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Onere della prova nei contratti di servizio

La sentenza sottolinea l’importanza dell’onere della prova nei contratti di servizio. In assenza di prove concrete sull’esecuzione delle prestazioni, anche in presenza di fattura, la pretesa di pagamento non può essere accolta.

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Pubblicato il 16 giugno 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE D’APPELLO DI ROMA SEZIONE QUINTA CIVILE così composta:

dr. NOME COGNOME Presidente dr. NOME COGNOME Consigliere Avv. NOME COGNOME Relatore Riunita in camera di consiglio ha pronunciato la seguente

SENTENZA N._3595_2025_- N._R.G._00005646_2019 DEPOSITO_MINUTA_09_06_2025_ PUBBLICAZIONE_09_06_2025

Nella causa civile in grado d’appello iscritta al numero 5646 del ruolo generale degli affari contenziosi dell’anno 2019, posta in decisione all’udienza del giorno 7 novembre 2024 e vertente TRA (P.I ), in persona del legale rappresentante p.t., in Roma elettivamente domiciliata INDIRIZZO presso lo studio dell’avv. NOME COGNOME che la rappresenta e difende per procura in calce all’atto di appello, Appellante CONTRO P.. I ), in persona del legale rappresentante p.t., in Roma elettivamente domiciliato INDIRIZZO presso lo studio dell’avv. NOME COGNOME che la rappresenta e difende giusta procura allegata alla comparsa di costituzione, Appellata OGGETTO:

appello avverso sentenza n. 13882/2019 del Tribunale di Roma pubblicata il 2.7.2019.

FATTO Con atto d’appello ritualmente notificato, l’ (in avanti solo impugnava la sentenza indicata in epigrafe con la quale il Tribunale di Roma aveva revocato il d.i.n. 20127/2014, emesso in data 20.8.2014 su istanza di (in avanti solo ) per €. 277.070,76 oltre accessori, condannandola al pagamento nei confronti dell’opposta di €. 107.082,81 oltre interessi;

con rigetto delle altre domande, compensazione al 50% delle spese di lite e condanna di essa opponente al pagamento nei confronti dell’opposta del restante 50%.

L’impugnazione veniva affidata ai seguenti motivi:

1.La sentenza non ha rilevato che i servizi asseritamente concordati non erano stati svolti e che l’appaltatrice non aveva dato la minima prova del loro svolgimento pur avendone l’onere (cfr. pag. 27-36 atto di citazione in appello);

2.

La prova testimoniale rigettata perché considerata negativa non lo era e poteva essere decisiva in quanto volta a dimostrare che in alcune sedi per le quali era stato chiesto il pagamento del corrispettivo non c’era il servizio di vigilanza e le sedi erano addirittura dismesse (cfr. pag. 36-39 atto di citazione in appello);

3. Erroneamente il Giudice aveva condannato al pagamento di fatture che aveva dichiarato di aver stornato, e per farlo aveva dovuto dare alla tesi – non dimostrata – che quello storno era stato revocato dopo qualche giorno con la consegna a mano di una comunicazione all’A.U. uscente (cfr. pag. 40-41 atto di citazione in appello);

4.

La sentenza era errata anche nel capo in cui condannava a pagare alcune fatture per presunto svolgimento di servizi che pur essendo riferibili ai siti di Alimena e INDIRIZZO per l’Aquila, non erano comunque coperti da contratto ma solo dai precedenti affidamenti d’urgenza, tanto che le fatture erano anteriori tanto al contratto quanto alla determina aziendale (si tratta delle fatture sopra evidenziate), e così facendo la sentenza non applicava a queste fatture ed a questi servizi lo stesso principio di nullità del contratto appena usato per gli altri servizi affidati d’urgenza e che per questo motivo erano stati esclusi dal corrispettivo (cfr. pag. 41-44 atto di citazione in appello); 5. Erroneamente la sentenza non riteneva nullo l’intero rapporto contrattuale a causa della mancanza in capo a della licenza di pubblica sicurezza ex art. 134 T.U.LP.S., ritenendo che l’attività della società in favore di non lo richiedesse, ed andando così contro anche al parere scritto della Prefettura di Roma (cfr. all. 16);

6. il sesto motivo riguardava le spese di lite.

Chiedeva, pertanto, previa sospensione cautelare della sentenza, la riforma della stessa mediante il rigetto totale della domanda, con condanna dell’appellata alle spese del doppio grado di giudizio.

Con comparsa del 20.1.2020, si costituiva la quale chiedeva il rigetto dell’appello per totale infondatezza e la conferma della sentenza impugnata.

Con ordinanza depositata il 2 marzo 2020 la Corte, in altra composizione, sospendeva l’efficacia esecutiva della sentenza per sussistenza dei presupposti.

All’udienza cartolare del 7.11.2024, verificato il deposito di note di trattazione scritta, la causa veniva trattenuta a sentenza sulle conclusioni come precisate, con la concessione dei termini per il deposito di memorie conclusive e repliche.

MOTIVI DELLA DECISIONE

L’appello è fondato e va accolto nei limiti di seguito esposti.

Con un primo ed assorbente motivo l’appellante lamenta l’errore del primo giudice nell’aver pronunciato la condanna al pagamento di prestazioni di vigilanza e guardiania, (che sarebbero state rese da nei siti in Roma di INDIRIZZO e Rieti INDIRIZZO, mai eseguite ed in ogni caso non provate.

Ed invero la sentenza, ritenendo necessaria la forma scritta per i contratti per cui è causa, aveva già limitato la condanna dell’opponente al pagamento solo delle fatture relative alle prestazioni fornite nei due siti su indicati – e solo a quelle successive alla sottoscrizione dei relativi contratti-;

e poiché, in seguito alle richieste urgenti del servizio di vigilanza inoltrate dall’allora A.U. di RAGIONE_SOCIALE (ora dott. erano stati conclusi contratti scritti solo per questi due siti, la condanna era stata limitata esclusivamente a questi ( con riduzione di oltre il 50% dell’importo aggiunto).

Sicchè l’ambito del presente giudizio d’appello resta circoscritto al pagamento delle prestazioni relative a tali due contratti essendo intervenuto il giudicato sugli altri capi in assenza di appello incidentale da parte di Ciò detto, va precisato che le prestazioni per il cui pagamento è stato chiesto il d.i., sono state documentate da fatture, peraltro, non corredate dei riepiloghi mensili delle date del servizio a firma del responsabile della società -come era previsto in contratto- nè da alcun altro documento. Tanto nonostante parte opposta deduca la sussistenza di altra documentazione a sostegno senza, però, indicarne gli estremi o fornirne specifici riferimenti.

Né può essere condivisa la tesi di parte appellata in base alla quale la stipula del contratto, successiva alla richiesta di interventi urgenti, sarebbe la prova della concreta esecuzione delle prestazioni.

In tale contesto probatorio ed in presenza di contestazione da parte di dell’effettivo svolgimento delle prestazioni, spettava all’appaltante dimostrare di aver eseguito in concreto le prestazioni per cui ha chiesto il compenso mediante emissione di fattura.

Dagli atti di causa non può dirsi essere stata raggiunta la prova sul punto.

Difatti, a parte la considerazione che la fattura costituisce prova scritta del credito (ex art. 633 e segg. cpc) solo in sede monitoria, necessitando nel giudizio di opposizione di integrazione documentale attestante la specifica esecuzione della prestazione fornita -se contestata-;

va aggiunto che la prova testimoniale di parte appellata resa sul punto è insufficiente a dimostrare la fondatezza della pretesa, da un lato perché non riferita al sito di Rieti (per il quale è richiesta la somma più rilevante di €. 77.791,10) e dall’altro, per il sito di Roma, poiché generica ed in più contrastante con quanto riferito dal teste di parte appellante.

Infine va considerato che gran parte delle fatture poste a base della richiesta di pagamento (9,10,11,12,13,14,15 del 2013) sono state revocate dalla emittente e sono oggetto delle note di credito allegate;

e che, invece, della revoca di tali note di credito- che, a detta di sarebbe intervenuta successivamente- non v’è alcuna prova in atti nemmeno indiziaria.

Per quanto innanzi detto l’appello va accolto e rigettata l’originaria domanda di pagamento.

Restano assorbite nell’accoglimento del primo motivo tutte le altre questioni proposte.

CoLe spese del doppio grado del giudizio devono essere diversamente regolate in considerazione della totale soccombenza dell’appellata e sono liquidate come da dispositivo.

La Corte d’Appello di Roma quinta sezione civile, definitivamente pronunciando sull’appello proposto da , avverso la sentenza emessa dal Tribunale di Roma n. 13882/19, in accoglimento dello stesso, riforma la sentenza impugnata e così provvede:

– rigetta la richiesta di pagamento di – condanna in persona del legale rappresentante p.t., al pagamento nei confronti di delle spese del doppio grado di giudizio, che liquida quanto al primo grado in €. 7.500 e quanto al secondo grado in €. 6.500 (la fase istruttoria non esperita) oltre accessori di legge e di tariffa.

Roma, 7.5.2025 IL RELATORE IL PRESIDENTE Avv. NOME COGNOME COGNOME Dr.

NOME COGNOME

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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