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Responsabilità amministratore: sequestro per mala gestio

Un’ordinanza del Tribunale di Brescia conferma il sequestro conservativo sui beni di un ex amministratore per mala gestio. La decisione evidenzia la grave responsabilità dell’amministratore che ha causato un ingente danno alla società, quantificato nel deficit patrimoniale. Il provvedimento è stato concesso a tutela del credito risarcitorio della liquidazione giudiziale, considerando il rischio concreto che l’amministratore potesse disperdere il proprio patrimonio.

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Responsabilità Amministratore: Quando la Mala Gestio Porta al Sequestro dei Beni Personali

La responsabilità dell’amministratore di una società è un tema cruciale nel diritto commerciale. Un gestore che agisce in modo negligente o fraudolento può causare danni ingenti non solo all’azienda, ma anche ai suoi creditori. Un’ordinanza del Tribunale di Brescia offre un chiaro esempio di come la giustizia intervenga in questi casi, autorizzando un sequestro conservativo sui beni personali dell’ex amministratore per tutelare le ragioni della società, ora in liquidazione giudiziale. Analizziamo questo caso per capire i principi applicati.

I Fatti del Caso: un Amministratore sotto Accusa

La vicenda riguarda un’azione legale avviata dalla curatela di una società in liquidazione giudiziale contro il suo ex amministratore e socio. La curatela ha richiesto al Tribunale un sequestro conservativo sui beni dell’ex manager per un importo di oltre 930.000 euro. Le accuse a suo carico erano gravissime e articolate:

1. Omesso versamento di imposte e contributi: Dal 2014 al 2020, l’amministratore avrebbe sistematicamente omesso di pagare tributi e contributi previdenziali, generando sanzioni e interessi per circa 135.000 euro.
2. Distrazione e dissipazione di beni: Crediti e immobilizzazioni materiali iscritti a bilancio per oltre 400.000 euro sarebbero scomparsi senza lasciare traccia contabile tra la redazione dell’ultimo bilancio e la cessione della società.
3. Proseguimento dell’attività in perdita: L’attività d’impresa sarebbe stata portata avanti illegittimamente nonostante l’integrale perdita del capitale sociale, avvenuta già nel 2015, aggravando così il dissesto.

Di fronte a questi elementi, il giudice aveva inizialmente concesso un decreto di sequestro inaudita altera parte, fissando un’udienza per la conferma del provvedimento.

La Decisione del Tribunale e la Responsabilità dell’Amministratore

All’udienza di conferma, l’amministratore non si è presentato. Il Tribunale, esaminata la documentazione, ha confermato la misura cautelare, pur riducendone l’importo a 570.000 euro. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali per la concessione di una misura cautelare: il fumus boni iuris (la parvenza di un diritto fondato) e il periculum in mora (il pericolo di un danno irreparabile nel ritardo).

La Quantificazione del Danno: il Criterio del Deficit Patrimoniale

Il Tribunale ha ritenuto provata, con un sufficiente grado di probabilità, la responsabilità dell’amministratore. Tuttavia, ha operato una riqualificazione del danno. Invece di sommare le singole voci di danno indicate dalla curatela, ha applicato il criterio presuntivo previsto dall’art. 2486, terzo comma, del codice civile. Questa norma stabilisce che, in caso di procedura concorsuale e in assenza di scritture contabili regolari, il danno causato dagli amministratori può essere liquidato in misura pari alla differenza tra il passivo e l’attivo accertati (il cosiddetto ‘deficit fallimentare’).

Nel caso specifico, il deficit era pari a circa 533.000 euro. Il giudice ha ritenuto che questa cifra assorbisse sia il danno da omesso versamento di tributi (che contribuiscono a formare il passivo) sia quello da distrazione di beni (che ha causato l’azzeramento dell’attivo). A questo importo sono stati poi aggiunti interessi, rivalutazione e una stima delle spese legali, arrivando al totale di 570.000 euro.

Il Periculum in Mora: il Rischio di Fuga dei Beni

Il giudice ha ritenuto sussistente anche il periculum in mora. Le condotte dell’amministratore, gravi e apparentemente intenzionali, dimostravano una ‘spiccata attitudine alla violazione delle più basilari regole di condotta’. Questo comportamento, unito al fatto che i beni noti dell’ex manager (alcuni terreni e un immobile) erano di valore nettamente inferiore al danno causato, rendeva concreto il pericolo che egli potesse spogliarsi dei propri averi per sottrarsi all’obbligo risarcitorio.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni del Tribunale sono radicate nell’esigenza di fornire una tutela concreta ed effettiva alla massa dei creditori. Il giudice ha riconosciuto che le varie forme di mala gestio (omissioni fiscali, distrazione di beni, prosecuzione illegittima dell’attività) non sono voci di danno autonome da sommare algebricamente, ma manifestazioni diverse di un’unica condotta illecita che ha portato al dissesto. L’applicazione del criterio del deficit patrimoniale, previsto dall’art. 2486 c.c., rappresenta un metodo equo e oggettivo per quantificare il danno complessivo in assenza di una contabilità trasparente, ponendo l’onere del risarcimento direttamente in capo a chi ha generato il ‘buco’ finanziario con la sua gestione scellerata. La conferma del sequestro, seppur per un importo ridotto, riafferma il principio che chi amministra una società risponde con il proprio patrimonio personale per i danni causati da una gestione gravemente negligente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Amministratori

Questa ordinanza è un monito severo per tutti gli amministratori di società. Dimostra che la violazione dei doveri di corretta gestione può avere conseguenze patrimoniali dirette e immediate, anche prima di una sentenza di condanna definitiva. Il sequestro conservativo è uno strumento potente a disposizione dei creditori e delle procedure concorsuali per ‘congelare’ i beni dell’amministratore e garantire che ci sia qualcosa da aggredire al termine della causa di merito. La decisione sottolinea l’importanza di una gestione diligente, trasparente e rispettosa delle norme di legge, non solo per la salute dell’impresa, ma anche per la salvaguardia del proprio patrimonio personale.

Quando può essere richiesto un sequestro conservativo contro un amministratore di società?
Un sequestro conservativo può essere richiesto quando esistono prove sufficienti (fumus boni iuris) che l’amministratore abbia causato un danno risarcibile alla società con la sua gestione (mala gestio) e c’è il rischio fondato (periculum in mora) che, nel tempo necessario per ottenere una sentenza, egli possa disperdere i propri beni, rendendo inefficace la futura condanna.
Come viene calcolato il danno da mala gestio se mancano le scritture contabili?
In assenza di scritture contabili o in caso di loro irregolarità, il danno può essere quantificato in via presuntiva come la differenza tra il passivo e l’attivo della società accertati nell’ambito della procedura concorsuale (criterio del deficit patrimoniale), come previsto dall’art. 2486, terzo comma, c.c.Quali comportamenti dell’amministratore possono giustificare il sequestro dei suoi beni per ‘periculum in mora’?
Comportamenti che rivelano una grave e intenzionale violazione delle regole di gestione societaria, come la sistematica omissione di pagamenti fiscali, la distrazione di beni sociali o la prosecuzione dell’attività nonostante la perdita del capitale, manifestano una tale attitudine alla violazione delle regole da rendere concreto e attuale il pericolo che l’amministratore possa spogliarsi dei propri beni per sottrarsi agli obblighi risarcitori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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