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Responsabilità appaltatore: dovere di verifica progetto

Una società appaltatrice installa facciate in vetro su un edificio, seguendo le indicazioni del progettista. Successivamente, emergono gravi difetti di isolamento termico e malfunzionamenti. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna della società, stabilendo che la responsabilità dell’appaltatore non viene meno anche se i vizi derivano da scelte progettuali errate. In qualità di esperto del settore, l’appaltatore ha il dovere di controllare la bontà del progetto e di segnalare eventuali criticità al committente.

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Responsabilità Appaltatore: Obbligato a Verificare il Progetto Anche se del Committente

Nel settore delle costruzioni, la delimitazione delle responsabilità tra le varie figure professionali è spesso fonte di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la responsabilità dell’appaltatore non viene meno neanche quando i vizi dell’opera derivano da errori progettuali o da scelte imposte dal direttore dei lavori. L’impresa, in quanto soggetto tecnicamente qualificato, ha un preciso dovere di controllo e segnalazione.

Il Caso: Facciate in Vetro Difettose e un Conflitto di Responsabilità

Un committente aveva affidato a una società specializzata la realizzazione delle facciate nord e sud di un edificio, prevedendo l’installazione di pannelli in vetro con specifiche caratteristiche tecniche e un sistema di tende lamellari motorizzate. A lavori ultimati, il committente lamentava gravi difetti: l’isolamento termico era inadeguato a causa dell’uso di un vetro ‘extrachiaro’ non conforme al contratto e le tende parasole erano malfunzionanti.

La società appaltatrice, convenuta in giudizio, si difendeva sostenendo di aver semplicemente eseguito le direttive del progettista e direttore dei lavori, fratello del committente, il quale aveva scelto quella specifica tipologia di vetro per ragioni estetiche. L’appaltatrice chiedeva quindi di chiamare in causa il progettista per essere tenuta indenne da ogni responsabilità.

Le Decisioni di Merito e la Responsabilità dell’Appaltatore

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al committente, pur riconoscendo un concorso di colpa del progettista. I giudici hanno stabilito che l’appaltatrice, in virtù della sua competenza tecnica specifica nella realizzazione di facciate in acciaio e vetro, aveva l’obbligo di verificare l’idoneità dei materiali scelti e delle soluzioni progettuali. Avrebbe dovuto informare il committente dei rischi connessi all’uso di un vetro non adeguato sotto il profilo dell’isolamento termico e della protezione solare, fino a sconsigliarne l’utilizzo.

I tribunali hanno ritenuto che l’impresa non potesse limitarsi a un ruolo di mero esecutore (nudus minister), ma dovesse esercitare un controllo critico sul progetto, segnalando per iscritto ogni eventuale dubbio o carenza. La responsabilità veniva quindi ripartita: 75% a carico dell’appaltatrice e 25% a carico del progettista.

La Decisione della Cassazione e la Responsabilità dell’Appaltatore

La società appaltatrice ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la propria responsabilità e la ripartizione delle colpe. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti e consolidando importanti principi in materia di responsabilità dell’appaltatore.

Il Dovere di Controllo e Segnalazione

La Corte ha ribadito che l’appaltatore è obbligato a controllare, nei limiti delle proprie cognizioni tecniche, la bontà del progetto e delle istruzioni impartite dal committente o dal direttore dei lavori. Se rileva errori o criticità, può andare esente da responsabilità solo se dimostra di aver manifestato il proprio dissenso e di essere stato indotto a proseguire quale mero esecutore, sotto l’insistenza del committente e a rischio di quest’ultimo.

L’Irrilevanza delle Modifiche Post-Consegna

L’appaltatrice sosteneva che la situazione era cambiata dopo la consegna dei lavori, a causa dell’abbattimento di alcuni alberi che prima ombreggiavano l’edificio. La Cassazione ha ritenuto irrilevante tale circostanza, affermando che l’impresa, consapevole delle caratteristiche di isolamento termico delle vetrate, avrebbe dovuto informarsi e sincerarsi della situazione complessiva, anche in prospettiva futura.

La Ripartizione della Colpa

La Corte ha giudicato corretta e ben motivata la ripartizione della responsabilità operata dai giudici di merito. La scelta delle tende lamellari è stata imputata interamente all’appaltatrice, mentre la scelta del vetro extrachiaro è stata attribuita in egual misura all’impresa (in qualità di specialista del settore) e al progettista.

Le motivazioni
La sentenza si fonda sul principio della diligenza qualificata richiesta all’appaltatore ai sensi dell’art. 1176, comma 2, del codice civile. Essendo un professionista del settore, non può limitarsi a eseguire passivamente le istruzioni, ma deve mettere a disposizione del committente la propria esperienza e perizia per garantire un risultato finale a regola d’arte. Questo dovere di diligenza si traduce in un obbligo di verifica del progetto e di segnalazione di eventuali difetti o inadeguatezze che potrebbero compromettere la funzionalità e la durabilità dell’opera. La Corte ha inoltre chiarito che la responsabilità per gravi difetti (ex art. 1669 c.c.) non è esclusa dalla scelta dei materiali da parte del committente, se l’appaltatore non si è attivato per sconsigliarne l’uso.

Le conclusioni
Questa pronuncia rappresenta un monito per tutte le imprese edili: la responsabilità per i vizi dell’opera è ampia e non può essere facilmente scaricata su altri soggetti, come progettisti o direttori dei lavori. L’appaltatore deve assumere un ruolo proattivo, verificando criticamente il progetto e comunicando formalmente ogni riserva. In caso contrario, rischia di rispondere dei danni, anche se l’errore originario non è direttamente a lui imputabile. Per il committente, la sentenza rafforza la tutela, garantendo che l’impresa incaricata dei lavori agisca sempre con la massima perizia e diligenza professionale.

L’appaltatore è responsabile per i vizi dell’opera se ha seguito le istruzioni del progettista nominato dal committente?
Sì, l’appaltatore rimane responsabile. In qualità di esperto tecnico, è obbligato a controllare la bontà del progetto e delle istruzioni ricevute. Può essere esonerato da responsabilità solo se dimostra di aver manifestato il proprio dissenso e di essere stato costretto a eseguire i lavori come mero esecutore (nudus minister) per le insistenze del committente.

Quando inizia a decorrere il termine per denunciare gravi difetti ai sensi dell’art. 1669 del codice civile?
Il termine per la denuncia dei vizi decorre non dalla semplice manifestazione del difetto, ma dal giorno in cui il committente acquisisce un apprezzabile grado di conoscenza oggettiva sulla gravità dei difetti e sulla loro derivazione causale dall’imperfetta esecuzione dell’opera. Questo momento può coincidere con il deposito di una consulenza tecnica.

L’appaltatore può evitare la propria responsabilità dimostrando che le condizioni esterne (es. abbattimento di alberi) sono cambiate dopo la consegna dell’opera?
No, la sentenza ha stabilito che tali circostanze non escludono la responsabilità dell’appaltatore. L’impresa, essendo consapevole delle caratteristiche tecniche dei materiali installati (in questo caso, di isolamento termico), avrebbe dovuto informarsi sulla situazione complessiva e prevedere le possibili conseguenze, segnalando i rischi al committente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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