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Onere della prova: chi deve dimostrare il credito?

Una società cessionaria di crediti ha citato in giudizio un ente pubblico per il pagamento di fatture insolute. Il Tribunale ha respinto la domanda, applicando il principio dell’onere della prova. L’ente convenuto ha dimostrato di aver pagato o estinto la maggior parte dei debiti. Per la restante parte, la società attrice non ha fornito prove sufficienti a dimostrare né l’esistenza del credito né la colpa dell’ente nel ritardo dei pagamenti, vedendosi così rigettare anche le richieste per interessi.

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Onere della prova nel recupero crediti: non basta la fattura

Nel complesso mondo del contenzioso commerciale, una delle regole cardine è quella relativa all’onere della prova. Chi afferma un diritto deve provarlo. Una recente sentenza del Tribunale di Roma offre un chiaro esempio di come questo principio si applichi concretamente nelle cause di recupero crediti, sottolineando che la sola produzione di una fattura, se contestata, non è sufficiente per ottenere una condanna al pagamento. Questo caso evidenzia l’importanza per le aziende di non solo emettere documenti contabili, ma anche di essere pronte a dimostrare la fondatezza delle proprie pretese con prove solide.

I fatti di causa

Una società, in qualità di cessionaria di crediti commerciali, ha avviato un’azione legale contro un ente pubblico, richiedendo il pagamento di una somma considerevole derivante da una serie di fatture non saldate. La richiesta iniziale, di oltre 114.000 euro, è stata progressivamente ridotta nel corso del giudizio fino a circa 11.000 euro, a cui si aggiungevano interessi di mora, interessi anatocistici e risarcimento danni.

L’ente pubblico convenuto si è difeso sostenendo di aver già provveduto al pagamento di gran parte delle somme, di aver estinto alcuni debiti tramite compensazione con altri crediti o che le fatture in questione erano state contestate o mai ricevute.

La decisione del Tribunale

Il Tribunale ha rigettato integralmente le domande della società attrice. La decisione si fonda interamente sull’applicazione rigorosa del principio dell’onere della prova, così come stabilito dalla Corte di Cassazione. Il giudice ha condannato la società attrice a rimborsare all’ente pubblico le spese processuali, liquidate in 5.000 euro.

Le motivazioni: l’onere della prova è cruciale

La sentenza ruota attorno a un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico, riaffermato dalle Sezioni Unite della Cassazione: il creditore che agisce in giudizio per l’adempimento ha il solo onere della prova della fonte del suo diritto (il contratto o la legge) e del relativo termine di scadenza. Spetta invece al debitore, per liberarsi, dimostrare di aver adempiuto alla propria obbligazione.

Nel caso specifico, l’ente pubblico ha fornito prove documentali (bonifici bancari, note di credito, schermate di pagamento) che dimostravano l’avvenuto pagamento o l’estinzione, tramite compensazione, della quasi totalità delle fatture richieste.

Per la residua fattura di modesto importo (€ 17,39), il Tribunale ha chiarito che una fattura commerciale è una dichiarazione unilaterale. Se il debitore la contesta, essa non costituisce prova piena del credito ma un semplice indizio. L’attrice non ha fornito altre prove per supportare la sua pretesa e, pertanto, non ha assolto al suo onere della prova.

Lo stesso ragionamento è stato applicato alle richieste di interessi di mora e altri oneri accessori. L’attrice non ha dimostrato che il ritardo nei pagamenti fosse imputabile all’ente convenuto. In particolare, non ha provato di aver effettivamente spedito le fatture alla controparte, un presupposto essenziale per poter addebitare il ritardo al debitore. Senza la prova della ricezione della fattura, non può esserci mora.

Le conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche per le imprese:

1. Provare il credito va oltre la fattura: Non è sufficiente emettere una fattura per avere la garanzia di poterla incassare in sede giudiziale. In caso di contestazione, è necessario essere in grado di dimostrare l’esistenza del rapporto sottostante e l’esecuzione della prestazione (es. con contratti firmati, documenti di trasporto, email di approvazione).
2. La prova del ritardo è a carico del creditore: Per ottenere gli interessi di mora, non basta allegare un ritardo nel pagamento. Bisogna dimostrare che tale ritardo è colpa del debitore, provando ad esempio di aver inviato tempestivamente e correttamente la fattura (tramite PEC, raccomandata A/R o altri mezzi che ne attestino la ricezione). Una gestione documentale attenta e precisa è quindi fondamentale non solo per la contabilità, ma anche per tutelare i propri diritti in un eventuale contenzioso.

Chi deve dimostrare un credito non pagato in una causa legale?
Secondo la sentenza, il creditore deve provare la fonte del suo diritto (es. il contratto) e la sua scadenza. Il debitore, invece, ha l’onere di provare di aver estinto il debito, ad esempio tramite pagamento o compensazione.

Una fattura è sempre una prova sufficiente per dimostrare un credito?
No. Se la fattura viene contestata dal debitore, essa non costituisce una prova piena ma solo un indizio. Il creditore deve fornire ulteriori prove per dimostrare l’esistenza del credito, come il contratto o la prova dell’avvenuta prestazione.

Per ottenere gli interessi di mora, basta dimostrare che il pagamento è avvenuto in ritardo?
No. Secondo la decisione, il creditore deve anche dimostrare che il ritardo è imputabile al debitore. Ciò include la prova di aver inviato tempestivamente la fattura, poiché senza la ricezione del documento il debitore non può essere considerato in mora.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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