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Rinuncia al ricorso: estinzione processo in Cassazione

Una società committente aveva impugnato in Cassazione la condanna al pagamento del corrispettivo a favore di una società appaltatrice fallita. Durante il giudizio, le parti hanno raggiunto una transazione. Di conseguenza, la ricorrente ha presentato una rinuncia al ricorso, accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione, prendendo atto dell’accordo, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, specificando che l’accettazione della rinuncia impedisce una pronuncia sulle spese di lite e rende inapplicabile il raddoppio del contributo unificato.

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Rinuncia al ricorso: Quando un Accordo Chiude il Processo in Cassazione

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale decisivo che può porre fine a un contenzioso in Corte di Cassazione. Come evidenziato dall’Ordinanza n. 4033/2024 della Suprema Corte, quando le parti raggiungono un accordo transattivo, la formalizzazione della rinuncia e la sua accettazione da parte della controparte portano all’estinzione del giudizio, con importanti conseguenze anche sulle spese legali. Analizziamo questo caso pratico per comprendere meglio il meccanismo e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa: Un Contratto di Appalto e il Contenzioso Successivo

La vicenda trae origine da una controversia legata a un contratto d’appalto. Il fallimento di una società appaltatrice citava in giudizio la società committente per ottenere il pagamento di un corrispettivo di oltre 570.000 euro, relativo alla fornitura e installazione di impianti tecnologici. La committente si opponeva, contestando l’importo e sollevando un’eccezione di compensazione basata su un proprio controcredito per inadempimento contrattuale.

Nei primi due gradi di giudizio, la società committente veniva condannata al pagamento di una somma ridotta (circa 290.000 euro). La sua domanda riconvenzionale veniva dichiarata inammissibile, in quanto avrebbe dovuto essere presentata nell’ambito della procedura fallimentare, mentre l’eccezione di compensazione veniva respinta perché il diritto alla garanzia per vizi e difformità dell’opera era stato ritenuto prescritto.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Insoddisfatta della decisione della Corte d’Appello, la società committente presentava ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali:

1. Violazione delle norme sulla prova (artt. 115 e 2697 c.c.): Si contestava la validità probatoria di una fattura posta a fondamento della condanna, ritenuta incerta e non supportata da adeguata documentazione.
2. Errata applicazione della prescrizione (art. 1667 c.c.): Si sosteneva che il diritto alla garanzia non fosse prescritto, alla luce di una lettera di messa in mora e di un accordo transattivo precedente.
3. Violazione del diritto di difesa (art. 24 Cost.): Si lamentava la mancata ammissione di prove testimoniali volte a dimostrare gli inadempimenti della società appaltatrice.

La Svolta: La Rinuncia al Ricorso e l’Accordo tra le Parti

Prima che la Corte di Cassazione potesse pronunciarsi nel merito dei motivi, il processo ha subito una svolta decisiva. La società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, motivato dal raggiungimento di una transazione e dalla successiva chiusura della procedura fallimentare della controparte.

A sua volta, la società controricorrente ha depositato un atto di rinuncia agli atti, interpretato dalla Corte come una formale adesione alla rinuncia della ricorrente. Questo scambio di atti ha cambiato radicalmente l’esito del procedimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è limitata a prendere atto della volontà delle parti. In base all’articolo 391, comma 1, del Codice di procedura civile, la rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, estingue il processo. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione.

Un aspetto cruciale della decisione riguarda le spese legali. I giudici hanno chiarito che l’adesione della controricorrente alla rinuncia preclude alla Corte qualsiasi statuizione sulle spese di lite. In sostanza, l’accordo tra le parti si estende anche a questo aspetto, evitando ulteriori contenziosi.

Infine, è stato precisato che la declaratoria di estinzione esclude l’applicabilità dell’articolo 13, comma 1-quater, del d.p.r. 115/2002. Tale norma prevede l’obbligo per la parte soccombente di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato. Poiché in caso di estinzione non vi è una parte vittoriosa o soccombente, tale obbligo non sorge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la gestione stragiudiziale di una lite possa portare a una conclusione efficiente del processo, anche in fase di legittimità. La rinuncia al ricorso, frutto di un accordo transattivo, non solo chiude definitivamente la controversia, ma evita anche una pronuncia sulle spese e l’onere del raddoppio del contributo unificato. Questa soluzione dimostra l’importanza di perseguire il dialogo tra le parti in ogni fase del giudizio, poiché può condurre a un esito più rapido e meno oneroso per tutti i soggetti coinvolti.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
In base all’art. 391 c.p.c., se la parte ricorrente rinuncia al ricorso e la controparte che ha già presentato un controricorso accetta tale rinuncia, il processo si estingue senza una decisione nel merito.

In caso di rinuncia al ricorso accettata, la Corte si pronuncia sulle spese legali?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che l’adesione della controparte alla rinuncia preclude alla Corte stessa di emettere qualsiasi provvedimento sulle spese di lite, che si intendono regolate dall’accordo tra le parti.

L’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica se il processo si estingue per rinuncia?
No. La declaratoria di estinzione del giudizio esclude l’applicabilità dell’obbligo di versare una somma pari al contributo unificato già versato, poiché tale obbligo è previsto solo per la parte impugnante che risulta soccombente, e in caso di estinzione non c’è né un vincitore né un vinto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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