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Sanzioni CONSOB: la Cassazione sui termini e lex mitior

Un istituto di credito e i suoi esponenti, colpiti da sanzioni CONSOB per violazioni normative, hanno impugnato la decisione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le sanzioni. Ha stabilito che il termine per la contestazione decorre dalla ricezione degli atti ispettivi da parte dell’Autorità sanzionante. Ha inoltre affermato la competenza specifica della CONSOB rispetto a quella generale dell’AGCM in materia di pratiche commerciali scorrette nel settore finanziario e ha escluso l’applicazione retroattiva di una legge sanzionatoria più favorevole (lex mitior), ritenendo legittima la deroga del legislatore per questo tipo di illeciti amministrativi.

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Sanzioni CONSOB: la Cassazione sui Termini Procedurali, Competenza e Principio di Retroattività

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1154 del 2024, ha affrontato temi cruciali riguardanti le sanzioni CONSOB irrogate a un istituto di credito e ai suoi esponenti aziendali. La pronuncia offre chiarimenti fondamentali su tre aspetti chiave: la decorrenza dei termini per la contestazione, la ripartizione di competenze tra l’Autorità di vigilanza finanziaria e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), e l’applicabilità del principio della lex mitior (legge più favorevole) in materia di sanzioni amministrative. Questa decisione consolida importanti principi a tutela della stabilità dei mercati e della corretta informazione agli investitori.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una delibera dell’Autorità di vigilanza finanziaria che sanzionava un istituto bancario e diversi membri dei suoi organi direttivi per la violazione di norme del Testo Unico della Finanza (T.U.F.). Le violazioni, accertate a seguito di un’ispezione condotta dalla Banca d’Italia su richiesta della stessa Autorità, riguardavano principalmente:
1. Carenze nel modello di relazione con la clientela e nella valutazione di appropriatezza degli investimenti.
2. Violazione degli obblighi di informazione e rendicontazione nei confronti dei clienti.
3. Gestione inadeguata dei conflitti di interesse.

Gli esponenti sanzionati hanno presentato ricorso congiunto alla Corte d’Appello, che lo ha respinto. Successivamente, hanno adito la Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni di diritto.

Le Questioni Giuridiche e la Decisione della Cassazione

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su tre motivi principali, tutti respinti dalla Suprema Corte. Analizziamoli nel dettaglio.

I Termini per la Contestazione delle Sanzioni CONSOB

Un punto centrale del ricorso era la presunta tardività della contestazione da parte dell’Autorità di vigilanza. Secondo i ricorrenti, il termine di 180 giorni previsto dall’art. 195 del T.U.F. avrebbe dovuto decorrere dalla data di conclusione dell’ispezione della Banca d’Italia e non dalla successiva trasmissione della relazione all’Autorità sanzionante.

La Cassazione ha rigettato questa tesi, ribadendo un principio consolidato: quando l’attività ispettiva è svolta da un’autorità diversa da quella che irroga la sanzione, il dies a quo (giorno da cui decorre il termine) per la contestazione coincide con il momento in cui l’autorità sanzionante riceve i risultati delle indagini. Solo da quel momento, infatti, essa è in grado di valutare la rilevanza dei fatti ai fini sanzionatori. La Corte ha inoltre riconosciuto la necessità di uno spatium deliberandi, un congruo periodo di tempo affinché l’Autorità possa analizzare la documentazione e formulare le proprie contestazioni.

Competenza CONSOB vs. AGCM sulle Pratiche Commerciali Scorrette

I ricorrenti sostenevano che le violazioni contestate configurassero una pratica commerciale scorretta, materia di competenza esclusiva dell’AGCM, secondo il Codice del Consumo. Di conseguenza, le sanzioni CONSOB sarebbero state illegittime per incompetenza.

Anche su questo punto, la Corte ha dato torto ai ricorrenti. Ha chiarito che, sebbene vi possa essere una sovrapposizione, la normativa di settore (T.U.F.) è speciale e prevale su quella generale a tutela del consumatore. Le norme violate, infatti, impongono obblighi specifici agli intermediari finanziari che vanno oltre la semplice correttezza commerciale. Tali obblighi non riguardano solo il rapporto con il singolo cliente-consumatore, ma mirano a tutelare l’integrità del mercato e la corretta organizzazione interna dell’intermediario. La competenza dell’AGCM è residuale e si attiva solo in assenza di una disciplina settoriale che regoli in modo specifico e incompatibile la medesima condotta.

L’Applicabilità della Legge più Favorevole (Lex Mitior)

Infine, i ricorrenti chiedevano l’applicazione di una normativa successiva (D.Lgs. 72/2015) che, modificando l’art. 190 T.U.F., prevedeva sanzioni per la violazione dell’art. 21 solo a carico dell’ente e non più degli esponenti aziendali. Si appellavano al principio della lex mitior, di derivazione penale ma esteso a sanzioni amministrative di natura “punitiva”.

La Cassazione ha ritenuto il motivo infondato. Ha precisato che le sanzioni in questione non hanno natura sostanzialmente penale secondo i criteri della giurisprudenza europea (criteri “Engel”). Di conseguenza, il principio della retroattività della legge più favorevole non è assoluto e può essere legittimamente derogato dal legislatore. La norma transitoria del D.Lgs. 72/2015 escludeva esplicitamente l’applicazione delle nuove, più favorevoli disposizioni alle violazioni commesse prima della sua entrata in vigore. La Corte ha quindi confermato che si applica la legge vigente al momento della commissione dell’illecito (tempus regit actum).

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di una consolidata giurisprudenza, sia nazionale che europea. Sul tema dei termini, ha sottolineato la necessità di distinguere tra l’attività di raccolta delle prove e quella di accertamento giuridico dell’illecito, che spettano a organi diversi e richiedono tempi distinti. Per quanto riguarda la competenza, la sentenza ha evidenziato la specificità e la complessità della regolamentazione finanziaria, che impone obblighi organizzativi a monte del rapporto con il cliente, finalizzati a garantire la trasparenza e l’integrità dell’intero mercato. Infine, sul principio della lex mitior, la Corte ha ribadito che, al di fuori del campo penale, il legislatore ha la discrezionalità di bilanciare il principio di favore con altre esigenze, come la certezza del diritto e l’effettività della vigilanza, derogando alla retroattività della norma più mite.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza la posizione delle autorità di vigilanza nel sanzionare le violazioni della normativa finanziaria. Gli intermediari e i loro esponenti devono essere consapevoli che i termini per la contestazione sono gestiti con un approccio pragmatico che tiene conto della complessità delle ispezioni. Inoltre, viene confermato che la vigilanza della CONSOB copre aspetti organizzativi e di condotta che non possono essere ridotti a mere pratiche commerciali scorrette. Infine, la decisione chiarisce che non si può fare affidamento automatico su future modifiche normative più favorevoli, poiché il principio tempus regit actum rimane la regola generale per le sanzioni amministrative in questo settore.

Da quando decorre il termine di 180 giorni per la contestazione di una sanzione CONSOB se l’ispezione è stata condotta dalla Banca d’Italia?
Il termine decorre dal momento in cui la CONSOB riceve la relazione ispettiva dalla Banca d’Italia, e non dalla data di conclusione dell’ispezione stessa, poiché solo da quel momento l’Autorità sanzionante è in condizione di valutare i fatti.

In caso di violazioni degli obblighi informativi nel settore finanziario, la competenza è della CONSOB o dell’AGCM?
La competenza è della CONSOB. Secondo la Corte, la normativa del Testo Unico della Finanza è speciale e prevale sulla disciplina generale delle pratiche commerciali scorrette, in quanto tutela non solo il consumatore ma anche l’integrità del mercato e la corretta organizzazione dell’intermediario.

Si può applicare retroattivamente una legge che introduce sanzioni più favorevoli per gli esponenti bancari?
No. La Corte ha stabilito che per le sanzioni amministrative del settore finanziario, che non hanno natura sostanzialmente penale, il principio della retroattività della legge più favorevole (lex mitior) non è assoluto e può essere derogato dal legislatore. Pertanto, si applica la legge in vigore al momento in cui è stata commessa la violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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