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Risoluzione contratto affitto azienda: il caso giudiziario

Una società affittuaria di un’azienda non paga i canoni e le utenze, portando alla risoluzione contratto affitto azienda. Il Tribunale, in virtù di una clausola risolutiva espressa, ha confermato la cessazione del rapporto e condannato l’affittuaria al pagamento di ingenti somme a titolo di risarcimento del danno per mancata occupazione e utenze non corrisposte.

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Risoluzione Contratto Affitto Azienda: Guida alla Clausola Risolutiva Espressa

La stipula di un contratto di affitto d’azienda rappresenta un’operazione complessa con importanti implicazioni economiche. Una recente sentenza del Tribunale di Roma offre spunti fondamentali sulla risoluzione contratto affitto azienda per grave inadempimento, evidenziando la potenza della clausola risolutiva espressa. Questo strumento contrattuale si rivela decisivo per tutelare la parte adempiente, consentendo uno scioglimento rapido del vincolo senza dover attendere i tempi di una valutazione giudiziale sulla gravità dell’inadempimento. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le lezioni che possiamo trarne.

I Fatti del Caso: un Inadempimento Grave e Continuato

La vicenda trae origine da un contratto di affitto d’azienda stipulato nel luglio 2022, avente ad oggetto un’attività di ristorazione. Contestualmente, le parti avevano siglato un contratto di locazione per l’immobile in cui l’azienda veniva esercitata, creando un collegamento funzionale tra i due accordi.

Ben presto, la società affittuaria ha iniziato a manifestare gravi inadempienze. In particolare, ha omesso il pagamento di diversi canoni di affitto e ha accumulato un debito significativo per le utenze (energia elettrica, acqua, gas), che, secondo contratto, erano a suo esclusivo carico. A fronte di questa situazione, la società concedente ha deciso di agire per vie legali.

La Clausola Risolutiva Espressa e la Risoluzione Contratto Affitto Azienda

Il contratto conteneva una clausola risolutiva espressa, ai sensi dell’art. 1456 c.c. Questa clausola prevedeva specificamente che il mancato pagamento di due canoni consecutivi avrebbe costituito un grave inadempimento, legittimando la parte concedente a dichiarare il contratto risolto di diritto.

Forte di questa previsione, la concedente ha inviato una comunicazione formale all’affittuaria, manifestando la propria volontà di avvalersi della clausola e, di conseguenza, di considerare il contratto terminato. Successivamente, ha adito il Tribunale per ottenere una sentenza che accertasse l’avvenuta risoluzione e condannasse la controparte al risarcimento dei danni.

La Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Roma ha accolto integralmente le domande della società ricorrente. La società affittuaria, rimasta contumace (cioè non si è presentata in giudizio), non ha potuto contestare le prove prodotte dalla concedente.

La sentenza ha quindi:
1. Dichiarato l’avvenuta risoluzione di diritto del contratto di affitto d’azienda.
2. Condannato la società affittuaria al pagamento di una somma cospicua (oltre 72.000 euro) a titolo di indennità di occupazione maturata e non corrisposta.
3. Condannato la stessa società al pagamento di un ulteriore importo (oltre 25.000 euro) per le utenze non pagate.
4. Condannato l’affittuaria alla rifusione delle spese legali.

Le Motivazioni

Il Giudice ha basato la sua decisione sulla chiara applicazione dell’art. 1456 del Codice Civile. La clausola risolutiva espressa attribuisce al contraente adempiente un diritto potestativo: quello di risolvere il contratto con una semplice dichiarazione, senza che il giudice debba valutare la gravità dell’inadempimento, poiché questa valutazione è stata già fatta dalle parti al momento della stipula del contratto. Nel caso di specie, la società concedente ha fornito la prova sia dell’esistenza della clausola, sia dell’inadempimento specifico previsto (mancato pagamento dei canoni), sia della comunicazione con cui ha dichiarato di volersene avvalere. L’assenza della controparte in giudizio ha ulteriormente rafforzato la posizione della ricorrente, non essendo state sollevate contestazioni sui fatti e sugli importi dovuti. Inoltre, il Tribunale ha riconosciuto il collegamento funzionale con il contratto di locazione dell’immobile, la cui cessazione ha comportato automaticamente la fine anche del contratto di affitto d’azienda.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza e l’efficacia della clausola risolutiva espressa come strumento di autotutela contrattuale. Per chi concede in affitto un’azienda, inserirla nel contratto significa garantirsi una via d’uscita rapida ed efficace in caso di inadempimenti specifici e gravi, come il mancato pagamento del canone. Per l’affittuario, la presenza di tale clausola rappresenta un monito a rispettare scrupolosamente le obbligazioni assunte, consapevole che anche un ritardo limitato ma previsto dalla clausola può portare alla risoluzione contratto affitto azienda e a pesanti conseguenze economiche. La gestione attenta degli obblighi contrattuali è, quindi, essenziale per la stabilità e la continuità dei rapporti commerciali.

Cosa succede se un contratto di affitto d’azienda contiene una clausola risolutiva espressa?
Se una delle parti non adempie all’obbligazione specificamente indicata nella clausola (in questo caso, il pagamento di due canoni), l’altra parte può dichiarare di volersi avvalere di tale clausola, causando la risoluzione automatica e di diritto del contratto, senza che un giudice debba valutare la gravità dell’inadempimento.

Il mancato pagamento dei canoni è sempre motivo di risoluzione del contratto?
Sì, secondo la sentenza, se il contratto prevede specificamente, tramite una clausola risolutiva espressa, che il mancato pagamento di un certo numero di canoni (qui, due consecutivi) costituisce motivo di risoluzione, tale inadempimento è sufficiente per porre fine al rapporto contrattuale una volta che la parte interessata dichiara di volersene avvalere.

Oltre alla risoluzione del contratto, cosa può richiedere la parte adempiente?
La parte adempiente può richiedere e ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti. Nel caso esaminato, il Tribunale ha condannato la parte inadempiente al pagamento di una somma a titolo di indennità per la mancata riconsegna, equivalente ai canoni non pagati, oltre al rimborso di tutte le utenze non corrisposte e al pagamento delle spese legali del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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