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Rinuncia al ricorso: l’estinzione del giudizio

Un’ordinanza della Corte di Cassazione analizza il caso di una rinuncia al ricorso presentata a seguito di una transazione tra le parti. La controversia, originata da un contratto preliminare di vendita di azioni e complicata dal fallimento di una delle società, si è conclusa con l’estinzione del giudizio. La Corte ha preso atto dell’accordo, dichiarando la fine del procedimento senza pronunciarsi sulle spese legali, come richiesto dalle parti stesse.

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Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Come un Accordo Mette Fine alla Lite

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale decisivo che può porre fine a una controversia legale prima che si arrivi a una sentenza definitiva. In un recente provvedimento, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un giudizio proprio a seguito della rinuncia presentata dalla parte ricorrente, la quale aveva nel frattempo raggiunto un accordo transattivo con la controparte. Questo caso offre uno spaccato interessante su come le dinamiche extragiudiziali possano influenzare e risolvere complessi contenziosi.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Cassazione

La vicenda trae origine da una complessa operazione commerciale relativa a un contratto preliminare per la vendita di azioni societarie. Una persona fisica, promittente venditrice, si era impegnata a cedere le proprie quote a una società. Successivamente, la società acquirente è stata dichiarata fallita.

Il curatore fallimentare aveva agito in giudizio, ottenendo in primo grado una sentenza che condannava la promittente venditrice alla restituzione di ingenti somme, pari a oltre 1,5 milioni di euro, ricevute a titolo di acconto. La decisione del Tribunale era stata confermata anche dalla Corte d’Appello.

Sentendosi lesa, la venditrice aveva deciso di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, presentando un ricorso basato su quattro distinti motivi di diritto.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava su diverse censure tecniche, tra cui:

1. Violazione di norme processuali: Si contestava l’inammissibilità di un documento prodotto in una fase avanzata del giudizio di merito.
2. Inopponibilità delle scritture: Si sosteneva che alcuni accordi successivi al preliminare non potessero essere fatti valere nei confronti del fallimento perché privi di data certa.
3. Errata valutazione del comportamento processuale: Si lamentava che i giudici di merito avessero erroneamente ritenuto non contestato un presunto inadempimento della società poi fallita.
4. Diritto di ritenzione delle caparre: Si contestava il rigetto della pretesa di trattenere le somme ricevute a titolo di caparra.

La Svolta: La Rinuncia al Ricorso Frutto di Transazione

Mentre il giudizio in Cassazione era pendente, le parti hanno trovato un accordo. Con una memoria depositata poco prima dell’udienza, la ricorrente ha formalmente dichiarato la propria rinuncia al ricorso. La ragione di tale scelta era esplicitamente indicata nella conclusione di una transazione che aveva risolto la controversia in via stragiudiziale.

Insieme alla rinuncia, la parte ha richiesto la compensazione delle spese di lite, un segnale chiaro che anche questo aspetto era stato oggetto dell’accordo complessivo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, investita della questione, non è entrata nel merito dei motivi di ricorso. Il suo compito si è limitato a una verifica di natura procedurale. I giudici hanno constatato che l’atto di rinuncia era stato redatto e depositato in conformità con quanto previsto dall’articolo 390 del Codice di procedura civile. L’elemento decisivo è stato l’atteggiamento della controparte (il fallimento), la quale ha aderito alla rinuncia. Questa adesione ha confermato la volontà comune di porre fine al contenzioso.

Di conseguenza, la Corte ha applicato la naturale conseguenza giuridica della rinuncia accettata: l’estinzione del giudizio. Per quanto riguarda le spese legali, i giudici hanno semplicemente preso atto dell’accordo tra le parti, disponendo che non vi fosse luogo a provvedere, in linea con la richiesta di compensazione.

Le Conclusioni: L’Effetto Pratico della Rinuncia

Questa ordinanza dimostra l’importanza e l’efficacia degli accordi transattivi anche nelle fasi più avanzate di un processo. La rinuncia al ricorso non è una sconfitta, ma spesso la formalizzazione di una soluzione negoziata che offre a entrambe le parti vantaggi in termini di certezza, tempo e costi. Invece di attendere l’esito incerto di un giudizio di legittimità, le parti hanno preferito trovare un punto d’incontro, chiudendo definitivamente ogni pendenza. La Corte, in questi casi, agisce come un notaio della volontà delle parti, ratificando la loro decisione di porre fine alla lite e dichiarando estinto il procedimento.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la rinuncia è formalizzata secondo le regole procedurali e, come in questo caso, la controparte vi aderisce, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio. Ciò significa che il processo si chiude definitivamente senza una decisione nel merito dei motivi di ricorso.

Perché la Corte non ha deciso sulle spese legali?
La Corte non ha emesso una condanna alle spese perché la parte rinunciante ha chiesto la compensazione e la controparte ha aderito alla rinuncia. Questo comportamento implica che le parti avevano già raggiunto un accordo privato anche sulla gestione dei costi legali, e la Corte ha semplicemente rispettato tale accordo.

Qual è il presupposto giuridico per dichiarare l’estinzione del giudizio per rinuncia?
Il presupposto principale è la conformità dell’atto di rinuncia a quanto previsto dall’articolo 390 del Codice di procedura civile. L’atto deve essere formale e provenire dalla parte o da un suo procuratore speciale. L’adesione della controparte consolida la volontà di chiudere il contenzioso, portando alla declaratoria di estinzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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