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Sentenza costitutiva: come ottenere il trasferimento

Un’azienda in fallimento ha citato in giudizio la promissaria acquirente per ottenere una sentenza costitutiva che trasferisse la proprietà di un’azienda, come da contratto preliminare. La convenuta ha eccepito la competenza arbitrale e vizi del bene, ma il Tribunale ha respinto le difese: la prima perché sollevata tardivamente, la seconda per mancanza di prove. Di conseguenza, ha ordinato il trasferimento dell’azienda e il pagamento del saldo prezzo.

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Sentenza Costitutiva: Quando il Giudice Sostituisce il Contratto

Quando una parte si rifiuta di adempiere a un contratto preliminare, l’altra può trovarsi in una situazione di stallo. Fortunatamente, l’ordinamento giuridico prevede uno strumento efficace: la sentenza costitutiva ex art. 2932 c.c. Questo provvedimento del giudice produce gli stessi effetti del contratto definitivo non concluso, trasferendo coattivamente la proprietà del bene. Una recente sentenza del Tribunale di Brescia offre un chiaro esempio di come e quando questo strumento possa essere utilizzato, sottolineando anche l’importanza dei termini processuali.

I Fatti del Caso: Dal Preliminare al Rifiuto

Una società, successivamente dichiarata fallita, aveva stipulato un contratto preliminare per la vendita della propria azienda a un’altra società. L’accordo prevedeva un prezzo di acquisto di 390.000,00 euro. La società acquirente aveva già in affitto l’azienda e aveva versato parte del prezzo pattuito, rimanendo però debitrice per un importo residuo di oltre 212.000,00 euro.

Al momento di stipulare il contratto definitivo, la curatela fallimentare, subentrata nella gestione del patrimonio della società venditrice, convocava l’acquirente davanti al notaio. Tuttavia, la società acquirente comunicava la propria indisponibilità a procedere, senza finalizzare l’acquisto. Di fronte a questo inadempimento, la curatela si rivolgeva al Tribunale per ottenere una sentenza costitutiva che trasferisse la proprietà dell’azienda e condannasse l’acquirente al pagamento del saldo.

Le Difese dell’Acquirente: Arbitrato e Vizi del Bene

La società convenuta si costituiva in giudizio, ma tardivamente, sollevando due principali obiezioni:
1. Carenza di giurisdizione: Sosteneva che la controversia dovesse essere decisa da arbitri, in virtù di una clausola compromissoria presente nel contratto preliminare.
2. Mancanza di qualità essenziali: Lamentava una vendita di aliud pro alio (una cosa per un’altra), poiché la venditrice non aveva rinnovato alcune certificazioni amministrative necessarie, causando una perdita delle qualità originarie dell’azienda. Chiedeva, quindi, una riduzione del prezzo.

La Sentenza Costitutiva e le Decisioni del Tribunale

Il Tribunale di Brescia ha accolto integralmente le richieste della curatela fallimentare, respingendo le difese della società acquirente.

In primo luogo, il giudice ha dichiarato inammissibile l’eccezione relativa alla clausola compromissoria. Ha chiarito che l’eccezione di arbitrato non riguarda la giurisdizione, ma la competenza, e deve essere sollevata, a pena di decadenza, nel primo atto difensivo depositato nei termini di legge. Essendosi la convenuta costituita in ritardo, aveva perso il diritto di far valere tale clausola.

Nel merito, il Tribunale ha ritenuto sussistenti tutti i presupposti per emettere la sentenza costitutiva richiesta. La questione centrale era stabilire se l’azienda fosse priva delle qualità promesse. Il giudice ha ricordato che l’onere della prova di tale mancanza gravava sulla società acquirente, la quale non solo non ha fornito alcuna documentazione a supporto, ma le sue affermazioni sono state smentite dalla testimonianza di un teste, il quale ha confermato che le certificazioni erano state utilizzate e poi regolarmente rinnovate.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione si fonda su due pilastri giuridici chiari. Il primo è di natura processuale: le regole sui termini per la costituzione in giudizio sono perentorie. La tardiva costituzione della convenuta ha comportato la decadenza dalla possibilità di eccepire la competenza arbitrale. Questo principio garantisce la certezza e l’ordine dello svolgimento del processo.

Il secondo pilastro è di natura sostanziale e riguarda l’onere della prova. Chi invoca un fatto a proprio favore, come l’esistenza di vizi o la mancanza di qualità essenziali di un bene, deve dimostrarlo. In assenza di prove concrete, l’eccezione non può essere accolta. La società acquirente ha basato la sua difesa su mere affermazioni, senza produrre alcun elemento a sostegno. Pertanto, il giudice non ha potuto far altro che respingere la richiesta di riduzione del prezzo e accogliere la domanda di esecuzione in forma specifica del contratto preliminare.

Conclusioni

La sentenza analizzata ribadisce l’efficacia dello strumento della sentenza costitutiva ex art. 2932 c.c. come tutela per la parte adempiente di un contratto preliminare. Inoltre, evidenzia due lezioni pratiche fondamentali. Primo, il rispetto dei termini processuali è cruciale: una difesa, anche se potenzialmente fondata, può essere vanificata da un semplice ritardo. Secondo, in un contenzioso non basta affermare, bisogna provare. L’assenza di prove concrete a sostegno delle proprie eccezioni porta inevitabilmente alla soccombenza.

È possibile far valere una clausola arbitrale in qualsiasi momento del processo?
No, la sentenza chiarisce che l’eccezione di arbitrato deve essere formulata dalla parte interessata, a pena di decadenza, nella comparsa di risposta depositata entro i termini previsti dall’art. 166 c.p.c. Una costituzione tardiva preclude la possibilità di sollevare tale eccezione.

Cosa succede se l’acquirente si rifiuta di firmare il contratto definitivo dopo un preliminare?
La parte adempiente, in questo caso il venditore, può rivolgersi al giudice per ottenere una sentenza costitutiva ai sensi dell’art. 2932 c.c. Questa sentenza produce gli stessi effetti del contratto non concluso, ordinando il trasferimento coattivo della proprietà e, come nel caso di specie, condannando l’acquirente al pagamento del prezzo residuo.

Chi deve provare la presenza di vizi o la mancanza di qualità del bene promesso in vendita?
L’onere della prova grava sulla parte che solleva l’eccezione, ovvero sull’acquirente. Se l’acquirente lamenta che il bene è privo delle qualità promesse o essenziali, deve fornire in giudizio le prove a sostegno di tale affermazione. In assenza di prove, la sua difesa viene respinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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