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Pagamento titolo clonato: la banca è responsabile

Un cliente acquista un vaglia postale per pagare della merce. Invia una foto del titolo al venditore, che si rivela essere un truffatore. Quest’ultimo clona il titolo e lo incassa presso una banca tramite una procedura elettronica. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità della banca per l’indebito pagamento del titolo clonato, ma anche il concorso di colpa del cliente per aver condiviso la foto, riducendo così il suo risarcimento.

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Pagamento Titolo Clonato: La Cassazione Divide le Responsabilità tra Banca e Cliente

L’evoluzione digitale delle transazioni bancarie offre indubbi vantaggi in termini di velocità ed efficienza, ma introduce anche nuovi rischi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico di pagamento titolo clonato, delineando i confini della responsabilità tra l’istituto di credito e il cliente imprudente. La vicenda riguarda l’incasso fraudolento di un vaglia postale, reso possibile dalla condivisione di una sua fotografia da parte del titolare.

I Fatti del Caso

Un cittadino acquistava presso un ente emittente un vaglia circolare non trasferibile, destinato al pagamento di alcuni orologi. Successivamente, inviava una fotografia del titolo al presunto venditore per dimostrare l’avvenuto pagamento. Il venditore, in realtà un truffatore, utilizzava l’immagine per ottenere il numero identificativo del vaglia, clonarlo e presentarlo per l’incasso presso un istituto di credito.

La banca negoziatrice procedeva al pagamento tramite la procedura di check truncation, un sistema che converte il titolo cartaceo in un’immagine digitale per la compensazione, senza la necessità di movimentare fisicamente l’originale. Accortosi della truffa, l’acquirente citava in giudizio sia l’ente emittente che la banca negoziatrice per ottenere il risarcimento del danno.

Il Tribunale di secondo grado condannava solo la banca negoziatrice, ritenendola responsabile per non aver adottato le cautele necessarie a identificare il presentatore del titolo. Tuttavia, riconosceva anche un concorso di colpa del cliente, che con il suo comportamento imprudente (l’invio della foto) aveva contribuito a cagionare il danno.

La Decisione della Corte sul pagamento titolo clonato

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sui ricorsi di entrambe le parti, ha confermato la decisione del Tribunale, rigettando sia il ricorso principale del cliente sia quello incidentale della banca. I giudici hanno stabilito che la responsabilità per il pagamento titolo clonato deve essere ripartita.

Da un lato, la Corte ha ribadito la responsabilità contrattuale della banca. Dall’altro, ha confermato il concorso di colpa del cliente, ritenendo che l’invio della fotografia del vaglia al truffatore costituisse un’azione negligente che ha agevolato la frode, giustificando una riduzione del risarcimento a suo favore.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri principali.

Il primo riguarda la responsabilità della banca. I giudici hanno sottolineato che, sebbene la procedura di check truncation sia legittima, essa comporta un’implicita rischiosità legata all’eliminazione della fase di identificazione fisica del presentatore del titolo. La banca che sceglie di avvalersi di questa procedura, per beneficiare di vantaggi in termini di costi e tempi, deve assumersene i rischi. Pertanto, in caso di pagamento a un soggetto non legittimato, spetta alla banca dimostrare di aver adottato ogni cautela necessaria per evitare l’evento dannoso. La semplice affermazione di aver seguito la procedura standard non è sufficiente a provare la propria diligenza.

Il secondo pilastro è il concorso di colpa del danneggiato, previsto dall’art. 1227 del codice civile. La Corte ha ritenuto irrilevante la contestazione del cliente riguardo al contenuto della sua denuncia ai carabinieri. Ciò che contava era il fatto, accertato dal giudice di merito, che egli avesse inviato una fotografia del titolo al truffatore. Questo comportamento ha messo il malintenzionato nella condizione di leggere il numero identificativo, clonare il titolo e presentarlo all’incasso. Tale condotta è stata giudicata una causa concorrente ed efficiente nella produzione del danno, legittimando la riduzione del risarcimento.

Le Conclusioni Pratiche

La decisione della Cassazione offre importanti spunti di riflessione. Per gli istituti di credito, emerge la necessità di non abbassare la guardia, anche quando si utilizzano procedure digitali standardizzate. La scelta di procedure più snelle ed economiche non può andare a scapito della sicurezza e della diligenza richiesta nella verifica dei titoli. La banca deve essere in grado di provare concretamente le misure adottate per prevenire frodi, specialmente in contesti ad alto rischio come quello dei pagamenti elettronici.

Per i clienti, la sentenza è un monito a esercitare la massima prudenza nella gestione dei propri titoli di credito e dei relativi dati. La condivisione, anche in buona fede, di informazioni sensibili come numeri identificativi o immagini di assegni e vaglia, può essere interpretata come un comportamento negligente, con la conseguenza di veder ridotto o addirittura escluso il proprio diritto al risarcimento in caso di truffa. La sicurezza delle transazioni dipende non solo dalla diligenza degli intermediari, ma anche dalla consapevolezza e dalla cautela degli utenti.

Chi è responsabile in caso di pagamento di un titolo di credito clonato?
La responsabilità principale ricade sulla banca negoziatrice che effettua il pagamento a un soggetto non legittimato. Essa ha l’onere di provare di aver agito con la massima diligenza e di aver adottato tutte le cautele necessarie per identificare correttamente il portatore del titolo, specialmente se utilizza procedure elettroniche che aumentano i rischi.

Il comportamento del cliente può influire sul suo diritto al risarcimento?
Sì. Se il cliente, con una condotta imprudente, contribuisce a causare il danno (ad esempio, inviando una foto del titolo al truffatore e permettendogli di leggerne i dati per clonarlo), può essere ritenuto corresponsabile. In questo caso, si configura un ‘concorso di colpa’ che comporta una riduzione del risarcimento a cui avrebbe diritto.

Il rispetto della procedura di ‘check truncation’ è sufficiente per escludere la colpa della banca?
No. Secondo la Corte, la semplice indicazione delle modalità astrattamente previste dalla legge per la procedura di check truncation non è di per sé prova sufficiente della diligenza della banca. L’istituto di credito deve dimostrare concretamente di aver posto in essere tutte le cautele necessarie a evitare il pagamento a un soggetto non legittimato, assumendosi i rischi impliciti connessi all’eliminazione dell’identificazione fisica del presentatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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