LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sale and lease back: quando è valido e non nullo?

Una società immobiliare ha impugnato un’operazione di sale and lease back, sostenendo che mascherasse un patto commissorio vietato. I giudici di primo e secondo grado hanno respinto la richiesta, non riscontrando gli indizi di illiceità come un debito preesistente o la sproporzione del prezzo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che non può riesaminare i fatti e applicando il principio della “doppia conforme”, dato che le due sentenze di merito erano giunte alla stessa conclusione con lo stesso percorso logico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Sale and lease back: i Criteri di Validità secondo la Cassazione

Il contratto di sale and lease back è uno strumento finanziario sempre più diffuso, che consente alle imprese di ottenere liquidità vendendo un proprio bene (solitamente un immobile) per poi riprenderlo in locazione finanziaria. Sebbene sia un’operazione lecita e utile, nasconde delle insidie: se utilizzata in modo distorto, può mascherare un’operazione di garanzia nulla per violazione del divieto di patto commissorio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per analizzare i confini tra liceità e illiceità di questa tipologia contrattuale.

I Fatti del Caso

Una società immobiliare conveniva in giudizio un istituto finanziario, chiedendo di dichiarare la nullità di un’operazione di sale and lease back relativa a un vasto compendio immobiliare. Secondo la società venditrice, l’operazione, perfezionata in un momento di tensione finanziaria, non era una normale transazione commerciale, ma un modo per garantire un debito preesistente, aggirando il divieto di patto commissorio previsto dall’articolo 2744 del Codice Civile. L’istituto finanziario, di contro, chiedeva il rigetto della domanda e, in via riconvenzionale, il pagamento dei canoni di leasing non corrisposti.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno dato ragione alla società finanziaria. I giudici hanno stabilito che, per dichiarare nullo un contratto di sale and lease back, non è sufficiente una generica difficoltà economica del venditore. È necessario provare la coesistenza di tre specifici indizi:

1. Una situazione di debito e credito preesistente tra la società venditrice e quella acquirente.
2. Le difficoltà economiche dell’impresa venditrice.
3. La sproporzione tra il valore del bene trasferito e il corrispettivo versato.

Nel caso esaminato, i giudici di merito hanno escluso la presenza di questi elementi. In particolare, non è stato provato un rapporto debitorio pregresso tra le parti né una situazione di oggettiva difficoltà economica di cui la finanziaria avrebbe approfittato. Anzi, il prezzo di vendita era stato ritenuto congruo e giustificato dalle condizioni dell’operazione.

I Limiti del Giudizio sul sale and lease back in Cassazione

L’impresa immobiliare ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’errata valutazione delle prove e la violazione di legge. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono riesaminare i fatti e le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto, non condurre una nuova valutazione del materiale probatorio.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso, pur presentati come violazioni di legge, mirassero in realtà a ottenere un nuovo e diverso apprezzamento dei fatti, proponendo una ricostruzione alternativa della vicenda già scartata dai giudici di merito. Questo tipo di doglianza è inammissibile in sede di legittimità.
Inoltre, la Corte ha applicato il cosiddetto filtro della “doppia conforme”. Poiché la sentenza della Corte d’Appello aveva confermato integralmente quella del Tribunale sulla base dello stesso percorso logico-argomentativo, il ricorso per vizio di motivazione era precluso. La decisione si fonda quindi su solidi principi procedurali che limitano l’accesso al giudizio di legittimità ai soli casi di effettiva violazione di legge.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che la distinzione tra un’operazione di sale and lease back lecita e un patto commissorio mascherato dipende da un’attenta analisi fattuale. Chi intende far valere la nullità del contratto deve fornire prove concrete e inequivocabili della compresenza degli indizi sintomatici dell’intento fraudolento. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di strutturare correttamente i motivi di ricorso in Cassazione: non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione delle prove fatta dai giudici, ma è necessario dimostrare che questi ultimi abbiano commesso un errore nell’interpretare o applicare la legge. L’appello alla Suprema Corte non può trasformarsi in un tentativo di ottenere una terza valutazione del merito della controversia.

Un’operazione di sale and lease back è sempre lecita?
Non sempre. È considerata illecita e quindi nulla se la sua causa concreta non è quella di finanziare l’impresa, ma quella di garantire un debito preesistente, aggirando così il divieto di patto commissorio (art. 2744 c.c.).

Quali sono gli indizi che possono rivelare un sale and lease back illecito?
Secondo la giurisprudenza consolidata, gli indizi principali sono tre e devono essere presenti contemporaneamente: 1) una situazione di debito e credito tra il venditore e l’acquirente; 2) le difficoltà economiche del venditore; 3) una sproporzione tra il valore del bene venduto e il prezzo pagato.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come una perizia, per dimostrare la nullità del contratto?
No, il ricorso per Cassazione non permette un nuovo esame dei fatti o un diverso apprezzamento delle prove. La Corte valuta solo la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione, non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati