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Restituzione indebito: la buona fede salva dagli interessi

La Corte di Cassazione ha stabilito che chi riceve un pagamento non dovuto (accipiens) in buona fede non è tenuto a versare gli interessi dal giorno del pagamento, ma solo dalla data della domanda giudiziale. Nel caso esaminato, una banca aveva ricevuto somme da una società in amministrazione straordinaria, poi rivelatesi non dovute. Avendo restituito il capitale prima della notifica dell’atto di citazione e non essendo stata provata la sua malafede al momento della ricezione, la Corte ha rigettato la richiesta di interessi avanzata dalla procedura. La valutazione della buona fede, essendo un accertamento di fatto, non è sindacabile in sede di legittimità. Questo principio è centrale nella disciplina della restituzione indebito.

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Restituzione Indebito: La Buona Fede dell’Accipiens Blocca gli Interessi

La disciplina della restituzione indebito, prevista dall’articolo 2033 del codice civile, stabilisce che chi ha eseguito un pagamento non dovuto ha diritto a riavere ciò che ha pagato. Ma cosa succede con gli interessi maturati sulla somma? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la buona o mala fede del ricevente (accipiens) è decisiva per determinare da quando decorrono gli interessi. Se l’accipiens è in buona fede, gli interessi sono dovuti solo dalla data della domanda giudiziale. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso: Un Pagamento Diventato Indebito

Una società immobiliare in amministrazione straordinaria aveva richiesto a un istituto di credito la restituzione di somme che la banca aveva incassato durante un riparto parziale. Tali somme si erano poi rivelate non dovute, in quanto il debito originario era stato estinto a seguito dell’accollo del mutuo da parte di una terza società.
La Corte d’Appello, chiamata a decidere sulla questione dopo un primo rinvio della Cassazione, aveva stabilito che la banca, al momento di ricevere il pagamento, si trovava in uno stato di buona fede. L’istituto di credito, infatti, non era a conoscenza dell’accollo del debito che avrebbe reso il pagamento indebito. Poiché la banca aveva già restituito la somma capitale prima ancora che la società le notificasse formalmente la richiesta giudiziale, la Corte d’Appello aveva rigettato la domanda di pagamento degli interessi e della rivalutazione monetaria. La società ha quindi proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione sulla Restituzione Indebito e la Buona Fede

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto centrale della controversia era stabilire se la banca fosse in buona o mala fede al momento della percezione delle somme. La società ricorrente sosteneva che la banca fosse consapevole dell’imminente accollo del mutuo, ma non è riuscita a provarlo.

Il Ruolo Cruciale della Buona Fede

Secondo l’art. 2033 c.c., la distinzione è netta:
– L’accipiens in buona fede deve restituire gli interessi solo dal giorno della domanda giudiziale.
– L’accipiens in mala fede deve restituire gli interessi dal giorno stesso del pagamento.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva concluso per la buona fede della banca. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione dello stato soggettivo dell’accipiens è un accertamento di fatto, riservato al giudice di merito e non può essere riesaminato in sede di legittimità, se non per un vizio di motivazione grave, che qui non è stato riscontrato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni della società ricorrente, qualificandole come un tentativo di ottenere un nuovo e inammissibile esame del merito della vicenda. I giudici hanno chiarito che il compito della Cassazione non è quello di riesaminare le prove e i fatti, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

L’Insindacabilità dell’Accertamento di Fatto

La Corte ha specificato che il ricorso non denunciava un vero e proprio vizio di motivazione, come l’omesso esame di un fatto storico decisivo. Al contrario, la ricorrente si limitava a proporre una diversa interpretazione delle risultanze processuali, contestando la valutazione operata dal giudice d’appello. Tale operazione è preclusa in sede di legittimità. La decisione della Corte d’Appello era, secondo la Cassazione, fondata su un’analisi completa degli elementi disponibili, e quindi incensurabile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma l’importanza cruciale dello stato di buona fede nella disciplina della restituzione indebito. Per chi agisce per ottenere la restituzione di un pagamento non dovuto, emerge la necessità non solo di provare l’indebito oggettivo, ma anche, qualora si vogliano ottenere gli interessi fin dal giorno del pagamento, di dimostrare la mala fede del ricevente. Dimostrare che l’accipiens era consapevole, fin dal momento della ricezione, di non aver diritto alla somma, diventa l’onere probatorio chiave per ottenere un risarcimento pieno. In assenza di tale prova, gli interessi decorreranno solo dalla data della domanda giudiziale, con un impatto economico significativo.

Quando chi riceve un pagamento non dovuto deve pagare gli interessi sulla somma?
Secondo l’art. 2033 del codice civile, la decorrenza degli interessi dipende dalla stato soggettivo del ricevente (accipiens). Se era in mala fede, cioè consapevole che il pagamento non gli era dovuto, deve corrispondere gli interessi dal giorno in cui ha ricevuto la somma. Se invece era in buona fede, ignorando di ledere un diritto altrui, gli interessi sono dovuti solo dal giorno della domanda giudiziale.

Come si determina la buona o mala fede di chi riceve un pagamento?
La determinazione della buona o mala fede è un accertamento di fatto che viene compiuto dal giudice di merito (Tribunale, Corte d’Appello) sulla base delle prove fornite dalle parti nel corso del processo. La parte che sostiene la mala fede ha l’onere di provarla, ad esempio dimostrando che il ricevente era a conoscenza di circostanze che rendevano il pagamento non dovuto.

È possibile contestare l’accertamento della buona fede davanti alla Corte di Cassazione?
No, di regola non è possibile. La valutazione della buona o mala fede è considerata un accertamento di fatto, riservato alla valutazione del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la sentenza impugnata presenta un vizio di motivazione, ad esempio per l’omesso esame di un fatto storico decisivo che è stato oggetto di discussione tra le parti, ma non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice di grado inferiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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