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Transazione novativa: quando chiude ogni lite?

Una società ha citato in giudizio una banca per presunte irregolarità nei rapporti bancari. La Corte d’Appello ha respinto la domanda, confermando che un precedente accordo transattivo generale (una transazione novativa) era valido e precludeva qualsiasi ulteriore azione legale. La Corte ha stabilito che l’accordo, volto a chiudere tutte le controversie presenti e future, non era nullo, poiché le presunte nullità delle singole clausole contrattuali non rendevano l’intero contratto illecito.

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Transazione novativa: l’accordo che può chiudere per sempre le liti con la banca

Un accordo firmato anni prima può davvero impedire a un correntista di far valere i propri diritti in tribunale? La risposta, come chiarito da una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma, risiede nella natura e nell’ampiezza di quell’accordo. Il caso analizzato offre uno spaccato fondamentale sulla cosiddetta transazione novativa e sulla sua capacità di precludere future controversie, anche quelle basate sulla presunta nullità di clausole contrattuali come l’anatocismo o gli interessi usurari.

I Fatti di Causa

Una società commerciale citava in giudizio il proprio istituto di credito dinanzi al Tribunale, lamentando l’applicazione di una serie di pratiche illegittime sui propri rapporti bancari. Tra le contestazioni figuravano la capitalizzazione trimestrale degli interessi (anatocismo), l’applicazione di commissioni di massimo scoperto non pattuite e tassi d’interesse superiori alla soglia di usura.

La banca, nel difendersi, sollevava un’eccezione determinante: le parti avevano già stipulato in precedenza un accordo transattivo. Tale accordo, secondo la banca, non solo risolveva una specifica lite allora pendente, ma era stato concepito per definire “a saldo, stralcio e transazione di ogni asserito diritto e/o pretesa” vantati dalla società, con una rinuncia incondizionata a ogni futura azione.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la tesi della banca, dichiarando la domanda improcedibile. La società decideva quindi di appellare la sentenza, sostenendo che la transazione non potesse precludere l’accertamento di nullità contrattuali.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Roma ha rigettato l’appello della società, confermando integralmente la decisione di primo grado. Secondo i giudici, l’accordo transattivo stipulato tra le parti era pienamente valido ed efficace nell’impedire l’avvio di una nuova causa sugli stessi rapporti bancari. La Corte ha stabilito che la volontà delle parti era quella di porre fine a ogni controversia, presente e futura, attraverso una transazione novativa di carattere generale.

Le Motivazioni: la validità della transazione novativa

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della natura dell’accordo e delle norme che regolano la transazione.

L’ampiezza dell’accordo e la volontà delle parti

Il tenore letterale dell’accordo non lasciava dubbi: l’intento era quello di prevenire ogni possibile controversia futura, anche relativa a rapporti non specificamente menzionati nella lite originaria. Le parti avevano voluto chiudere definitivamente ogni contenzioso, e questa volontà deve essere rispettata.

Transazione su contratto nullo vs. contratto illecito: una distinzione cruciale

L’appellante sosteneva la nullità della transazione basandosi sull’art. 1972 c.c., che disciplina la transazione su un titolo nullo. La Corte ha però operato una distinzione fondamentale:
1. Transazione su contratto illecito: È sempre nulla. Un contratto è illecito quando la sua causa o il motivo comune alle parti è contrario a norme imperative (es. un accordo per commettere un reato).
2. Transazione su contratto nullo: È solo annullabile, e solo dalla parte che ignorava la causa di nullità. Le contestazioni della società (anatocismo, CMS, ecc.) riguardavano la nullità di singole clausole, non l’illiceità dell’intero contratto. La nullità di una clausola non rende automaticamente illecito l’intero impianto contrattuale. Di conseguenza, la transazione non era nulla, ma al massimo annullabile, cosa che la società non aveva richiesto nei modi corretti.

L’oggetto della transazione: non era indeterminato

La società aveva anche eccepito la nullità della transazione per indeterminatezza dell’oggetto (art. 1346 c.c.). La Corte ha respinto anche questa doglianza, affermando che l’oggetto era chiaramente determinabile. L’accordo si riferiva alla lite pendente e a “ogni altro eventuale rapporto intrattenuto” tra le parti. Questi “altri rapporti” erano facilmente individuabili nei conti correnti e negli altri contratti bancari esistenti al momento della firma, gli stessi oggetto del nuovo giudizio.

Nessuna clausola di esonero da responsabilità

Infine, la Corte ha chiarito che la rinuncia a future azioni legali contenuta nella transazione non costituisce una clausola di esonero da responsabilità (vietata dall’art. 1229 c.c.), bensì una delimitazione dell’oggetto stesso della transazione. Le parti non stavano esonerando la banca da future colpe, ma stavano rinunciando a far valere diritti pregressi per porre fine a ogni lite.

Le Conclusioni

La sentenza evidenzia un principio fondamentale: una transazione generale, o transazione novativa, se redatta in modo chiaro e onnicomprensivo, ha l’effetto di un “punto e a capo” definitivo nei rapporti tra le parti. Essa può precludere efficacemente la possibilità di intentare nuove cause, anche se basate sulla nullità di clausole specifiche dei contratti originari. Per poter superare lo sbarramento di una transazione, non è sufficiente lamentare la nullità di una clausola, ma è necessario dimostrare l’illiceità dell’intero contratto sottostante, un onere probatorio ben più gravoso. Questa decisione serve da monito sull’importanza di ponderare attentamente i termini di qualsiasi accordo transattivo, poiché le sue conseguenze possono essere ben più ampie e definitive di quanto si possa immaginare.

Un accordo transattivo può impedire di fare causa alla banca per clausole nulle come l’anatocismo?
Sì. Secondo la sentenza, se la transazione è di carattere generale e manifesta la volontà delle parti di porre fine a ogni controversia presente e futura, essa preclude la possibilità di avviare nuove azioni legali, anche se basate sulla nullità di singole clausole come quella sull’anatocismo.

Quando una transazione è considerata nulla?
La transazione è considerata radicalmente nulla ai sensi dell’art. 1972 c.c. solo se riguarda un contratto “illecito”, cioè un contratto con una causa o un motivo comune contrario a norme imperative, ordine pubblico o buon costume. Se invece riguarda un contratto con singole clausole nulle (ma non illecito nel suo complesso), la transazione è solo annullabile dalla parte che ignorava la causa di nullità.

Cosa significa che l’oggetto di una transazione deve essere determinabile?
Significa che, anche se non ogni singolo dettaglio è elencato, l’accordo deve contenere elementi sufficienti per identificare senza incertezze quali liti e rapporti si intendono definire. Nel caso esaminato, il riferimento alla causa pendente e a “ogni altro eventuale rapporto intrattenuto” è stato ritenuto sufficiente a individuare tutti i contratti bancari esistenti tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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