, la domanda di usura non può essere accolta.

È corretto sommare il tasso degli interessi corrispettivi e quello degli interessi moratori per verificare il superamento della soglia di usura?
No. La Corte ha ribadito che non è corretto sommare i due tassi, in quanto sono alternativi tra loro. Gli interessi corrispettivi remunerano la disponibilità del capitale, mentre gli interessi moratori risarciscono il danno da ritardo nel pagamento. Si applica l’uno o l’altro, mai entrambi contemporaneamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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