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Risoluzione contratto leasing: la guida completa

Il Tribunale di Milano ha sentenziato sulla risoluzione contratto leasing per grave inadempimento dell’utilizzatore. La società concedente ha ottenuto la restituzione di un immobile commerciale a seguito del mancato pagamento dei canoni. La decisione si fonda sull’attivazione di una clausola risolutiva espressa, confermando che l’inadempimento dell’utilizzatore porta alla cessazione del contratto e all’obbligo di riconsegna del bene.

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Risoluzione Contratto Leasing: Cosa Succede se non Paghi i Canoni?

La risoluzione contratto leasing per inadempimento è una delle problematiche più comuni nei rapporti tra società concedenti e utilizzatori. Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un chiaro esempio delle conseguenze legali derivanti dal mancato pagamento dei canoni, confermando principi consolidati in materia contrattuale. Analizziamo insieme questo caso per capire come la legge tutela la parte adempiente e quali sono gli obblighi dell’utilizzatore inadempiente.

I Fatti del Caso: Il Contratto di Leasing Immobiliare

Una società specializzata in locazioni finanziarie aveva acquistato un immobile a uso ufficio per concederlo in leasing a un imprenditore individuale. Il contratto, stipulato nel marzo 2017, prevedeva il pagamento di canoni mensili per l’utilizzo del bene.

Dopo un periodo iniziale in cui l’utilizzatore aveva anche beneficiato di una moratoria sui pagamenti a causa della pandemia, quest’ultimo ha smesso di corrispondere i canoni dovuti e le spese accessorie. Di fronte a un debito accumulato di oltre 10.000 euro, la società concedente ha deciso di agire.

Invocando una specifica clausola contrattuale, la società ha comunicato all’utilizzatore la propria volontà di avvalersi della clausola risolutiva espressa, chiedendo l’immediata restituzione dell’immobile. Non avendo ricevuto riscontro, ha avviato un’azione legale presso il Tribunale di Milano.

La Decisione del Tribunale sulla Risoluzione Contratto Leasing

Il Tribunale ha accolto integralmente le richieste della società di leasing. L’imprenditore, pur regolarmente notificato, non si è presentato in giudizio ed è stato dichiarato contumace.

Il giudice ha accertato l’intervenuta risoluzione contratto leasing di diritto, basandosi su due elementi chiave:

1. L’inadempimento dell’utilizzatore: il mancato pagamento dei canoni è stato considerato un grave inadempimento delle obbligazioni contrattuali.
2. L’attivazione della clausola risolutiva espressa: la società concedente aveva correttamente esercitato il proprio diritto, comunicando all’utilizzatore la volontà di risolvere il contratto.

Di conseguenza, il Tribunale ha condannato l’imprenditore all’immediato rilascio dell’immobile, libero da persone e cose, e alla consegna di tutta la documentazione amministrativa e tecnica attestante la corretta manutenzione durante il periodo di utilizzo. L’utilizzatore è stato inoltre condannato al pagamento di tutte le spese legali del giudizio.

Onere della Prova nell’Inadempimento Contrattuale

Il Tribunale ha richiamato un principio fondamentale stabilito dalla Cassazione a Sezioni Unite: in un’azione per risoluzione contrattuale, il creditore (la società di leasing) ha solo l’onere di provare l’esistenza del contratto e di allegare l’inadempimento della controparte. Spetta invece al debitore (l’utilizzatore) dimostrare di aver adempiuto correttamente o che l’inadempimento è dovuto a cause a lui non imputabili. In questo caso, l’utilizzatore, rimanendo contumace, non ha fornito alcuna prova a sua discolpa.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni del giudice si concentrano sulla validità ed efficacia della clausola risolutiva espressa, prevista dall’articolo 1456 del Codice Civile. Questa clausola, specificamente pattuita dalle parti all’interno delle condizioni generali di contratto, consentiva alla concedente di risolvere il rapporto semplicemente dichiarando di volersene avvalere in caso di mancato pagamento. La comunicazione inviata dalla società, e ricevuta dall’utilizzatore in data 16 ottobre 2024, ha perfezionato la risoluzione, rendendola pienamente operativa. Il giudice ha quindi confermato che, una volta attivata tale clausola, il contratto si scioglie di diritto, senza necessità di una valutazione sulla gravità dell’inadempimento, che è già stata predeterminata dalle parti stesse al momento della firma.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa sentenza ribadisce l’importanza delle clausole contrattuali, in particolare della clausola risolutiva espressa, come strumento efficace per la tutela del creditore. Per gli utilizzatori, emerge un chiaro monito: il mancato pagamento dei canoni di leasing costituisce un inadempimento grave che può portare alla rapida risoluzione contratto leasing e alla perdita immediata della disponibilità del bene, oltre all’obbligo di risarcire i danni e pagare le spese legali. Per le società concedenti, la decisione conferma la validità di un percorso legale strutturato che, partendo da una corretta pattuizione contrattuale, consente di recuperare rapidamente il bene e tutelare i propri interessi economici.

Cosa succede se l’utilizzatore di un bene in leasing smette di pagare i canoni?
Se il contratto contiene una clausola risolutiva espressa, la società concedente può dichiarare la risoluzione del contratto. Di conseguenza, l’utilizzatore è obbligato a restituire immediatamente il bene e a pagare le spese legali, oltre ai canoni scaduti.

Cos’è una clausola risolutiva espressa e come funziona?
È una clausola contrattuale con cui le parti stabiliscono che il contratto si risolverà automaticamente se una determinata obbligazione (es. il pagamento del canone) non viene adempiuta. Per attivarla, la parte adempiente deve semplicemente comunicare all’altra la sua intenzione di avvalersene.

In una causa per inadempimento contrattuale, chi deve provare cosa?
Secondo la giurisprudenza consolidata, la parte che agisce per la risoluzione (il creditore) deve solo dimostrare l’esistenza del contratto e affermare l’inadempimento altrui. Spetta invece alla parte accusata di inadempimento (il debitore) provare di aver eseguito correttamente la prestazione o che l’inadempimento non è a lei imputabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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