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Responsabilità intermediario: la Cassazione conferma

L’ordinanza analizza la responsabilità dell’intermediario finanziario per gli illeciti del promotore. La Cassazione ha respinto il ricorso di una società di intermediazione, confermando la sua condanna al risarcimento danni a favore di alcuni risparmiatori. La Corte ha stabilito che la responsabilità è di natura contrattuale, con prescrizione decennale, e sussiste anche se il cliente rifiuta di fornire informazioni sulla propria situazione finanziaria, non esonerando il promotore dai suoi doveri informativi.

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Responsabilità Intermediario Finanziario: La Cassazione Conferma la Tutela del Risparmiatore

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale a tutela dei risparmiatori: la responsabilità dell’intermediario finanziario per i danni causati dall’operato illecito dei propri promotori. La decisione chiarisce aspetti cruciali come la natura contrattuale del rapporto e il conseguente termine di prescrizione decennale, offrendo importanti spunti di riflessione per chiunque affidi i propri risparmi a un consulente.

I Fatti di Causa: Un Investimento Sicuro che si Rivelò Rischioso

La vicenda ha origine quando due coniugi, su proposta di un promotore finanziario, decidono di investire una somma considerevole del loro patrimonio. Il promotore aveva prospettato un “investimento sicuro ed affidabile”, rassicurandoli sul fatto che il guadagno sarebbe stato “facile e garantito”. Sulla base di queste premesse, i risparmiatori sottoscrivono diversi moduli per investire in fondi comuni, tra cui prodotti ad alto rischio come “Bond High Yields”.

Successivamente, emergono numerose irregolarità: il promotore non compila la scheda finanziaria per valutare il profilo di rischio dei clienti, non chiarisce per quale società operi esattamente, e gestisce in autonomia il portafoglio, arrivando a disinvestire e reinvestire somme senza autorizzazione. Quando la situazione finanziaria peggiora drasticamente, i coniugi scoprono la natura speculativa degli investimenti e la perdita subita. Di fronte al rifiuto del promotore di risarcire il danno, decidono di agire in giudizio contro di lui e, in solido, contro la società di intermediazione per cui operava.

Il Percorso Giudiziario e la Responsabilità dell’Intermediario Finanziario

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello danno ragione ai risparmiatori, condannando la società di intermediazione finanziaria e il promotore al risarcimento dei danni. I giudici di merito sottolineano che, ai sensi dell’art. 31 del Testo Unico della Finanza (TUF), l’intermediario è responsabile in solido per i danni arrecati a terzi dal promotore nell’esercizio delle sue incombenze. Questo principio si fonda sul rapporto di preposizione che lega il promotore alla società, sufficiente a radicare la responsabilità di quest’ultima.

La società di intermediazione, non accettando la decisione, propone ricorso per Cassazione, basandolo su quattro motivi principali, tra cui l’errata applicazione del termine di prescrizione (sostenendo quella quinquennale extracontrattuale anziché decennale contrattuale) e la presunta assenza di motivazione della sentenza d’appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le censure sollevate dall’intermediario. Le motivazioni della Corte sono chiare e si pongono in continuità con un orientamento consolidato.

1. Natura Contrattuale della Responsabilità: La Corte ha respinto la tesi della prescrizione quinquennale. Ha chiarito che la responsabilità dell’intermediario ha natura contrattuale. Il rapporto tra l’istituto di credito e gli investitori si instaura attraverso elementi concreti come l’esistenza di un conto corrente d’appoggio, la sottoscrizione di moduli predisposti dalla società e il conferimento di denaro. Questi elementi sono sufficienti a creare un legame contrattuale, la cui violazione comporta una responsabilità soggetta al termine di prescrizione ordinario di dieci anni (art. 2946 c.c.).

2. Obblighi Informativi Inderogabili: Uno dei punti più interessanti riguarda il dovere di informazione del promotore. L’intermediario sosteneva che i clienti, al momento della sottoscrizione, avevano espressamente dichiarato di non voler fornire notizie sulla loro esperienza, situazione finanziaria e propensione al rischio. Secondo la Cassazione, questa circostanza non esonera affatto il promotore dai suoi obblighi. L’art. 21 del TUF impone ai soggetti abilitati di acquisire le informazioni necessarie e di operare in modo che i clienti siano sempre adeguatamente informati. La Corte ha sottolineato che la mancata compilazione della scheda finanziaria e l’assenza di una corretta valutazione di adeguatezza costituiscono un grave inadempimento del promotore, di cui l’intermediario risponde direttamente.

3. Il Rapporto di Occasionalità Necessaria: La responsabilità solidale dell’intermediario, come previsto dall’art. 31, comma 3, del TUF, si fonda sulla cosiddetta “occasionalità necessaria” tra il fatto illecito del promotore e le mansioni a lui affidate. È sufficiente che l’attività del promotore sia stata agevolata o resa possibile dalle sue funzioni per far scattare la responsabilità della società mandante.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame rafforza la posizione di tutela del risparmiatore nei confronti degli intermediari finanziari. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:

* La responsabilità dell’intermediario è solida: Le banche e le società di intermediazione non possono facilmente sottrarsi alle conseguenze negative delle azioni dei loro promotori. Il legame di preposizione è sufficiente a radicare una responsabilità diretta e solidale.
* La prescrizione è decennale: L’azione per il risarcimento del danno derivante da investimenti finanziari si prescrive in dieci anni, poiché la responsabilità è di natura contrattuale. Questo offre ai risparmiatori un arco temporale più ampio per far valere i propri diritti.
* I doveri informativi non sono negoziabili: Il rifiuto del cliente di fornire informazioni non costituisce una “liberatoria” per il promotore. Quest’ultimo ha sempre il dovere di informare adeguatamente il cliente sui rischi e di astenersi dal compiere operazioni non adeguate. La tutela della trasparenza e della correttezza è un principio cardine del sistema finanziario che non ammette deroghe.

La banca o l’intermediario è sempre responsabile per i danni causati dal proprio promotore finanziario?
Sì, secondo l’art. 31 del Testo Unico della Finanza (TUF), l’intermediario è responsabile solidalmente con il promotore per i danni arrecati ai clienti. Per affermare tale responsabilità è sufficiente l’esistenza di un rapporto di preposizione (committente/datore di lavoro) e un nesso di occasionalità necessaria tra l’illecito e le mansioni affidate al promotore.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere il risarcimento dei danni a un intermediario finanziario?
Il termine di prescrizione è decennale. La Corte ha stabilito che la responsabilità dell’intermediario ha natura contrattuale, basata sull’esistenza di un rapporto con il cliente (es. conto d’appoggio, sottoscrizione di moduli). Di conseguenza, si applica la prescrizione ordinaria di dieci anni prevista dall’art. 2946 del codice civile e non quella quinquennale per fatti illeciti.

Se un cliente si rifiuta di fornire informazioni sulla propria situazione finanziaria, il promotore è esonerato dai suoi obblighi informativi?
No, assolutamente no. La Corte ha chiarito che la circostanza che gli investitori non vogliano fornire le notizie richieste non fa venir meno i doveri di informazione e di valutazione dell’adeguatezza dell’investimento in capo al promotore. Questi obblighi sono previsti dalla legge (art. 21 TUF) per garantire che i clienti siano sempre adeguatamente informati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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