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Nullità fideiussione: la Cassazione fa chiarezza

Due garanti hanno impugnato una sentenza d’appello, sostenendo la nullità fideiussione per violazione della normativa bancaria (art. 106 T.U.B.), delle norme antitrust e per decadenza del creditore (art. 1957 c.c.). La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la mancata prova da parte dei ricorrenti, la genericità dei motivi e il divieto di riesaminare i fatti in sede di legittimità.

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Nullità Fideiussione: La Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso dei Garanti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato diverse questioni complesse relative alla nullità fideiussione, fornendo importanti chiarimenti sull’onere della prova e sui limiti del sindacato di legittimità. La vicenda riguarda due garanti che si opponevano al pagamento di un debito contratto da una società, sollevando eccezioni sulla validità della cessione del credito e del contratto di garanzia stesso.

I Fatti del Caso: Dalla Fideiussione al Ricorso in Cassazione

La controversia nasce dall’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso a favore di una società cessionaria di un credito. Il credito era garantito da una fideiussione prestata da due persone fisiche a favore di una società, successivamente dichiarata fallita. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto le ragioni dei garanti, i quali decidevano quindi di presentare ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali: la violazione della normativa bancaria sulla cessione dei crediti, la violazione della normativa antitrust per la presenza di clausole vessatorie nel contratto di fideiussione e, infine, la decadenza del creditore dal diritto di agire nei loro confronti.

L’Analisi della Corte: I Motivi di Inammissibilità

La Suprema Corte ha esaminato i tre motivi di ricorso, dichiarandoli tutti inammissibili per ragioni diverse, che meritano un’analisi approfondita.

Primo Motivo: Presunta Violazione della Normativa Bancaria

I ricorrenti sostenevano che la società creditrice avesse svolto un’attività di acquisto di crediti deteriorati in modo professionale, senza essere iscritta nell’apposito albo previsto dall’art. 106 del Testo Unico Bancario (T.U.B.), il che avrebbe reso nulla la cessione del credito. La Corte ha respinto questa tesi, affermando che spettava ai garanti (appellanti) provare che l’oggetto sociale della creditrice si esaurisse in tale attività. In assenza di tale prova, l’eccezione non poteva essere accolta. Inoltre, la Corte ha richiamato una recente ordinanza (n. 7243/2024) secondo cui la mancata iscrizione all’albo non comporta di per sé l’invalidità dell’operazione di riscossione.

Secondo Motivo: La Questione della Nullità Fideiussione e l’Antitrust

Il secondo motivo riguardava la presunta nullità fideiussione a causa della presenza di clausole conformi a uno schema ABI, dichiarato anticoncorrenziale dalla Banca d’Italia nel 2005. La Corte ha ritenuto il motivo generico e assertivo. I ricorrenti non avevano specificato in quale fase del processo precedente avessero discusso la coincidenza tra le clausole del loro contratto e quelle dello schema vietato. Fatto ancora più decisivo, i giudici hanno evidenziato come i garanti, nelle conclusioni del giudizio d’appello, avessero di fatto rinunciato a chiedere la nullità totale, adeguandosi all’orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 41994/2021) che limita la nullità alle singole clausole abusive, senza travolgere l’intero contratto.

Terzo Motivo: La Decadenza ex Art. 1957 c.c.

Infine, i garanti lamentavano che la banca originaria fosse incorsa nella decadenza prevista dall’art. 1957 c.c., non avendo agito contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha sottolineato che la sentenza d’appello aveva già motivato in modo articolato sul punto, distinguendo tra due diversi conti correnti e individuando correttamente il diverso dies a quo (termine iniziale) per la decadenza. Inoltre, era presente nel contratto una clausola di pagamento ‘a prima richiesta’, che, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, è sufficiente a escludere l’applicazione della decadenza di cui all’art. 1957 c.c.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione si fondano su principi cardine del processo civile e del diritto sostanziale. In primo luogo, viene ribadito il principio dell’onere della prova: chi solleva un’eccezione deve fornire le prove a suo sostegno. Nel caso della violazione del T.U.B., i garanti non hanno dimostrato le loro affermazioni. In secondo luogo, la Corte ha sanzionato la genericità e la mancanza di correlazione dei motivi di ricorso con la sentenza impugnata, un vizio che porta all’inammissibilità. Infine, la decisione riafferma un limite fondamentale del giudizio di legittimità: la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti di causa o le valutazioni probatorie compiute dai giudici di merito, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. I tentativi dei ricorrenti di ricostruire la cronologia dei fatti per sostenere la tesi della decadenza sono stati interpretati come un inammissibile tentativo di ottenere un nuovo giudizio di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza offre spunti importanti per chi opera nel settore del contenzioso bancario e delle garanzie personali. Sottolinea la necessità di formulare le eccezioni in modo specifico e di supportarle con prove concrete fin dai primi gradi di giudizio. Dimostra, inoltre, come le clausole contrattuali, in particolare quella ‘a prima richiesta’, abbiano un peso decisivo nell’escludere l’applicazione di norme come l’art. 1957 c.c. a tutela del creditore. Infine, la pronuncia conferma la tendenza giurisprudenziale, inaugurata dalle Sezioni Unite, a conservare la validità del contratto di fideiussione anche in presenza di clausole antitrust, limitando la sanzione della nullità solo a queste ultime.

L’acquisto di un credito deteriorato da parte di una società non iscritta all’albo ex art. 106 T.U.B. rende nulla la cessione?
No. La Corte, citando un precedente, afferma che dall’omessa iscrizione non deriva alcuna invalidità dell’operazione, potendo tale mancanza avere rilievo solo nei rapporti con l’autorità di vigilanza o per profili penalistici.

Una fideiussione che contiene clausole anticoncorrenziali conformi allo schema ABI è totalmente nulla?
La Corte non si pronuncia nel merito su questo punto, ma dichiara il motivo inammissibile. Rileva che i ricorrenti avevano già rinunciato alla domanda di nullità totale nel giudizio precedente, adeguandosi alla giurisprudenza delle Sezioni Unite (n. 41994/2021) che limita la nullità alle singole clausole e non all’intero contratto.

La presenza di una clausola ‘a prima richiesta’ in una fideiussione influisce sulla decadenza prevista dall’art. 1957 c.c.?
Sì. Secondo l’orientamento confermato dalla Corte, in presenza di una clausola ‘a prima richiesta’ si evita la decadenza prevista dall’art. 1957 c.c., poiché è sufficiente anche un semplice atto stragiudiziale di richiesta di pagamento al garante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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