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Insinuazione al passivo: basta l’estratto di ruolo

Con la sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 34751 del 10/11/2021, la Corte ha risolto un contrasto sull’insinuazione al passivo dei crediti tributari e previdenziali. Si è stabilito che per ammettere il credito non è necessaria la notifica dell’avviso di accertamento esecutivo o dell’avviso di addebito, essendo sufficiente la produzione dell’estratto di ruolo. La Corte ha inoltre confermato che la prescrizione dei crediti previdenziali resta quinquennale anche se la cartella non è stata opposta.

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Con la sentenza n. 34751 del 10 novembre 2021, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno messo un punto fermo su una questione cruciale per l’insinuazione al passivo dei crediti tributari e previdenziali. La domanda al centro del dibattito era: per ammettere un credito al fallimento, è indispensabile che l’avviso di accertamento esecutivo o l’avviso di addebito siano stati preventivamente notificati al debitore? La risposta della Corte è stata chiara e ha delineato un principio destinato a semplificare le procedure concorsuali.

I Fatti di Causa

Il caso nasceva dall’opposizione di un agente della riscossione contro un provvedimento del tribunale fallimentare. Il giudice di merito aveva escluso dallo stato passivo di un fallimento alcuni crediti perché basati su avvisi di addebito e avvisi di accertamento esecutivo non notificati alla società poi fallita. Secondo il tribunale, tali atti, avendo sostituito la vecchia cartella di pagamento, per essere validi ai fini dell’ammissione al passivo dovevano essere portati a conoscenza del debitore tramite notifica. In assenza di essa, nemmeno la produzione dell’estratto di ruolo era ritenuta sufficiente. Inoltre, il tribunale aveva dichiarato prescritti altri crediti, applicando il termine breve di cinque anni anziché quello decennale invocato dall’agente della riscossione.

La Questione Giuridica: Insinuazione al Passivo e Rilevanza della Notifica

L’agente della riscossione ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni fondamentali:
1. Sulla necessità della notifica: Si contestava la decisione del tribunale, sostenendo che, anche dopo le riforme che hanno introdotto l’avviso di accertamento esecutivo (d.l. 78/2010), ai fini dell’insinuazione al passivo fosse sufficiente produrre l’estratto di ruolo. La notifica, secondo il ricorrente, sarebbe un requisito per l’esecuzione forzata individuale, non per la partecipazione alla procedura concorsuale.
2. Sulla prescrizione: Si lamentava l’applicazione del termine di prescrizione quinquennale, sostenendo che la mancata opposizione alla cartella di pagamento notificata in bonis avrebbe dovuto convertire il termine in quello decennale, secondo il principio dell’actio iudicati.

Data l’importanza della materia, la questione è stata rimessa alle Sezioni Unite per una soluzione definitiva.

La Decisione delle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha accolto il primo motivo di ricorso e rigettato il secondo, tracciando un solco netto tra la procedura di riscossione individuale e quella concorsuale.

Le Motivazioni: Distinzione tra Esecuzione Individuale e Concorsuale

Il cuore della decisione risiede nella differente finalità delle due procedure. L’avviso di accertamento esecutivo e l’avviso di addebito sono strumenti pensati per accelerare e potenziare la riscossione coattiva individuale. Essi contengono un’intimazione a pagare e fungono da titolo esecutivo e precetto, consentendo all’agente della riscossione di procedere direttamente all’espropriazione.

La procedura fallimentare, invece, è un’esecuzione collettiva governata dal principio della par condicio creditorum. Con la dichiarazione di fallimento, ogni azione esecutiva individuale viene bloccata (art. 51 L. Fall.). Lo scopo non è più l’esecuzione forzata, ma l’accertamento del credito per consentire al creditore di partecipare al riparto dell’attivo fallimentare.

Per questo accertamento, non è necessario un titolo esecutivo. Il creditore deve semplicemente provare l’esistenza del suo diritto (art. 93 L. Fall.). Le Sezioni Unite hanno stabilito che l’estratto di ruolo è un documento pienamente sufficiente a questo scopo, in quanto attesta gli elementi costitutivi del credito (debitore, importo, titolo). La notifica dell’atto presupposto (avviso di accertamento o di addebito), essendo funzionale solo all’azione esecutiva individuale, diventa irrilevante e superflua nel contesto concorsuale. Il suo scopo informativo è assolto dal deposito della domanda di insinuazione stessa, corredata dall’estratto.

Le Motivazioni: La Prescrizione dei Crediti Previdenziali Resta Quinquennale

Sul secondo motivo, la Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento (inaugurato con la sentenza n. 23397/2016). La prescrizione dei contributi previdenziali non si converte da quinquennale a decennale per effetto della mancata opposizione alla cartella di pagamento. La cartella, pur essendo un atto autoritativo, rimane un atto amministrativo e non acquisisce mai l’efficacia di una sentenza passata in giudicato. Solo una pronuncia giurisdizionale irrevocabile può fondare un’actio iudicati e giustificare l’applicazione del termine di prescrizione decennale previsto dall’art. 2953 c.c.

Conclusioni: L’impatto pratico della sentenza sull’insinuazione al passivo

Questa pronuncia delle Sezioni Unite ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, semplifica notevolmente l’onere probatorio per gli agenti della riscossione e gli enti impositori nell’ambito delle procedure fallimentari. Viene chiarito che per l’insinuazione al passivo è sufficiente il deposito dell’estratto di ruolo, senza che sia necessario dimostrare la precedente notifica dell’atto impositivo al debitore. Ciò riduce il contenzioso e accelera la formazione dello stato passivo.

La sentenza rafforza la distinzione logica e giuridica tra l’azione esecutiva individuale e quella concorsuale, ribadendo che quest’ultima è una sede di accertamento del credito e non di esecuzione. Infine, viene consolidato il principio sulla prescrizione quinquennale dei crediti previdenziali, offrendo certezza giuridica su un tema a lungo dibattuto.

È necessaria la notifica dell’avviso di accertamento per l’insinuazione al passivo?
No. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno chiarito che non è necessaria. Ai fini dell’ammissione del credito al passivo fallimentare, è sufficiente che l’agente della riscossione produca l’estratto di ruolo che menziona l’atto.

Perché la notifica non è richiesta nella procedura fallimentare?
Perché la notifica è un atto funzionale all’esecuzione forzata individuale, la quale è sospesa dalla dichiarazione di fallimento. Nella procedura fallimentare, che è un’esecuzione collettiva, l’obiettivo è solo quello di accertare il credito per ammetterlo al concorso tra i creditori, e per questo scopo l’estratto di ruolo è considerato prova sufficiente.

La prescrizione dei contributi previdenziali diventa di dieci anni se la cartella di pagamento non viene impugnata?
No. La Corte ha confermato che la prescrizione rimane quinquennale. La cartella di pagamento non opposta, essendo un atto amministrativo, non acquista l’efficacia di una sentenza passata in giudicato, che è l’unica condizione che permette l’applicazione della prescrizione decennale dell’actio iudicati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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