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Onere della prova COSAP: Comune deve dimostrare proprietà

Un comune richiedeva il pagamento del canone di occupazione di suolo pubblico (COSAP) a una società per le sue installazioni in un’area montana. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del comune, stabilendo che l’onere della prova della proprietà del suolo, quale bene demaniale o del patrimonio indisponibile, grava sull’ente pubblico. In assenza di tale prova, la pretesa di pagamento è illegittima.

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Onere della prova COSAP: la Cassazione chiarisce chi deve dimostrare la proprietà del suolo pubblico

L’applicazione del Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP) è subordinata a un presupposto fondamentale: l’appartenenza dell’area occupata al demanio o al patrimonio indisponibile del Comune. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia: l’onere della prova circa la titolarità pubblica del suolo grava interamente sull’ente impositore. Senza questa dimostrazione, nessuna pretesa di pagamento può essere considerata legittima.

La vicenda: la richiesta del COSAP e l’opposizione della società

Il caso trae origine dalla richiesta di pagamento del COSAP avanzata da un Comune nei confronti di una società privata. La società aveva installato un traliccio e un box tecnico su un’area montana, che il Comune riteneva essere di sua proprietà pubblica.

La società si è opposta alla richiesta, sostenendo che il canone non fosse dovuto. Il Tribunale, in primo grado, ha accolto la domanda della società. Successivamente, anche la Corte d’Appello ha confermato la decisione, evidenziando come non fosse stata raggiunta la prova che l’area in questione fosse ‘riconducibile’ al Comune. L’ente locale, non soddisfatto, ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando un’errata valutazione delle prove e la violazione di diverse norme di legge.

La questione dell’onere della prova della proprietà pubblica

Il fulcro del contenzioso, giunto fino alla Suprema Corte, ruota attorno a una domanda fondamentale: chi deve provare che un’area è di proprietà pubblica? Il Comune sosteneva che la natura pubblica dell’area, una strada consolare che collega il centro con le frazioni, fosse sufficiente a fondare la propria pretesa, invocando presunzioni legali e criticando i giudici di merito per non aver considerato adeguatamente perizie e documenti prodotti.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha seguito un ragionamento diverso e più rigoroso, focalizzandosi sul presupposto normativo per l’applicazione del COSAP, come stabilito dall’art. 63 del D.Lgs. n. 446/1997. Tale norma consente ai Comuni di istituire il canone per l’occupazione di ‘strade, aree e relativi spazi soprastanti e sottostanti appartenenti al proprio demanio o patrimonio indisponibile’.

La decisione della Cassazione sull’onere della prova

La Corte ha chiarito che il presupposto per l’applicazione del canone è duplice. Non basta che un’area sia destinata all’uso pubblico, ma è indispensabile che essa appartenga al demanio o al patrimonio indisponibile del Comune. Questo significa che l’ente deve fornire la prova rigorosa della sua titolarità sul bene.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che, affinché un suolo possa essere qualificato come demaniale (ad esempio, una strada comunale ai sensi dell’art. 822 c.c.), devono sussistere due condizioni cumulative:

1. Titolo di proprietà: L’ente pubblico deve dimostrare di essere proprietario del bene in base a un titolo idoneo (come un atto di acquisto, un’espropriazione, l’usucapione, etc.).
2. Destinazione a uso pubblico: L’ente deve aver manifestato, anche tacitamente, la volontà di destinare quel bene all’uso pubblico.

Nel caso specifico, il Comune ha fallito nel fornire la prova del primo, e più fondamentale, requisito. Le argomentazioni portate avanti nei motivi di ricorso (relative a perizie, variazioni catastali o alla classificazione della strada) sono state ritenute ‘prive di decisività’ perché non affrontavano il nodo centrale della questione: la dimostrazione della proprietà del suolo.

La Corte ha quindi ribadito il principio generale secondo cui l’onere della prova dell’appartenenza del bene al proprio demanio o patrimonio indisponibile grava sul Comune che intende riscuotere il canone. È l’ente a dover dimostrare i fatti costitutivi della propria pretesa, non il privato a dover provare il contrario.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione ha respinto il ricorso del Comune, condannandolo al pagamento delle spese legali. La decisione consolida un orientamento fondamentale per i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini. Per poter legittimamente richiedere il pagamento del COSAP, un Comune non può basarsi su mere presunzioni o sulla semplice natura pubblica di un’area, ma deve essere in grado di provare, con atti e documenti certi, di esserne il legittimo proprietario. In mancanza di tale prova, qualsiasi richiesta di pagamento è infondata e può essere contestata con successo.

Chi deve dimostrare che un’area è pubblica per poter richiedere il COSAP?
L’onere della prova spetta al Comune. L’ente pubblico che richiede il pagamento del Canone per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche (COSAP) deve dimostrare che l’area in questione appartiene al proprio demanio o al proprio patrimonio indisponibile.

Cosa deve provare un Comune per esigere il pagamento del Canone di Occupazione di Aree Pubbliche?
Il Comune deve provare due condizioni: primo, di essere proprietario del suolo in base a un titolo idoneo (atto di acquisto, espropriazione, usucapione, ecc.); secondo, che tale suolo sia stato effettivamente destinato all’uso pubblico. La sola destinazione all’uso pubblico non è sufficiente.

È sufficiente che una strada sia classificata come “comunale” ai sensi del Codice della Strada per poter pretendere il COSAP?
No, non è sufficiente. La Corte ha chiarito che la classificazione delle strade come ‘comunali’ ai fini del Codice della Strada non ha rilievo ai fini della prova della proprietà. Tale classificazione presuppone che l’area sia già soggetta a uso pubblico, ma non dimostra la titolarità del bene in capo al Comune, che resta il requisito indispensabile per imporre il canone.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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