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Ritardi pagamenti PA: la Cassazione va alla CGUE

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 3181/2024, ha sospeso un giudizio riguardante i ritardi pagamenti PA per servizi di noleggio di attrezzature per intercettazioni. Dubitando della compatibilità della normativa nazionale, che qualifica tali esborsi come ‘spese di giustizia’ escludendo gli interessi di mora previsti per le transazioni commerciali, con il diritto dell’Unione Europea, la Corte ha rimesso la questione alla Corte di Giustizia dell’UE. La decisione è cruciale per stabilire se tali servizi debbano rientrare nelle tutele europee contro i ritardi di pagamento.

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Ritardi Pagamenti PA: La Cassazione Sfida l’Orientamento Nazionale e Interpella la Corte di Giustizia UE

I ritardi pagamenti PA rappresentano una criticità sistemica per le imprese che forniscono beni e servizi allo Stato. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione (n. 3181 del 2 febbraio 2024) ha riacceso i riflettori su questo tema, mettendo in discussione l’approccio consolidato della giurisprudenza italiana e chiamando in causa direttamente la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). La vicenda riguarda una società fornitrice di tecnologie per le intercettazioni e il suo diritto a ricevere gli interessi di mora previsti dalla normativa europea.

I Fatti di Causa: Un Credito Conteso tra Norme Nazionali ed Europee

Una società a responsabilità limitata, specializzata nel noleggio di apparecchiature per intercettazioni ambientali e monitoraggio, ha agito in giudizio contro il Ministero della Giustizia per ottenere il pagamento di somme dovute per i suoi servizi. Oltre al capitale, la società richiedeva la corresponsione degli interessi moratori maggiorati, come previsto dal D.Lgs. 231/2002, che recepisce la Direttiva UE sulla lotta ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta relativa agli interessi speciali. La loro decisione si basava sull’orientamento consolidato secondo cui il rapporto tra il fornitore e il Ministero non costituisce una ‘transazione commerciale’, bensì una prestazione funzionale all’attività giudiziaria, i cui compensi rientrano nella categoria delle ‘spese di giustizia’. Tale qualificazione esclude l’applicazione della disciplina europea sui ritardi di pagamento.

L’Orientamento Tradizionale Messo in Crisi

La giurisprudenza italiana ha sempre considerato i servizi di noleggio per intercettazioni come spese straordinarie di giustizia, liquidate tramite un apposito ‘decreto di liquidazione’ emesso dal magistrato. Questo strumento, regolato dal Testo Unico sulle Spese di Giustizia (D.P.R. 115/2002), rappresenta l’unico rimedio a disposizione del creditore.

Questo sistema, però, presenta diverse criticità:

1. Esclusione dalla disciplina UE: Nega la natura di ‘transazione commerciale’ al rapporto, nonostante la Direttiva 2011/7/UE utilizzi una definizione molto ampia che include qualsiasi contratto per la prestazione di servizi a fronte di un prezzo.
2. Tutela inefficace: Il creditore non ha a disposizione un titolo esecutivo certo e tempestivo. Non vi sono termini per l’emissione del decreto di liquidazione, e una volta emesso, non viene notificato in forma esecutiva, né prevede il calcolo degli interessi di mora.

La Svolta della Cassazione: Dubbi di Compatibilità sui ritardi pagamenti PA

Di fronte a questo quadro, la Terza Sezione Civile della Cassazione ha espresso seri dubbi sulla compatibilità dell’orientamento nazionale con il diritto dell’Unione Europea. I giudici hanno evidenziato un potenziale contrasto con principi fondamentali, tra cui:

* La Direttiva 2011/7/UE: L’esclusione di questi contratti appare in contrasto con l’obiettivo della direttiva di proteggere tutti i creditori (specialmente le PMI) dai ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni.
* Il Diritto a un Ricorso Effettivo: L’articolo 47 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE garantisce il diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale. Il sistema del decreto di liquidazione, per come è strutturato, potrebbe non garantire una tutela piena ed efficace del diritto di credito.
* Il Principio di Leale Collaborazione: Gli Stati membri sono tenuti a garantire la piena applicazione del diritto UE.

La Questione Pregiudiziale: La Parola alla CGUE

Per risolvere questi dubbi interpretativi, la Cassazione ha deciso di sospendere il procedimento e di porre alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea due questioni pregiudiziali. In sostanza, ha chiesto alla CGUE di chiarire se la normativa e la prassi italiane siano compatibili con il diritto europeo laddove:

1. Escludono dalla nozione di ‘transazione commerciale’ le prestazioni di servizi di noleggio per intercettazioni, negando di conseguenza il diritto agli interessi di mora previsti dalla Direttiva.
2. Prevedono come unico rimedio per il creditore una procedura (quella del decreto di liquidazione) che non garantisce tempi certi per il pagamento né una tutela completa dei suoi diritti.

Le Motivazioni

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella consapevolezza della Suprema Corte che l’attuale sistema nazionale rischia di vanificare gli obiettivi della normativa europea sui ritardi di pagamento. La Corte riconosce che negare la natura di transazione commerciale a un contratto di fornitura di servizi solo perché il committente è un ufficio giudiziario limita la tutela del creditore in modo significativo. Viene sottolineato che l’inefficacia del rimedio nazionale (il decreto di liquidazione senza termini certi e senza interessi) contrasta con il diritto fondamentale a una tutela giurisdizionale effettiva, garantito dall’articolo 47 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. Inoltre, la Corte prende atto dell’esistenza di una procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea contro l’Italia proprio su questo specifico punto, un segnale inequivocabile del potenziale contrasto tra l’ordinamento interno e quello comunitario. La decisione di interpellare la CGUE è quindi un atto dovuto per assicurare l’uniforme interpretazione del diritto dell’Unione e prevenire una condanna per l’Italia.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione apre la strada a un potenziale cambiamento epocale per le imprese che lavorano con il settore della giustizia. La decisione della Corte di Giustizia dell’UE sarà vincolante per tutti i giudici italiani e potrebbe costringere il legislatore a modificare le norme sulle spese di giustizia, allineandole pienamente alla disciplina europea sulle transazioni commerciali. Se la CGUE dovesse dare ragione alle tesi sostenute nell’ordinanza, le società fornitrici potrebbero finalmente veder riconosciuto il loro diritto a pagamenti puntuali e, in caso di ritardo, a un equo indennizzo tramite gli interessi di mora, rafforzando così la loro stabilità finanziaria e garantendo una maggiore efficienza nei servizi essenziali per l’amministrazione della giustizia.

Perché la società fornitrice ha citato in giudizio il Ministero della Giustizia?
La società ha agito per ottenere il pagamento dei corrispettivi per il noleggio di attrezzature per intercettazioni e, soprattutto, per il riconoscimento degli interessi di mora maggiorati previsti dalla normativa europea sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

Qual era la posizione dei giudici italiani prima di questa ordinanza?
La giurisprudenza italiana consolidata riteneva che questi rapporti non fossero ‘transazioni commerciali’, ma rientrassero nelle ‘spese di giustizia’. Di conseguenza, escludeva l’applicazione degli interessi di mora speciali previsti dalla Direttiva UE, limitando la tutela del creditore al solo procedimento del decreto di liquidazione.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questo provvedimento?
La Corte di Cassazione non ha deciso la causa nel merito, ma ha sospeso il giudizio. Ha sollevato dubbi sulla conformità della prassi nazionale con il diritto dell’Unione Europea e ha chiesto alla Corte di Giustizia dell’UE di chiarire se i servizi di intercettazione debbano essere considerati transazioni commerciali e se i rimedi attuali garantiscano una tutela efficace al creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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