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Rinuncia al ricorso: quando è valida in Cassazione

Una controversia su un contratto d’appalto, iniziata con un’ingiunzione di pagamento e proseguita fino in Cassazione, si conclude con l’estinzione del giudizio. Le parti hanno formalizzato una reciproca rinuncia al ricorso, atto ritenuto valido dalla Suprema Corte in quanto i legali erano muniti di mandato speciale idoneo a concludere la lite.

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Rinuncia al ricorso: quando la procura a ‘transigere’ basta

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un importante aspetto procedurale: la validità della rinuncia al ricorso sottoscritta solo dal difensore. La decisione evidenzia come una procura che conferisce al legale la facoltà di ‘transigere e conciliare’ sia sufficiente a configurare il mandato speciale richiesto dalla legge per questo atto, portando all’estinzione del giudizio. Analizziamo insieme questo caso, che mostra come un accordo tra le parti possa porre fine a una lunga battaglia legale.

I Fatti di Causa: Dal Contratto d’Appalto alla Cassazione

La vicenda trae origine da una controversia legata a un contratto di appalto per lavori di ristrutturazione. Una società edile, successivamente fallita, otteneva un decreto ingiuntivo per un considerevole importo a saldo dei lavori eseguiti. L’azienda agricola committente si opponeva, lamentando gravi inadempimenti, vizi e difetti nelle opere, e chiedendo in via riconvenzionale la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni.

Il Tribunale di primo grado respingeva l’opposizione, mentre la Corte d’Appello riformava parzialmente la decisione, riducendo l’importo dovuto dalla committente ma senza pronunciarsi su tutte le domande. Insoddisfatte, entrambe le parti decidevano di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione: l’azienda agricola con un ricorso principale articolato in sette motivi e la società edile fallita con un ricorso incidentale.

La Svolta: La Rinuncia al Ricorso Congiunta

Il colpo di scena arriva prima della discussione nel merito. Le parti, attraverso i loro legali, depositano un atto congiunto con cui rinunciano reciprocamente ai rispettivi ricorsi, principale e incidentale, accettando le rinunce della controparte. Questo atto procedurale sposta il focus della Corte dalla complessa analisi dei motivi di ricorso alla verifica della validità della rinuncia stessa.

La questione centrale diventa: i difensori avevano il potere di compiere un atto così dispositivo del diritto di impugnazione? La risposta a questa domanda determina l’esito del giudizio di legittimità.

La validità della procura del difensore

La Corte di Cassazione analizza le procure conferite dalle parti ai rispettivi avvocati. Per quanto riguarda la società edile (ricorrente incidentale), la procura menzionava espressamente il potere di rinunciare agli atti del giudizio. Più interessante è il caso dell’azienda agricola (ricorrente principale), la cui procura conferiva al legale ‘ogni più ampia facoltà di legge, compresa quella di transigere e conciliare’.

È proprio su questo punto che la Corte basa la sua decisione. Secondo un orientamento consolidato, la facoltà di transigere e conciliare, essendo finalizzata alla composizione bonaria della lite, include implicitamente anche il potere di compiere l’atto finale che formalizza tale accordo, ovvero la rinuncia al ricorso. Questo atto è visto come l’effetto ‘naturale’ di un accordo transattivo o conciliativo.

Le Motivazioni

La Suprema Corte, richiamando gli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, motiva la sua decisione affermando che il mandato speciale richiesto per la rinuncia può ritenersi sussistente quando la procura conferisce al difensore il potere di definire la controversia in via stragiudiziale. La volontà della parte di chiudere la lite tramite un accordo implica necessariamente la volontà di porre fine anche al processo pendente.

Di conseguenza, la rinuncia sottoscritta dal solo difensore, in presenza di una procura così formulata, è pienamente valida ed efficace. L’accettazione della controparte perfeziona l’atto, portando inevitabilmente all’estinzione del giudizio. Ulteriore effetto di tale esito è che la Corte non provvede alla regolamentazione delle spese legali, che si presumono già regolate nell’accordo tra le parti, e non applica l’obbligo di versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto in caso di rigetto del ricorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, sottolinea l’importanza di una redazione attenta e completa della procura alle liti, specificando chiaramente i poteri conferiti al difensore, specialmente quelli di natura dispositiva. In secondo luogo, conferma come la via della transazione sia sempre percorribile, anche in fase di giudizio di legittimità, e come la rinuncia agli atti ne sia lo strumento processuale conseguente. Per le parti, raggiungere un accordo e formalizzarlo con una rinuncia reciproca può rappresentare una soluzione efficiente per porre fine a contenziosi lunghi e costosi, evitando l’incertezza di una decisione finale.

L’avvocato può rinunciare al ricorso in Cassazione senza una firma specifica del cliente sull’atto di rinuncia?
Sì, l’avvocato può validamente sottoscrivere l’atto di rinuncia al ricorso se è munito di un mandato speciale. Secondo la Corte, questo mandato non richiede formule sacramentali e può considerarsi integrato se la procura conferisce al difensore la facoltà di ‘transigere e conciliare’.

Quali poteri deve contenere la procura all’avvocato per rendere valida una rinuncia al ricorso?
La procura deve contenere un mandato speciale. Questo requisito è soddisfatto sia con la menzione esplicita del potere di ‘rinunciare agli atti’, sia, come chiarito in questa ordinanza, con l’attribuzione di poteri più ampi finalizzati alla chiusura della lite, come quello di ‘transigere e conciliare’, poiché la rinuncia è considerata l’effetto naturale di un accordo.

Quali sono le conseguenze della rinuncia al ricorso accettata dalla controparte?
La conseguenza principale è la dichiarazione di estinzione del giudizio da parte della Corte. Questo significa che il processo si chiude senza una decisione nel merito dei motivi di ricorso. Inoltre, non vi è condanna alle spese processuali (che si intendono regolate tra le parti) e non scatta l’obbligo di versare l’ulteriore contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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