LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prova del mutuo: come dimostrare un prestito tra soci

Un socio amministratore ha citato in giudizio la socia di maggioranza per la restituzione di una somma, sostenendo di averla versata alla società a titolo di mutuo per conto di lei. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione di merito che negava la restituzione. La Corte ha stabilito che gli elementi portati (bonifici, scritture contabili) non erano sufficienti a fornire la prova del mutuo, ovvero a dimostrare che i versamenti fossero prestiti e non conferimenti di altra natura.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Prova del Mutuo tra Soci: Quando i Versamenti Non Bastano

I rapporti finanziari all’interno di una società possono essere complessi, specialmente quando i soci effettuano versamenti con fondi propri. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: per ottenere la restituzione di somme, è indispensabile fornire una rigorosa prova del mutuo. Vediamo insieme come la Corte ha affrontato un caso in cui un socio amministratore richiedeva la restituzione di quasi 100.000 euro alla socia di maggioranza, sostenendo di averglieli prestati per finanziare la loro azienda.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di un socio, che deteneva il 40% delle quote ed era anche amministratore di una s.r.l., nei confronti della socia di maggioranza (al 60%). L’amministratore sosteneva di aver effettuato diversi finanziamenti alla società utilizzando denaro proprio, ma agendo anche per conto della socia. A suo dire, si trattava di un mutuo concesso a quest’ultima, la quale, una volta estromessolo dalla gestione, si sarebbe rifiutata di restituire la sua quota parte dei finanziamenti, pari a 95.400 euro.

Il percorso processuale è stato tortuoso:
1. Il Tribunale di primo grado ha accolto la domanda dell’amministratore.
2. La Corte di Appello ha ribaltato la decisione, rigettando la richiesta.
3. La Corte di Cassazione, con una prima pronuncia (n. 13532/2018), ha annullato la sentenza d’appello per contraddittorietà della motivazione, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello.
4. In sede di rinvio, la domanda è stata nuovamente rigettata.

L’amministratore ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando un’errata valutazione delle prove e un esame omesso di fatti decisivi.

La Questione Centrale: la Prova del Mutuo

Il ricorrente basava le sue pretese su una serie di indizi che, a suo parere, avrebbero dovuto convincere i giudici dell’esistenza di un contratto di mutuo. In particolare, lamentava che la Corte d’Appello avesse ignorato:

* Il comportamento processuale contraddittorio della socia.
* Una parziale e indiretta restituzione di somme.
* La mancata comparizione della socia all’interrogatorio formale.
* La necessità di una valutazione complessiva di tutti gli indizi.

Secondo il ricorrente, l’insieme di questi elementi era sufficiente a dimostrare che i suoi versamenti non erano semplici finanziamenti soci, ma un vero e proprio prestito fatto nell’interesse e per conto della socia, che quindi era tenuta a restituirlo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto entrambi i motivi del ricorso infondati e li ha rigettati. Ha confermato la correttezza della sentenza emessa in sede di rinvio, la quale aveva analiticamente esaminato tutti gli elementi probatori senza trovare la necessaria prova del mutuo.

La Corte ha sottolineato che, sebbene i finanziamenti fossero un fatto pacifico, l’attore non era riuscito a dimostrare il titolo della sua pretesa, ovvero che l’erogazione di denaro fosse avvenuta a titolo di mutuo nei confronti dell’altra socia. La semplice movimentazione di denaro non è, di per sé, sufficiente.

Le Motivazioni

La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, ha motivato la sua decisione in modo logico e coerente, basandosi su una valutazione puntuale degli elementi disponibili:

* Causali dei bonifici: Le causali non contenevano alcun riferimento a un contratto di mutuo.
* Poste di contabilità: Le registrazioni contabili erano state effettuate direttamente dal ricorrente in qualità di amministratore e, pertanto, non potevano costituire prova a suo favore contro un terzo (in questo caso, l’altra socia).
* Restituzione parziale: Una somma di 150.000 euro era stata restituita dalla società, non dalla socia personalmente, e tramite un unico bonifico senza specificazione di causale. Questo elemento non provava l’esistenza di un debito personale della socia.
* Interrogatorio: Non era stata formalmente richiesta l’ammissione di un interrogatorio formale, e l’assenza della socia a un interrogatorio libero era stata giustificata dal fatto che si trovasse all’estero. Pertanto, da tale assenza non si poteva desumere alcuna ammissione.
* Altre prove: Le richieste di esibizione documentale e di consulenza tecnica erano state correttamente respinte perché inammissibili o meramente esplorative.

In sostanza, i giudici hanno concluso che gli indizi presentati, sia singolarmente che nel loro insieme, non erano sufficienti a superare l’onere della prova che gravava sull’attore. Non era stato provato che l’accordo tra le parti fosse quello di un prestito personale da restituire.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale nel diritto civile e commerciale: chi eroga denaro e ne chiede la restituzione deve provare in modo inequivocabile il titolo giuridico della sua pretesa. Nel contesto societario, i versamenti effettuati da un socio possono avere nature diverse (finanziamento soci, versamento in conto capitale, etc.) e non possono essere automaticamente qualificati come mutuo verso un altro socio in assenza di prove chiare e concordanti. Un accordo scritto o elementi di prova inequivocabili sono essenziali per evitare che la richiesta di restituzione venga respinta per mancanza della prova del mutuo.

Un versamento di denaro da un socio a favore della società costituisce automaticamente prova di un mutuo concesso a un altro socio?
No. Secondo la Corte, chi chiede la restituzione deve provare il titolo specifico dell’erogazione, ovvero che si trattasse di un prestito personale a favore dell’altro socio e non di un finanziamento alla società.

Le scritture contabili redatte dall’amministratore possono essere usate come prova contro un altro socio?
No, la Corte ha specificato che le poste contabili effettuate direttamente dall’amministratore non costituiscono prova a suo favore nei confronti di terzi, inclusi gli altri soci.

La mancata presentazione della controparte a un interrogatorio ha un valore probatorio decisivo?
Non necessariamente. Nel caso di specie, la mancata partecipazione a un interrogatorio libero è stata ritenuta giustificata e, inoltre, non era stata formulata una richiesta di ammissione di un interrogatorio formale, il cui esito negativo avrebbe potuto avere un peso maggiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati