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Simulazione relativa: la controdichiarazione vale?

La Corte di Cassazione conferma che una scrittura privata, anche se priva dell’indicazione del prezzo, può validamente fungere da controdichiarazione per dimostrare una simulazione relativa in una compravendita immobiliare. Nel caso di specie, le parti avevano stipulato atti pubblici di vendita per alcuni terreni, ma un accordo privato coevo ne escludeva una parte. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società acquirente, stabilendo che la controdichiarazione è un atto di accertamento la cui validità si desume dal contesto e dalla volontà delle parti, non richiedendo i requisiti formali di un contratto di vendita.

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Simulazione Relativa: la Cassazione fa chiarezza sulla validità della controdichiarazione

Nell’ambito delle compravendite immobiliari, non è raro che la volontà espressa nell’atto pubblico notarile non corrisponda pienamente a quella reale delle parti. In questi casi si parla di simulazione relativa, un meccanismo complesso la cui prova è spesso affidata a una scrittura privata, nota come ‘controdichiarazione’. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali per valutare la validità di tale documento, anche quando mancano elementi essenziali come il prezzo.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore lapideo acquistava da un privato due appezzamenti di terreno attraverso due distinti atti pubblici. Contestualmente, le parti sottoscrivevano una scrittura privata con la quale, di fatto, si modificava l’oggetto della vendita: una porzione significativa dei terreni acquistati (circa 1.169 mq) veniva ceduta nuovamente al venditore originario. La società acquirente, non essendo mai entrata in possesso di tali porzioni, agiva in giudizio per far dichiarare la nullità della scrittura privata.

Di contro, il venditore (e successivamente i suoi eredi) chiedeva al tribunale di accertare la simulazione relativa dei due atti pubblici, sostenendo che la reale volontà delle parti fosse quella di vendere una superficie di terreno inferiore a quella risultante dagli atti notarili, come provato dalla controdichiarazione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione agli eredi del venditore, riconoscendo la simulazione. La società acquirente, insoddisfatta, proponeva quindi ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno esaminato e respinto tutti i motivi di ricorso, sia quelli di natura procedurale (relativi alla costituzione in giudizio degli avversari) sia quelli di merito, che rappresentano il cuore della pronuncia.

Le Motivazioni: la natura della controdichiarazione nella simulazione relativa

Il punto centrale della difesa della società ricorrente era che la scrittura privata non potesse essere considerata una valida controdichiarazione perché mancava di requisiti essenziali, come l’indicazione del prezzo, e non era esplicitamente qualificata come tale. La Cassazione ha smontato questa tesi, offrendo importanti chiarimenti sulla natura giuridica della controdichiarazione nel contesto della simulazione relativa.

La Corte ha spiegato che la controdichiarazione non è un nuovo contratto traslativo a sé stante, ma un atto di accertamento o di riconoscimento. Il suo scopo non è vendere o trasferire un bene, ma far emergere la reale volontà delle parti, nascosta dietro l’apparenza del contratto simulato. Di conseguenza, non deve necessariamente contenere tutti gli elementi essenziali di un contratto di vendita (come il prezzo, ai sensi dell’art. 1325 c.c.), poiché la sua funzione è quella di svelare un accordo già esistente.

La validità e l’efficacia probatoria della controdichiarazione, secondo la Corte, devono essere valutate dal giudice di merito sulla base di un’analisi complessiva degli elementi disponibili. Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto decisivi:

1. La contestualità: la scrittura privata era stata firmata lo stesso giorno di uno degli atti pubblici.
2. Il contenuto: il documento faceva esplicito riferimento agli atti pubblici, chiarendo che serviva a ‘precisare quanto dichiarato’.
3. Le prove documentali: era allegata una planimetria dettagliata che mostrava graficamente le porzioni di terreno escluse dalla vendita, evidenziando la reale volontà delle parti.

Questi elementi, complessivamente considerati, erano sufficienti a dimostrare in modo inequivocabile l’esistenza di un accordo simulatorio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia della Cassazione rafforza un principio fondamentale: nelle operazioni contrattuali, la volontà reale delle parti, se provata, prevale sull’apparenza formale. Per chi opera nel settore immobiliare, questa decisione sottolinea l’importanza e la piena validità delle scritture private (controdichiarazioni) che accompagnano gli atti pubblici.

Un accordo di questo tipo, anche se non contiene tutti i crismi formali di un contratto, può essere determinante in un contenzioso per dimostrare una simulazione relativa. La sua efficacia non dipende dalla sua completezza formale, ma dalla sua capacità di esprimere, in modo chiaro e inequivocabile, l’intento effettivo dei contraenti, come ricostruito dal giudice attraverso l’analisi del contesto e delle prove allegate. Di conseguenza, è cruciale redigere tali accordi con la massima precisione, per evitare future controversie sull’interpretazione della volontà negoziale.

Che cos’è una simulazione relativa?
È un accordo con cui le parti stipulano un contratto (detto simulato, in questo caso la vendita di un’ampia superficie di terreno), ma in realtà ne vogliono uno diverso per il suo contenuto (la vendita di una superficie minore). La loro reale volontà è contenuta in un accordo separato, chiamato controdichiarazione.

Una scrittura privata che modifica un atto di vendita deve indicare un prezzo per essere valida?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la scrittura privata funge da controdichiarazione per provare una simulazione, essa non costituisce un nuovo contratto di vendita ma un atto di accertamento della reale volontà delle parti. Pertanto, non necessita di contenere tutti gli elementi essenziali di un contratto, come il prezzo.

Quali elementi rendono una scrittura privata una prova valida della simulazione?
La sua validità viene valutata dal giudice sulla base di un insieme di elementi, tra cui la sua contemporaneità rispetto all’atto pubblico, il suo contenuto (che deve richiamare l’atto simulato e precisarne la reale portata) e la presenza di altri elementi probatori, come una planimetria allegata che chiarisca la reale volontà delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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