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Responsabilità banca modello 231: il caso in Cassazione

Il fallimento di una società ha citato in giudizio un istituto di credito, accusandolo di concorso negli illeciti commessi dai suoi ex amministratori per la violazione delle norme antiriciclaggio. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la rilevanza della questione sulla responsabilità banca modello 231, rinviando il caso alla pubblica udienza per la mancanza di precedenti specifici e l’importanza di stabilire un principio di diritto.

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Responsabilità Banca Modello 231: La Cassazione Esamina un Caso Cruciale

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha posto i riflettori su un tema di fondamentale importanza per il settore finanziario: la responsabilità banca modello 231. La questione sorge da un caso in cui un istituto di credito è stato accusato di aver agevolato, attraverso la violazione delle normative antiriciclaggio, le attività illecite degli amministratori di una società sua cliente, poi fallita. La Suprema Corte, riconoscendo la novità e la complessità della materia, ha scelto di non decidere immediatamente, ma di rimettere la causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito.

I Fatti del Caso: Accuse di Complicità e Danno Patrimoniale

La vicenda giudiziaria ha origine dall’azione legale intentata dalla curatela fallimentare di una società a responsabilità limitata contro un noto istituto di credito. Secondo l’accusa, la banca avrebbe avuto un ruolo attivo nel dissesto finanziario della società, non intervenendo di fronte a operazioni bancarie palesemente anomale e sospette. Queste operazioni, per un valore di decine di milioni di euro, erano riconducibili a una raccolta abusiva di risparmio orchestrata dagli ex amministratori della società fallita.

La curatela ha sostenuto che la banca, omettendo i dovuti controlli previsti dalla normativa antiriciclaggio e violando i principi di correttezza e buona fede, si sarebbe resa complice del danno patrimoniale subito dalla società e dai suoi creditori. La domanda di risarcimento si fondava su due basi giuridiche alternative: una responsabilità extracontrattuale per concorso in un fatto illecito doloso e una responsabilità contrattuale per violazione degli obblighi derivanti dal rapporto di conto corrente.

Il Percorso Giudiziario: Il Rigetto nei Gradi di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste della curatela. I giudici di merito avevano concluso che non vi fosse una prova sufficiente del nesso causale tra la condotta della banca e il danno subito dalla società. In particolare, la Corte d’Appello aveva ritenuto che il modello organizzativo adottato dalla banca nel 2008 fosse idoneo e che non emergessero sintomi di operazioni talmente sospette da imporre all’istituto di credito di interrompere i rapporti o di attivare specifici obblighi di protezione verso la società correntista.

La Questione della Responsabilità Banca Modello 231 Davanti alla Cassazione

La curatela fallimentare ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, articolando cinque motivi di ricorso. Il nucleo della questione ruota attorno alla presunta violazione, da parte della banca, del proprio “Modello Organizzativo 231” e del “Manuale organizzativo antiriciclaggio”. Secondo il ricorrente, se la banca avesse correttamente applicato le proprie procedure interne, avrebbe potuto e dovuto individuare, valutare e segnalare le operazioni sospette, evitando di diventare, di fatto, uno strumento per le attività illecite degli amministratori.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Suprema Corte, nell’analizzare il caso, ha riconosciuto la straordinaria importanza della questione. I giudici hanno evidenziato la “rilevanza nomofilattica” del tema, ossia la sua capacità di influenzare l’interpretazione uniforme della legge a livello nazionale. La Corte ha sottolineato la mancanza di precedenti giurisprudenziali specifici che definiscano chiaramente i contorni della responsabilità banca modello 231 in circostanze simili. In altre parole, non esiste ancora un principio di diritto consolidato che stabilisca quando e come una banca risponda dei danni derivanti dalla mancata o errata applicazione dei suoi stessi modelli di prevenzione dei reati. Per questo motivo, anziché decidere in una camera di consiglio non pubblica, i giudici hanno ritenuto opportuno rimettere la causa a una pubblica udienza, dove la questione potrà essere discussa in modo approfondito con la partecipazione del Pubblico Ministero e delle parti.

Le Conclusioni: Rinvio alla Pubblica Udienza e le Implicazioni Future

La decisione di rinvio non anticipa l’esito finale del giudizio, ma segnala la volontà della Cassazione di affrontare la materia con la massima attenzione. L’esito di questa causa potrebbe segnare un punto di svolta, stabilendo un precedente fondamentale sulla responsabilità degli istituti di credito. Una decisione in un senso o nell’altro avrà implicazioni significative per l’intero settore bancario, influenzando le policy di compliance, la gestione del rischio e l’interpretazione dei doveri di protezione verso la clientela. Le banche potrebbero essere chiamate a un livello di diligenza ancora più elevato nell’applicazione dei modelli 231, non solo per evitare sanzioni dirette, ma anche per non incorrere in onerose azioni di risarcimento danni.

Può una banca essere ritenuta responsabile per i danni causati dagli amministratori di una società sua cliente?
Sì, questa è la premessa su cui si basa l’azione legale. La responsabilità può essere di natura extracontrattuale, per concorso in un’attività illecita, o contrattuale, per la violazione dei doveri di correttezza, buona fede e delle normative specifiche come quella antiriciclaggio. La decisione finale della Cassazione chiarirà i confini di questa responsabilità.

Qual è il ruolo del “Modello Organizzativo 231” in un caso di responsabilità della banca?
È un elemento centrale. Secondo l’accusa, la mancata o inefficace applicazione del Modello 231 e delle procedure antiriciclaggio costituisce la violazione che ha permesso il compimento delle attività illecite. La Corte di Cassazione ha ritenuto questo punto così cruciale da meritare un approfondimento in pubblica udienza per stabilire un principio di diritto.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha rinviato la decisione perché ha identificato la questione come di “rilevanza nomofilattica”, ovvero importante per l’interpretazione uniforme della legge a livello nazionale. Data la mancanza di precedenti specifici sulla responsabilità di una banca per la violazione del proprio Modello 231, la Corte ha ritenuto necessario un dibattito più ampio e approfondito in una pubblica udienza prima di emettere una sentenza che potrebbe costituire un precedente fondamentale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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