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Impugnazione delibere fondo: la Cassazione decide

Un investitore in un fondo comune immobiliare ha contestato le delibere dell’assemblea che modificavano il regolamento e sostituivano la società di gestione. Le corti di merito avevano negato la sua legittimazione ad agire. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12474/2025, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: l’investitore ha pieno diritto all’impugnazione delle delibere del fondo, assimilando la sua tutela a quella prevista per i soci di società di capitali.

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Impugnazione delibere fondo: La Cassazione Riconosce il Diritto degli Investitori

Con una decisione di grande impatto per la tutela dei risparmiatori, la Corte di Cassazione ha stabilito che i singoli quotisti hanno il diritto di contestare giudizialmente le decisioni prese dall’assemblea degli investitori di un fondo comune. Questa ordinanza chiarisce un punto fondamentale: l’investitore non è un semplice cliente, ma un soggetto con diritti partecipativi che meritano una tutela reale ed effettiva, inclusa l’impugnazione delle delibere del fondo.

I Fatti di Causa

Un investitore, detentore di quote di un fondo di investimento immobiliare chiuso, aveva avviato un’azione legale per far dichiarare invalide due delibere approvate dall’assemblea degli investitori. Le decisioni contestate erano di notevole importanza: la prima abbassava il quorum necessario per la sostituzione della società di gestione (SGR), nominando contestualmente un nuovo gestore; la seconda apportava ulteriori modifiche al regolamento, prorogando la durata del fondo e alterando le condizioni di investimento.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dichiarato la domanda inammissibile. Secondo i giudici di merito, l’investitore non possedeva la “legittimazione ad agire”, ovvero il diritto di avviare la causa. Essi sostenevano che il rapporto tra il quotista e la SGR fosse puramente contrattuale (cliente-gestore) e non assimilabile a quello di un socio in una società. Di conseguenza, l’unica tutela possibile per l’investitore sarebbe stata un’azione di risarcimento del danno, e non l’annullamento delle delibere.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il Diritto di Impugnazione Delibere Fondo

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa prospettiva, accogliendo il ricorso dell’investitore. Il ragionamento della Corte si basa su una lettura sistematica delle norme, sia del Testo Unico della Finanza (TUF) sia del regolamento stesso del fondo.

I giudici hanno sottolineato che negare il diritto di impugnazione delle delibere del fondo svuoterebbe di significato l’esistenza stessa dell’assemblea degli investitori. Che senso avrebbe, infatti, un organo collegiale le cui decisioni, anche se illegittime, non potessero essere contestate dai suoi stessi membri? Si creerebbe un unicum nel sistema giuridico italiano: una delibera assembleare incontestabile, valida a prescindere dal suo contenuto e dalle modalità della sua formazione.

Il Rinvio alle Norme Societarie

Un punto cruciale della decisione riguarda l’interpretazione di una clausola del regolamento del fondo. Questa clausola stabiliva che, per quanto non espressamente disciplinato, si sarebbero applicate le norme del Codice Civile in materia di società. La Corte d’Appello aveva interpretato questo rinvio in modo restrittivo, limitandolo solo a specifici aspetti procedurali. La Cassazione, al contrario, lo ha inteso come un rinvio ampio e generale, che include anche le disposizioni sull’impugnazione delle delibere fondo, in particolare gli articoli 2377 e 2379 del Codice Civile, che regolano l’annullamento e la nullità delle delibere delle società per azioni.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su diverse argomentazioni:
1. Tutela Partecipativa: Il TUF prevede una competenza obbligatoria per l’assemblea degli investitori, come quella sulla sostituzione del gestore. Questo implica l’esistenza di un diritto “partecipativo” che non può esaurirsi nel solo voto, ma deve includere anche lo strumento per contestare una decisione ritenuta illegittima.
2. Logica del Sistema: Creare un organo assembleare senza prevedere un meccanismo di controllo sulla validità delle sue decisioni sarebbe contrario ai principi generali del diritto e alla tutela costituzionale (Art. 24 Cost.). La partecipazione a un processo decisionale collettivo deve necessariamente accompagnarsi alla possibilità di contestarne l’esito.
3. Analogia con le Assemblee Speciali: La Corte ha richiamato l’esempio dell’assemblea degli obbligazionisti nelle società per azioni. Anche gli obbligazionisti non sono soci, ma creditori, eppure la legge conferisce loro espressamente il diritto di impugnare le delibere della loro assemblea (art. 2416 c.c.). Questa analogia rafforza l’idea che anche agli investitori di un fondo debba essere riconosciuta una tutela simile.
4. Interpretazione del Regolamento: La clausola di rinvio al Codice Civile deve essere interpretata in modo da dare un senso compiuto alle norme del regolamento. Un’interpretazione che escluda la tutela impugnatoria renderebbe la previsione dell’assemblea una mera formalità priva di efficacia.

Le Conclusioni

La Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa a una diversa sezione della Corte d’Appello di Venezia, enunciando il seguente principio di diritto: “in tema di fondi comuni di investimento, sussiste la legittimazione degli investitori a impugnare le deliberazioni prese dall’assemblea degli investitori, alle condizioni previste dagli artt. 2377 e 2379 cod. civ., o a quelle speciali eventualmente previste dal regolamento di funzionamento del fondo medesimo“.

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per la protezione degli investitori, rafforzando i loro diritti e garantendo che l’assemblea non sia una scatola vuota, ma un vero organo di partecipazione e controllo, le cui decisioni sono soggette al vaglio di legittimità su iniziativa di chi vi partecipa.

Un singolo investitore può contestare le decisioni dell’assemblea di un fondo di investimento?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che sussiste la legittimazione degli investitori a impugnare le deliberazioni prese dall’assemblea, alle condizioni previste dal codice civile per le società (artt. 2377 e 2379 c.c.) o da specifiche norme del regolamento del fondo.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che l’investitore avesse diritto di impugnare la delibera?
La Corte ha ritenuto che negare questo diritto svuoterebbe di significato l’esistenza stessa dell’assemblea. Inoltre, il regolamento del fondo conteneva un rinvio generale alle norme del codice civile in materia di società, che include le regole sull’impugnazione delle delibere. Infine, ha considerato che la partecipazione a un organo collegiale deve implicare la possibilità di contestarne le decisioni.

Il regolamento di un fondo può rinviare alle norme del codice civile sulle società?
Sì, e secondo la Corte, tale rinvio, se formulato in termini generali, deve essere interpretato in modo ampio. Questo significa che si applicano non solo norme procedurali specifiche, ma anche i principi generali, come quelli relativi alla tutela dei partecipanti attraverso l’impugnazione delle decisioni invalide.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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