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Responsabilità promotore e consegna password

Un istituto di credito viene citato in giudizio dagli eredi di un cliente per la sottrazione di somme di denaro da parte di un promotore finanziario. Gli eredi avevano consegnato al promotore le password di accesso al conto. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni di merito, ha stabilito che la condotta gravemente imprudente del cliente, consistente nella consegna delle credenziali personali, interrompe il nesso di causalità e libera l’intermediario dalla responsabilità per il fatto illecito del promotore.

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Responsabilità Promotore: La Banca Paga se il Cliente Consegna le Password?

L’evoluzione digitale dei servizi bancari ha introdotto comodità inimmaginabili, ma anche nuovi rischi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: fino a che punto si estende la responsabilità del promotore e, di conseguenza, della banca, quando è il cliente stesso a fornire gli strumenti per compiere un illecito? La risposta dei giudici supremi è netta e sposta l’ago della bilancia verso la responsabilità personale del risparmiatore, specialmente quando la sua condotta è gravemente imprudente.

I fatti di causa

Il caso ha origine dalla richiesta di risarcimento avanzata dagli eredi di un correntista nei confronti di un importante istituto di credito e di un suo promotore finanziario. Dopo la morte del loro congiunto, gli eredi, fidandosi del promotore che per anni aveva gestito il patrimonio del defunto, gli avevano consegnato le credenziali di accesso telematico al nuovo conto corrente. Forte di questa fiducia mal riposta, il promotore ha proceduto a svuotare il conto, appropriandosi di oltre 100.000 euro attraverso una serie di operazioni anomale e investimenti ad alto rischio.

Le decisioni di merito

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione agli eredi, condannando in solido la banca e il promotore a restituire le somme sottratte e a risarcire i danni. I giudici di merito avevano ritenuto che la condotta del promotore rientrasse nell’esercizio delle sue mansioni, facendo scattare la responsabilità oggettiva dell’istituto di credito per l’operato del suo preposto. La consegna delle password da parte dei clienti non era stata considerata sufficiente a escludere la colpa della banca.

La responsabilità del promotore e la svolta in Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la prospettiva, accogliendo il ricorso della banca. Il punto focale della decisione non è tanto il comportamento doloso del promotore, quanto la condotta “anomala” e gravemente negligente tenuta dai clienti. Secondo la Suprema Corte, la responsabilità dell’intermediario, seppur oggettiva, non è assoluta e trova un limite invalicabile nel comportamento del danneggiato.

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che la consapevole consegna da parte del cliente al promotore dei codici personali, che lo abilitano a operare liberamente sui conti, costituisce una palese violazione non solo delle prescrizioni contrattuali, ma anche delle più elementari regole di prudenza. Questo comportamento interrompe il cosiddetto “nesso di occasionalità necessaria”, ovvero quel legame che deve esistere tra le mansioni affidate al promotore e l’illecito commesso.

In altre parole, l’illecito non è stato una semplice deviazione dalle mansioni, ma è stato reso possibile da un’azione esterna e decisiva del cliente. Tale condotta viene definita dai giudici come “incauta e gravemente corriva”, in quanto agevola oggettivamente la consumazione di illeciti. Consegnare le proprie chiavi digitali a un terzo, anche se si tratta del proprio promotore di fiducia, equivale a dargli carta bianca per disporre del proprio patrimonio senza alcun controllo.

La Cassazione sottolinea che gli intermediari finanziari forniscono precise istruzioni sulla custodia e la segretezza delle credenziali. Ignorare queste avvertenze e violare il contratto trasferisce il rischio di abusi interamente sul cliente. La fiducia personale nel promotore non può giustificare un’abdicazione totale ai propri doveri di custodia e vigilanza.

Le conclusioni

La decisione rappresenta un monito fondamentale per tutti i risparmiatori. La tutela offerta dalla legge contro le frodi bancarie e gli illeciti dei promotori non è incondizionata. Il cliente ha un dovere di cooperazione e di diligenza che non può essere ignorato. La consegna delle password e dei codici personali è un atto che, secondo la giurisprudenza consolidata, esclude la responsabilità della banca, poiché il danno non è più una conseguenza diretta dell’attività lavorativa del promotore, ma dell’imprudenza del cliente stesso. In un mondo sempre più digitalizzato, la prima linea di difesa del proprio patrimonio è la custodia attenta e gelosa delle proprie credenziali di accesso.

Se un cliente consegna le proprie password al promotore finanziario, la banca è responsabile in caso di truffa?
No. Secondo questa ordinanza, la condotta del cliente che consegna consapevolmente le proprie credenziali personali è talmente grave e imprudente da interrompere il nesso di causalità tra l’operato del promotore e il danno. Di conseguenza, la responsabilità della banca viene esclusa.

Cosa intende la Corte per “condotta anomala” del cliente?
Per condotta anomala si intende un comportamento che si discosta significativamente dalle normali regole di prudenza e dalle prescrizioni contrattuali. La consegna delle password, che sono strettamente personali e segrete, rientra pienamente in questa categoria, rappresentando una condotta che agevola attivamente la commissione di illeciti.

La responsabilità della banca per i fatti illeciti dei suoi promotori è sempre esclusa in questi casi?
È esclusa quando la condotta del cliente è la causa determinante che ha reso possibile l’illecito. La responsabilità oggettiva della banca sussiste quando il promotore abusa della sua posizione nell’ambito delle sue normali mansioni, ma viene meno se l’abuso è direttamente e consapevolmente consentito da un’azione gravemente negligente del cliente, come la cessione dei codici di accesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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